Psicologia del giudizio in ambito forense per avvocato e giudice

Giudizio e decisione del giudice

di Elisa Arcangeli

GIUDIZIO: IN PSICOLOGIA E PER IL GIURISTA Giudicare vuol dire esprimere una qualunque affermazione che implichi una presa di posizione distinta, un’opinione propria. Il giudizio consiste in ogni affermazione che va oltre la semplice constatazione di fatto, ed esprime quindi un opinione. La formazione di un giudizio è un processo molto lungo e laborioso, che parte dalle prime impressioni della situazione e con la raccolta delle informazioni, prosegue con l’elaborazione delle stesse tramite strumenti e modalità ogni volta diverse, fino alla sua formulazione. Lungo questo processo sono però molte le variabili individuali e situazionali che portano a giudizi diversi anche in situazioni simili. Infatti il processo di formazione del giudizio è influenzato da disposizioni individuali come atteggiamenti, stereotipi, impressioni e stati d’animo della persona, da variabili situazionali come la qualità, la quantità delle informazioni e delle risorse.

Il giudizio per giurista, avvocato, giudice

Il giudizio formulato dal giudice è ben diverso da un semplice parere, questo infatti, operando in un tribunale, è decisivo per la sentenza e da questo quindi dipende il destino di altre persone. Il ragionamento giudiziario è formato da un’ attività logica che consiste nell’applicare le norme di legge al fatto che il giudice ha supervisionato ed accertato. Il giudizio formulato dal giudice, è quindi il risultato di un lungo processo che incontra nel suo percorso vari ostacoli. Molti di questi sono di natura pratica o organizzativa (scarsità di risorse, perdita di informazioni, scarsità di personale, sovraccarico di lavoro …), altri invece sono di natura psicologica in quanto sono ostacoli legati per esempio alle modalità di raccolta delle informazioni, all’elaborazione delle stesse e al processo di decision-making con tutte le sue possibili influenze. Il giudice quindi non è esente né da errori, né da influenze che possono portare a delle pseudo diagnosi in quanto per esempio la tendenza a scambiare indizi che potrebbero essere forti per indizi che sono forti può portare a formulare giudizi basati su convinzioni erronee, e quindi su pseudodiagnosi della situazione. Le persone infatti, come quindi anche i giudici, hanno intuizioni sul quanto un tale indizio possa essere rilevante, ma queste intuizioni possono essere talvolta vere o false.

Nel caso di intuizioni errate si avranno degli indizi sopravvalutati, a cui viene data una forza che in realtà non hanno. Slowiaczek et al. hanno mostrato quanto sia frequente la tendenza a sottostimare gli indizi forti e a sovrastimare quelli deboli. Il giudice inoltre, nella formulazione del suo giudizio, dovrà valutare l’attendibilità e la credibilità delle testimonianze. Questo è senz’altro uno dei problemi più delicati dell’intero processo giudiziario. È un problema di rilevante interesse che però può essere affrontato tramite il “condizionamento di Jeffrey”.

Se si ammette che il testimone possa non aver detto la verità ma anche che possa averla detta, allora è possibile assegnare gradi di probabilità alle due alternative. La probabilità finale sulle ipotesi sarà la media di quella che conseguirebbe se il testimone avesse detto la verità e di quella che si avrebbe se i testimone avesse mentito. Ad affrontare una situazione di così grande incertezza in un modo così razionale e logico sono però ben poche persone. Si è visto infatti che solitamente si ha la tendenza ad accettare categoricamente una delle due possibilità (attendibilità o non attendibilità del testimone) stabilendone le conseguenze, senza prendere in considerazione le conseguenze dell’altra possibilità. Questa tendenza è nota come l’effetto della disgiunzione”, tendenza a costruire un solo modello mentale della circostanza a cui siamo di fronte.

Altri elementi che influenzano e guidano il ragionamento giudiziario consistono nelle strategie adottate per la raccolta delle informazioni. Il giudice raccoglie le sue informazioni ponendo domande ai testimoni, ma anche nella formulazione delle domande si hanno delle tendenze cognitive che ne influenzano la scelta. Le domande possono essere suddivise in varie categorie, noi qui ne prenderemo in considerazione solamente due: domande positive e domande negative; domande simmetriche e asimmetriche. Le domande positive vanno ad esplorare la presenza o meno di eventi, fatti o circostanze che confermano l’ipotesi di partenza, quindi, una risposta affermativa alle domande positive va a confermare l’ipotesi del giudice. Di conseguenza le domande negative sono quelle domande la cui risposta affermativa falsifica l’ipotesi. È noto che le domande positive sono di gran lunga preferite dai giudici, e questo dimostra quindi una tendenza alla conferma piuttosto che alla falsificazione delle proprie ipotesi. Le domande si possono poi classificare in simmetriche ed asimmetriche. Le domande asimmetriche sono domande le cui risposte a seconda che siano positive o negative, hanno una diversa forza.

Gent.ma Maria Gloriana
sono lieto di leggere del suo interesse verso il Corso di Analisi Avanzata della Comunicazione Non Verbale e Facial Action Coding System (FACS). Volevo chiederle, ha già consultato il calendario e il programma? Le date sono
Napoli, 29-30 Marzo 2014
Padova, 3-4 Maggio 2014
Torino, 17-18 Maggio 2014
Bologna, 28-29 Giugno 2014
Roma, 6-7 Settembre 2014

Resto in attesa di una risposta. Cordialmente,

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