Le reazioni psicologiche dei bambini dopo il Terremoto de L’Aquila

Quelli che sperimentano per la prima volta un evento traumatico prima di aver compiuto undici anni hanno una probabilità tripla di sviluppare sintomi psicologici importanti rispetto ai ragazzi adolescenti. Nei casi di morte traumatica di un familiare, i bambini corrono un rischio più elevato di depressione, reazioni di stress e di minore riconoscimento del disagio da parte della famiglia.

I bambini riescono a fronteggiare meglio l’evento traumatico se i genitori, gli amici, i familiari, gli insegnanti e gli altri adulti li sostengono e li aiutano a gestire le loro esperienze[1]. Per quanto riguarda la tragedia del terremoto del 6 Aprile in Abruzzo, i danni sono stati ingentissimi e migliaia le persone e le cose coinvolte nell’evento critico. Le ricerche svolte in questione sul numero dei bambini traumatizzati e sugli esiti dei disturbi post-traumatici, non sono state molte. Una delle più importanti è stata svolta dai ricercatori del “Bambin Gesù” di Roma, con l’aiuto dell’ ordine dei Ministri degli Infermi e il sostegno della Caritas e dei Pediatri abruzzesi. Questa ricerca, definita “Studio Rainbow”, ha voluto indagare, a 12 e 24 mesi dal terremoto, il tasso di prevalenza del Disturbo Post-Traumatico nei bambini dai 3 ai 14 anni, attraverso l’utilizzo di strumenti diagnostici, come il “Child Behavior Checklist”, il “Genitori allo Specchio”, l’osservazione e il gioco. Altro scopo di questo studio era quello di valutare l’influenza di fattori di protezione e di rischio sulla distribuzione dei risultati. Il metodo di arruolamento è avvenuto tramite il reclutamento di pediatri di famiglia abruzzesi (54 arruolati, 17 ritirati, 37 reclutati) che hanno arruolato, a loro volta, in modo randomizzato, bambini di età compresa tra i 3-14 anni, loro assistiti. L’indagine ha preso in considerazione un campione di 1725 bambini, 539 di età compresa tra 3 e 5 anni e 1186 tra i 6 e i 14 anni.

A 12 mesi dal terremoto è emerso un’incidenza doppia di malessere psicologico presso i bambini aquilani rispetto ai loro coetanei residenti nelle altre province abruzzesi: i bambini tra i 3-5 anni mostravano ansia pari al 3-6%, probabilmente non di tipo post-traumatico; i bambini tra i 6-14 anni presentavano affettività pari al 7,7% negli aquilani contro il 3,1% nei bambini del resto di Abruzzo; l’ansia è all’11% negli aquilani contro il 6,6% nei bambini della regione e il DPTS è al 7,1% contro il 2,2%[2].

A 24 mesi di distanza sono stati riesaminati i 305 bambini ritenuti più a rischio: i sintomi psicopatologici erano fortemente attenuati ma restavano più significativi nella provincia dell’ Aquila. Questi dati potevano essere peggiori se non fosse stato presente come fattore protettivo l’istruzione delle madri, considerata un valore benefico a prescindere dall’età del bambino traumatizzato.

La provincia dell’ Aquila vanta un livello di istruzione più alto rispetto a quello della regione (l’85,2% delle madri aquilane esaminate è diplomato o laureato contro il 73,8% delle residenti in altre province). L’educazione materna rappresenta di per sé un fattore di protezione e di benessere psicologico. L’istruzione, di solito, si accompagna a condizioni socioeconomiche favorevoli; la povertà costituisce un gravoso fattore di rischio per lo sviluppo di psicopatologie. Si tratta della prima ricerca scientifica condotta in Italia sugli effetti provocati dal terremoto nella mente di bambini e adolescenti[3].

 


[1]              Ibidem,6

[2]              Vicari, S. “Il Disturbo Post-Traumatico da Stress nei bambini”. In IV Congresso Nazionale FIMP, Firenze, 30 settembre- 2 ottobre 2010

[3]              QUOTIDIANO SANITÁ ( 27 maggio 2013) : Terremoto. Studio “Rainbow”: i bambini aquilani mostrano livello doppio d’ansia, vedi link: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=15150

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