Sociologia del calcio

di Raffaele Cellini

Oggi è più che mai chiaro quanto il calcio non sia più un semplice sport al pari di altri, bensì una sorta di nuova istituzione che tende sempre più a debordare dai confini del contesto sportivo per sfociare con sempre maggiore presa nel contesto sociale: capita facilmente d’imbattersi in discussioni riguardo il campionato professionistico e gli ultimi incontri disputati nel campionato professionistico, alcune delle quali, assumono toni di sapore teologico soprattutto riguardo le competizioni più importanti e prestigiose. Ma il presente lavoro non intende occuparsi del fenomeno sportivo in sé, ovvero del calcio nelle sue connotazioni sociali: certamente il tema potrebbe costituire un interessante oggetto di studio, specie nel contesto europeo ed ancor più italiano e difatti alcuni studi della medesima disciplina hanno esaminato la diffusione dello pratica sportiva all’interno della società, ma non è questo il principale obbiettivo in tale sede. Il seguente lavoro si focalizza bensì su un aspetto che è strettamente connesso al fenomeno calcio ma che, non per questo, si può identificare nella medesima sfera di studio: il fenomeno delle sottoculture ultras. Nel corso degli ultimi decenni, la popolarità che il calcio ha rapidamente acquisito nel vecchio continente prima e nel mondo intero poi, parallelamente al processo di crescita economica dei maggiori paesi industrializzati, ha condotto col coinvolgere in maniera massificante un pubblico sempre più vasto, in termini d’ampiezza da una parte e di varietà dall’altra: adulti, anziani, giovani, bambini, ecc. In questa panoramica di costante accrescimento della passione calcistica in termini generali e di conseguente partecipazione a livello collettivo (che arrivava e può arrivare tutt’oggi a coinvolgere città intere nei campionati nazionali ed europei o intere nazioni nei campionati intercontinentali e mondiali) emerge in termini particolari una domanda di partecipazione diversa, innovativa, attiva e sempre più differenziata col passare degli anni: si verifica in altri termini il fenomeno sociale del “tifo organizzato” e nuove modalità di assistere allo spettacolo sportivo, non più passivo e distaccato, ma al contrario attivo e partecipato tanto che si è giunti a parlare della tifoseria come il “dodicesimo uomo in campo”. D’altronde, il calcio stesso si configura in una fenomenologia di tipo “glocal” 1: il termine suggerito da Zygmunt Bauman (2005) crea un’unione lessicale tra il globale ed il locale, che per l’appunto ingloba in una dimensione più ampia una realtà locale. Pertanto è lo stesso sport calcistico, nella sua forza unificante a creare paradossalmente differenze;  ma come è stato sopra accennato non è intento di tale studio soffermarsi sul calcio in sé e non a caso è stata evocata una differenziazione proprio a voler indicare una sottofenomenologia che è sì connessa ma che al medesimo tempo si configura sempre più altra quanto addirittura, come anche stanno mostrando i più recenti eventi, autonoma.

Questa differenziazione evocata, nonché questo rapidissimo excursus, mi conducono dunque ad esporre gli intenti di studio prefissati, proseguendo in maniera parallela nel tentare di distinguere il lavoro presentato: non concerne infatti tanto la sottocultura ultras in sé, che pure ha avuto attenzioni da parte di autorevoli sociologi i quali ne hanno analizzato le relazioni, le norme ed i codici comportamentali interni. Lo studio in questione tenta altresì di comprendere, alla luce delle recenti dinamiche intervenute soprattutto in materia legislativa, le evoluzioni interne quanto esterne che queste sottoculture giovanili hanno subito; ecco allora che verranno esaminati la storia, i profili socio-psicologici ma ancor più gli sviluppi fino ai tempi attuali, ove appaiono scarseggiare gli studi in materia; una simile tematica si delinea come genuinamente sociologica in quanto propone di analizzare, gli effetti che norme istituzionali esterne hanno su attori sociali (in questo caso entità gruppali più o meno vaste accomunate da sotto-sistemi culturali) e come questi ultimi possano a loro volta influenzare le politiche normative. Un fenomeno sociale connotato dunque da una reciprocità di fondo e che si rende estremamente evidente ogni fine settimana, quando i club calcistici di Serie A, B, Lega Pro e serie minori scendono in campo per disputare gli incontri prefissati: quando numeri impressionanti di forze di polizia sorvegliano gli impianti sportivi all’interno e all’esterno, quando tifosi ultras e non vengono perquisiti severamente da “steward” e forze dell’ordine e quando, soprattutto e nonostante tutto, gli incidenti da violenza calcistica continuano ancora a succedersi con impressionante brutalità, purtroppo accompagnati spesso da feriti e morti.

 

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