Comunicazione non verbale: il significato della postura

Il significato della postura in comunicazione non verbale

Postura e linguaggio del corpo

 

Valeria Bafera

 

La postura indica la posizione statica del corpo nello spazio (eretta o inclinata, in piedi o seduta, a gambe divaricate o incrociate, ecc.), mentre il movimento del corpo nello spazio (il modo di comportarsi o di camminare di una persona) è più corretto definirlo portamento (Foglio, 2007): entrambi occupano un posto e una funzione a metà tra i gesti e il comportamento spaziale.

Sono elementi che possono dirci molto su chi abbiamo di fronte, possono rivelarci i suoi atteggiamenti quotidiani o quelli relativi al momento specifico in cui sta interagendo. E ancora possono fornirci informazioni circa la personalità del soggetto: sono state condotte poche ricerche sulla relazione tra postura e personalità, tuttavia è indubbio che il modo di camminare, di stare in piedi o sedersi, di cambiare posizione in presenza di altri, denota il grado di autostima della persona, l’estroversione o l’introversione, la fiducia che una persona ha in se stessa, o anche gli stili di comportamento espressivi dei ruoli vissuti; un uomo per esempio può adottare una postura eccentrica e rilassata per far vedere che è un intellettuale (Ricci Bitti, Cortesi, 1997).

Mehrabian (1972) ha trovato che il significato di postura si delinea lungo le dimensioni di dominanza-sottomissione e rilassamento-tensione. Egli rilevò che uno dei modi attraverso cui la postura comunica dominanza è la rilassatezza: posizioni asimmetriche delle braccia, inclinazione laterale, rilassamento della mano, inclinazione all’indietro indicano uno stile posturale rilassato utilizzato in presenza di altre persone di ceto sociale più basso. All’opposto, in situazioni di subordinazione, a contatto con persone di status superiore, si tende ad assumere una posizione più tesa e rigida, quindi “sottomessa”.

In altre situazioni, invece, una postura rigida, eretta esprimerebbe dominanza, così come sguardo e capo abbassati indicherebbero sottomissione; questo specificherebbe ancor di più la relatività del nesso significante-significato, la cui comprensione è possibile soltanto rapportandola al contesto interattivo (Bonaiuto e Maricchiolo, 2003). La postura è stata anche studiata da Ekman e Friesen (1969) in relazione allo stato emotivo: mentre l’espressione del volto trasmetterebbe il tipo di emozione provata, la postura sarebbe indicativa dell’intensità emotiva esperita.

Per dimostrare ulteriormente la caratteristica posturale di alcune manifestazioni emotive, ricordiamo anche la ricerca svolta da Bull (1987) nel contesto di colloqui clinici, il quale dimostrò una correlazione positiva tra postura e stati emotivi: per esempio, era possibile riconoscere la noia rilevando la presenza di un capo abbassato e sostenuto dalla mano.

La postura sarebbe, infine, connessa al tono muscolare e ciò possiamo notarlo quando siamo imbarazzati: diciamo di essere “tesi” o “bloccati” e a ciò fa riscontro uno stato di tensione muscolare. Essa è anche flessibile e congruente al momento, al contesto e alle sensazioni che sta esprimendo la persona: una buona postura, eretta ed equilibrata, esprimerebbe equilibrio tra emozioni interne e sensazioni esterne (Bonaiuto e Maricchiolo, 2003).

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