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Le emozioni universali secondo Ekman

Le emozioni sono universali secondo Ekman

Il modo in cui esprimiamo le emozioni è molto simile in diverse culture

Lisa Rogai

Ekman, in accordo con Darwin, parlava di universalità delle emozioni, date da pattern neurobiologici ereditari; mi riferisco alla teoria Neuroculturale sostenuta dallo Psicologo. Come effetto di questa teoria, lo studioso ipotizzò che anche le relative espressioni facciali fossero universali. Il ricercatore nota però che a volte le espressioni sono controllate e che non tutti gli individui le controllano allo stesso modo e nella stessa situazione. I motivi al controllo possono essere diversi, come per esempio un’educazione o una gestualità regolata e appresa dalla famiglia in cui l’individuo vive, oppure l’esigenza di esprimere un’emozione piuttosto che un’altra in ambito lavorativo, e ancora la motivazione intrinseca nella cultura di cui facciamo parte. Lo studioso ipotizza l’esistenza di “display-rules”, regole sociali apprese da ciascun individuo, che regolano il controllo da avere sulle espressioni emotive in ogni particolare situazione (Ekman, 1972). Sono queste le differenze culturali delle espressioni facciali: non l’espressione in sé, con la contrazione tipica di determinati muscoli facciali, ma il momento in cui questa può essere spontanea, piuttosto che controllata.

Al fine di confermare questa ipotesi, Ekman fece vedere a studenti universitari Americani e Giapponesi un video con elementi stressanti. In un primo tempo ogni studente osservava il filmato in solitudine, in un secondo tempo lo guardava invece con un’assistente della loro stessa etnia. Lo psicologo notò che i soggetti, durante la visione solitaria del video assumevano le stesse espressioni, mentre in presenza dell’assistente gli studenti Giapponesi tendevano a mascherare maggiormente le loro espressioni rispetto agli studenti Americani. Questo studio confermò ciò che di culturale c’è nelle emozioni, ovvero il loro controllo (Ekman, 1972).

Sono state fatte molte ricerche avolte ad indagare la teoria dell’universalità dell’espressione delle emozioni. Ekman prese in esame soggetti di varie culture come Stati Uniti, Giappone, Brasile ecc. Mostrò loro foto di volti umani che assumevano un’espressione facciale specifica per ogni emozione; successivamente chiese ad ogni soggetto di associare ogni foto ad una parola presente in una lista prestabilita che comprendeva le sei emozioni di base. I risultati confermarono la teoria del ricercatore dando percentuali di riconoscimento delle emozioni molto simili tra le varie etnie/provenienze (Ekman & Friesen, 1971). C’era un’altra questione da approfondire. I ricercatori si chiesero se le espressioni fossero tutte uguali perché apprese dai media, ai quali tutti avevano accesso e alle quali tutti facevano grande riferimento nella vita quotidiana. A questo proposito venne ideato un esperimento prendendo soggetti della Nuova Guinea, precisamente soggetti appartenenti ad un gruppo isolato, con minimi, per non dire nulli, contatti con il resto del mondo. A questi soggetti venivano mostrate tre immagini che raffiguravano tre volti umani con tre espressioni diverse, e veniva loro raccontata, tramite interprete, una storia a carattere emotivo.

La richiesta successiva era di indicare la foto che descriveva meglio l’emozione che suscitava la storia appena raccontata (la procedura era stata modificata rispetto all’esperimento sopra illustrato perché, avendo lingue diverse dall’originale inglese, potevano attribuire significati diversi alle parole dell’elenco che descrivevano le 6 emozioni da riconoscere). I risultati furono uguali agli studi precedenti poiché i soggetti riconoscevano nella foto espressiva l’emozione coerentemente associata (Ekman, 1980). A conferma dei risultati di questa ricerca, venne condotto il seguente studio: agli stessi soggetti partecipanti al precedente esperimento furono raccontate alcune storie a carattere emotivo e vennero fotografate le loro espressioni facciali. Vennero poi mostrate ai soggetti americani che riconobbero in altissima percentuale le emozioni corrispondenti (Ekman, 1980).

Dopo numerosi studi sulle emozioni e sulle espressioni a esse associate, Ekman ipotizzò e sostenne l’ipotesi dell’esistenza di famiglie di emozioni. Intorno alle emozioni di base, secondo il ricercatore, esistono delle sfumature della stessa emozione; la famiglia della rabbia per esempio, come le altre famiglie, può avere intensità diversa (può andare dal disappunto all’odio) o anche la forma e la motivazione scatenante differente, come vendetta o rabbia per la sottomissione, e così via. Osservarono che all’interno della stessa famiglia ci sono emozioni accomunate dalle stesse espressioni e da stesse caratteristiche fisiologiche (Ekman, 1992). Scopri come identificare le emozioni dalle microespressioni facciali

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