Selezione del personale e Meccanismi di difesa

Secondo una dinamica psicologica, il selezionatore è spesso percepito dall’intervistato come una figura dotata di potere, che gli permette di giudicare se assumere o meno il candidato. Si possono, pertanto, innescare meccanismi di transfert che portano l’intervistato a rivivere nei confronti dell’intervistatore emozioni che ha provato o che sente ancora verso persone significative della sua vita.

D’altra parte, il selezionatore deve focalizzarsi esclusivamente sul candidato e su ciò che dice, gestendo il proprio eventuale controtransfert, quindi le emozioni che potrebbe avvertire nei confronti del selezionando e che potrebbero alterare la sua valutazione (Agnesa, 2012). Poiché l’intervista di selezione non è solo una richiesta di informazioni al candidato ma è, soprattutto, un’interazione intervistatore-intervistato finalizzata alla valutazione di quest’ultimo, egli può mettere in atto due tipi meccanismi cognitivi attivati dalla percezione del selezionatore come figura giudicante e dotata di potere nei suoi confronti. Una delle conoscenze utili all’intervistatore, così, può essere quella delle cosiddette misure di sicurezza e meccanismi di difesa messe in atto più o meno volontariamente dai candidati in esame, a seguito di diversi bisogni fondamentali al rapporto sociale (affermazione, potere, ecc.).
Le prime rappresentano dei sistemi di controllo che gli individui adottano in modo automatico per proteggersi da una minaccia esterna, reale (la figura del selezionatore); rappresentano la forma con cui il soggetto tende ad influenzare la persona con cui sta comunicando.36Le misure di sicurezza più rilevanti sono tre ed è imprescindibile conoscerle se si vuole condurre validamente un colloquio di questo tipo, in quanto esse non rimangono ancorate al dinamismo del soggetto che le adotta, bensì attivano un processo di causa-effetto che induce nell’intervistatore risposte controproducenti rispetto alle finalità dell’intervista.

Di Valeria Bafera

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