Cosa sono le emozioni in psicologia

Una definizione di emozione in psicologia

Il ruolo delle emozioni in psicologia

Lisa Rogai

Il primo autore che parlò di emozioni in termini operativi fu William James. Lo studioso afferma che lo stimolo che dà vita all’emozione provoca nell’individuo una serie di reazioni neurovegetative percepite dal soggetto. La percezione di queste modificazioni fisiche è alla base dell’esperienza emotiva (James, 1884). Questa impostazione teorica presuppone che ci siano pattern fisiologici correlati alle diverse emozioni e specifici per ognuna di queste. Ne consegue che ogni emozione si esprime con espressioni somatiche diverse tra loro. A seguire, lo studioso John Watson, uno dei primi esponenti del comportamentismo, descrisse l’emozione come una reazione strutturata che comporta modificazioni fisiche, in particolare nei sistemi ghiandolari e viscerali. Per l’autore queste modificazioni hanno base ereditaria e, come per James, hanno pattern specifici e diversi per ogni emozione (Watson, 1920). Un altro contributo importante ci viene presentato da Cannon il quale, contrapponendosi a James e Watson, elabora la “teoria centrale delle emozioni”. Partendo da dati sperimentali, osserva che i visceri di cui parlava i due autori sopra citati sono strutture poco innervate che non danno modificazioni tanto rapide quanto richiedono le emozioni. Nota inoltre che molte di queste modificazioni viscerali sono uguali per diverse emozioni e, oltretutto, comuni anche a stati non emotivi. Partendo da queste osservazioni sperimentali, lo studioso afferma che i centri che regolano e attivano i processi emotivi si trovano localizzati centralmente nel Talamo. Cannon afferma che un evento esterno stimola i recettori; questi mandano impulsi carichi di informazioni alla corteccia cerebrale, questa poi stimola a sua volta il talamo.

I processi talamici agiscono nell’area che corrisponde a una particolare emozione (Cannon, 1932/19789). Un diverso punto di vista è sostenuto dallo studioso John Bowlby, che si interessa in particolar modo dell’aspetto psicologico delle emozioni, piuttosto che fisico e strutturale. L’autore in particolare sostiene che le emozioni siano fasi di un’analisi intuitiva degli stati organici individuali, della tendenza all’azione oppure di ciò che sta accadendo nell’ambiente circostante. Quindi sono valutazioni di ciò che avviene all’interno e all’esterno dell’individuo e, poiché accompagnate da espressioni fisiche (volto, postura e gesti), servono per comunicare con l’ambiente circostante (Bowlby, 1972). Ne consegue che la funzione del sistema emozionale non riguarda solo l’individuo ma anche le persone che lo circondano, regolando le relazioni interpersonali e le facilita. L’idea che le emozioni siano modi in cui gli individui comunicano tra loro e con l’ambiente accomuna diversi autori. Questo pensiero è condiviso ancora oggi e ha dato luce a moltissime ricerche sull’argomento.

 

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