Coaching aziendale: cos’è e come utilizzarlo

Ormai lo dicono tutti: al centro dell’azienda ci sono le persone!
Da quando negli anni Settanta c’è stato il boom della diffusione della Carta dei Valori aziendali, anche le aziende unipersonali dichiarano la propria mission e vision, anche le aziende che non danno attenzione al dipendente dichiarano nella propria Carta Etica: al centro dell’azienda ci sono le persone!

E in effetti, a guardar bene, al centro dell’azienda ci sono le persone, ma spesso sono al centro solamente per esprimere la loro forza lavoro in maniera anonima e stereotipata!

Il coaching aziendale, nella sua definizione, è un metodo di crescita personale che mette al centro dell’azienda la persona nella sua interezza (la persona come sistema olistico), nel suo complesso di desideri, valori, aspirazioni, motivazioni.
Il coaching aziendale è un percorso che viene effettuato da una coach nei confronti di un singolo o di un gruppo di lavoro. E’ infatti frequente che ad incidere sulla performance aziendale non sia la somma delle capacità tecniche dei componenti del gruppo, ma un insieme di dinamiche relazionali ed emotive.

Quante volte ci è capitato di vedere un atleta preparatissimo dal punto di vista tecnico fallire per l’emozione di fronte a un grande pubblico? Quante volte ci è capitato di conoscere studenti preparatissimi compiere alcuni errori basilari per questioni emotive?

Questo accade perché la tendenza a fare attenzione alle tutte le questioni tecniche di una performance, distrae dalle questioni relazionali ed emotive che spesso sono quelle realmente determinanti. L’attenzione e la tendenza a mantenere il controllo su una miriade di questioni tecniche paradossalmente porta alla perdita del controllo. Se mentre effettuo una performance ad ogni passo mi chiedo “sarà il passo giusto?” ad ogni parola di un discorso mi chiedo “sarà la parola giusta?”, ho l’apparenza di controllare e dirigere meglio ciò che faccio, ma allo stesso tempo proprio perché focalizzato sulla possibilità di sbagliare, la probabilità di errore aumenta.

Il coach interviene dunque in tutti quei casi in cui nell’azienda il prodotto funziona, le persone sono tecnicamente qualificate, ma i risultati non sono quelli auspicati. Vediamo alcuni ambiti di applicazione:

1. Il raggiungimento degli obiettivi: per incidere sull’efficacia di un gruppo, se dal punto di vista tecnico non ci sono mancanze, l’intervento realmente efficace deve focalizzarsi sul miglioramento dell’autostima e della percezione di autoefficacia (Bandura): il più grande tecnico del mondo non potrà mai essere efficace se non ha un’immagine positiva di sé.

2. Il conflitto relazionale: in azienda, come nella vita personale in genere, le risorse che il mondo ci offre sono limitate. In azienda possiamo parlare di risorse tangibili (denaro, benefit, strumenti di lavoro, ambiente di lavoro) e risorse intangibili (ruolo, status, gratificazione da parte del leader aziendale). Quando in un ambiente le risorse sono limitate, è automatico che si avvii una negoziazione tra le parti. I dipendenti, in base al loro ruolo aziendale e alle proprie abilità di leadership, cominciano a negoziare in base alle proprie disponibilità. Quando non c’è accordo sulle modalità di suddivisione delle risorse, nasce il conflitto tra le parti, con inevitabili conseguenze negative per l’azienda. Il coach interviene proprio nei momenti negoziali, per favorire l’accordo finale tra le parti. Secondo una ricerca di Thompson (1998), la comunicazione efficace può risolvere il 68% dei conflitti.

3. L’incongruenza valoriale: i valori rappresentano ciò che è ritenuto importante da un gruppo, ciò che spinge all’azione. Spesso in azienda può verificarsi un’incongruenza valoriale. Vediamo i sottotipi di incongruenza valoriale.
3a. Incongruenza tra valori dichiarati e valori reali: ad esempio, un ospedale può dichiarare che i propri valori siano quelli di aiutare e curare i pazienti, ma in realtà seguire solamente il valore del fatturato. In sostanza l’azienda mente. Questo tipo di incongruenza, secondo Otto Kernberg, porta alla paranoiagenesi (scopri qui come può determinarsi), una sorta di paranoia di gruppo. La menzogna, l’incongruenza valoriale, non è solo un inganno, ma ha anche effetti negativi a livello somatico. Anita Kelly, docente di psicologia all’Università di Notre Dame, ha scoperto assieme al suo gruppo di ricercatori che più si mente, maggiori sono i sintomi dal punto di vista mentale e fisico. Le persone che mentono, che hanno un’incongruenza valoriale si ammalano di più. E’ più facile per loro aver mal di testa, la gola infiammata, percepirsi depressi, tesi o stressati.
3b. Incongruenza tra valori della direzione e valori dei dipendenti: in azienda spesso accade che le decisioni importanti siano prese esclusivamente dalla direzione, e che non siano condivise, neanche in minima parte, con i dipendenti. Questo spesso porta ad un problema. L’azienda diventa come un treno in cui il management guida la locomotiva e i dipendenti possono solamente sedersi e aspettare di arrivare. Possono essere o meno d’accordo sulla stazione d’arrivo, ma non hanno nessun potere decisionale.
Finché l’azienda non avvia un processo di comunicazione a due vie, uno scambio reciproco tra dipendente e direzione, non si possono mai conoscere i nodi problematici i conflitti consapevoli e inconsapevoli che possono minare la performance aziendale.


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