Disturbo Borderline di Personalità e Dissociazione

di Anna del Torto

3.1 Disturbo Borderline di Personalità e Dissociazione

 

Il DSM-IV-TR (APA, 2000) descrive il Disturbo Borderline di Personalità come “una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività” (APA, 2000, p. 756) e ci descrive nove criteri diagnostici necessari per la diagnosi clinica.

Tra questi criteri troviamo l’alterazione dell’identità e gravi sintomi dissociativi transitori.

Il fatto di trovare all’interno dei criteri diagnostici proposti dal DSM-IV-TR i due appena citati, rende esplicita la relazione ipotizzata tra sintomi dissociativi e il Disturbo Borderline di Personalità (Liotti 2001, Liotti e Farina, 2011).

Questa ipotesi viene confermata, inoltre, da quei studi che suggeriscono un’elevata comorbilità tra BPD e disturbi dissociativi appartenenti all’Asse I del DSM-IV-TR come il Disturbo Post Traumatico da Stress.

Grazie agli studi di Zanarini, insieme ai suoi colleghi, è stata vista un’alta comorbilità tra BPD e PTSD, che in alcuni studi arriva fino al 60% dei casi (Zanarini et al., 1998; cit. in Liotti e Farina, 2011).

Inoltre è stato visto che la metà dei pazienti con BPD presenta diversi sintomi dissociativi (Korzekwa M. I. et al., 2009) tra cui ad esempio la depersonalizzazione.

Tra i diversi tratti comportamentali che caratterizzano la personalità borderline i più comuni sono i gesti automutilanti come il tagliarsi, il bruciarsi, il procurarsi degli ematomi (Gunderson, 2008).

Alla base di questi gesti possono esserci molte spiegazioni: alcuni pazienti compiono gesti autolesionisti per sentire dolore, altri per cercare di ottenere un controllo sugli altri (Gunderson, 2008).

Nell’atto di infliggersi un gesto automutilante, il paziente ricerca proprio il contatto con il proprio corpo cosa che fino a un momento prima del tagliarsi non aveva.

Si vede qui la presenza della depersonalizzazione uno dei sintomi dissociativi più importanti, i buchi neri, quei vuoti mentali sulla propria persona (Liotti e Farina, 2011).

Infatti, questo stato di depersonalizzazione può divenire talmente insopportabile da indurre, chi la sperimenta a tentare di riappropriasi dell’esperienza di sé proprio tramite sensazioni dolorose ottenute attraverso gesti automutilanti (Liotti e Farina, 2011).

La complessa relazione tra il BPD e la dissociazione è supportata anche dalla presenza di particolari somiglianze tra il Disturbo Borderline di Personalità e il Disturbo Post Traumatico da Stress Complesso[1] (Herman, 1992).

Entrambi sono caratterizzati da disturbi nella regolazione delle emozioni e del controllo degli impulsi, da instabilità nelle relazioni affettive, dalla presenza di sintomi dissociativi e da alterazioni nel senso d’identità (Liotti e Farina, 2011).

Inoltre i pazienti con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità e quelli con Disturbo Post-Traumatico da Stress Complesso presentano le medesime convinzioni negative su se stessi e sugli altri che si riflettono nel profondo senso di sfiducia e nel timore costante di poter essere feriti o di poter danneggiare gli altri.

Infine, i due disturbi sembrano presentare simili difficoltà terapeutiche, con elevati tassi di ricadute, associazione con disturbi d’ansia, dell’umore e da abuso di sostanze ed elevati tassi di suicidio (Lewis, Grenyer, 2009; cit. in Liotti e Farina, 2011).

Una delle caratteristiche più rilevanti del DPTSc è il presentarsi nelle vittime di traumi complessi (Herman, 1992), ovvero quei traumi soprattutto di tipo interpersonale come gli abusi e i maltrattamenti inflitti all’interno di relazioni alle quali la vittima non può sottrarsi, proprio come nelle relazioni tra un bambino e il genitore maltrattante (Liotti e Farina, 2011).

Questa peculiarità del DPTSc lega ancor di più i due disturbi, in quanto nelle storie dei pazienti con BPD si ritrovano molto spesso storie di abuso e maltrattamento infantile (Bateman e Fonagy, 2004, 206).

Inoltre, questo dato ci fa vedere, ancora una volta, l’importanza e il ruolo dell’attaccamento disorganizzato, caratterizzato appunto, da maltrattamenti e abusi sul bambino da parte del genitore, nell’insorgenza dell’identità dissociata e anche nello sviluppo del Disturbo Borderline di Personalità.

 


[1] Il Disturbo Post-traumatico da Stress Complesso è un’etichetta diagnostica non appartenente ad DSM-IV-TR (APA, 2000).

Questo quadro clinico compare nelle vittima di traumi complessi (Herman, 1992), ovvero eventi traumatici multipli che si ripetono in intervalli di tempo prolungati, soprattutto di natura interpersonale, come gli abusi e i maltrattamenti alle quali la vittima non può sottrarsi: tali sono, ad esempio, gli episodi di tortura che si praticano in carcere, abuso infantile cronico, maltrattamenti prolungati delle donne da parte del partner.

Oltre ai consueti sintomi del Disturbo Post-Traumatico da Stress, possono essere presenti dissociazione,somatizzazione, instabilità affettiva, disturbi dell’identità e dei confini della persona, comportamenti autolesionistici, comportamento sessuale impulsivo e a rischio, difficoltà nella modulazione della rabbia e degli affetti in generale, coinvolgimento cronico in relazioni disfunzionali e frustranti, comportamenti autolesionistici e di autosconfitta, sintomi intrusivi di particolare gravità.

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