Come si misura la desiderabilità sociale

Come si definisce e come si misura la desiderabilità sociale

Test per misurare la desiderabilità sociale

 

Silvia Bernardi

La Desiderabilità Sociale si riferisce al bisogno di approvazione sociale e accettazione che alcune persone vivono, e alla credenza di costoro di poterle ottenere attraverso comportamenti appropriati e culturalmente accettati (Marlowe e Crowne, 1961). Secondo la definizione proposta da Paulhus (2002) questo costrutto consiste nella tendenza di alcune persone a dare risposte molto positive quando vengono poste domande su di sé, con l’obiettivo di risultare positivamente agli occhi dell’altro.

Il costrutto della Desiderabilità Sociale è stato ampiamente studiato perché potrebbe dar luogo a bias nelle risposte (Roccato, 2003): esistono, infatti, numerose evidenze empiriche del fatto che le persone tendano a dare risposte che distorcono il loro reale pensiero, quando rispondono a questionari e interviste relative a svariati ambiti tendenzialmente controversi, come gli atteggiamenti razzisti, le preferenze sessuali o comportamenti socialmente non condivisi (uso di droghe) o condivisi (preferenze di voto).

Questa modalità di risposta, però, non va considerata solamente una distorsione nel riportare la realtà, un errore a livello psicometrico, ma è importante approfondire le motivazioni che stanno alla base, perché possono essere indicative di caratteristiche di personalità che un individuo vuole nascondere o riflettere i valori e le convinzioni che permeano una società o un gruppo sociale.

Marlowe e Crowne (1960) hanno proposto la scala di valutazione MC-SCS (Marlowe-Crowne Social Desirability Scale), largamente utilizzata dagli studiosi per indagare questo costrutto. L’idea di fondo di questi autori è che non si possa far derivare necessariamente un atteggiamento socialmente desiderabile dal fatto che un individuo non attribuisce a se stesso comportamenti culturalmente non accettati, perché esiste la possibilità che tali caratteristiche non gli appartengano e che quindi non possano essere rilevate.

Un individuo, infatti, può mettere in atto comportamenti socialmente desiderabili anche se il suo modo di pensare e comportarsi è sufficientemente indipendente dalle norme culturali di una società, ad esempio in situazioni in cui ritiene di dover fare bella figura e presentarsi favorevolmente a persone di più elevato status (Marlowe e Crowne, 1961). Per evitare ambiguità, quindi, gli item selezionati dagli autori facevano riferimento a comportamenti culturalmente approvati o non accettati, ma che era improbabile che fossero realmente stati attuati dai rispondenti.

Un’altra scala di valutazione molto utilizzata è la BIDR (Balanced Inventory of Desirable Responding, 1991) proposta da Paulhus: tale scala contiene 40 item, volti a rilevare due componenti separate, la gestione delle impressioni e l’autoinganno. Nel dettaglio, questi fattori possono essere definiti come segue:
 la gestione delle impressioni si riferisce alla tendenza, consapevole e abituale, a dare un’immagine positiva di sé agli altri; si è dimostrata correlare positivamente con le scale di menzogna, l’inganno, la dissimulazione e la finzione.
 L’autoinganno, invece, è la tendenza inconsapevole a dare risposte positive con l’intento di proteggere la stima di sé, la predisposizione a vedere se stessi sotto una luce positiva; questa tendenza ha riportato correlazioni positive con la percezione di controllo, l’ottimismo, il senso di auto-efficacia e il narcisismo.

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