12 modi per capire se hai una Dipendenza Affettiva

Ognuno di noi è in qualche misura dipendente, una vera indipendenza non è né possibile né auspicabile.  Tutti noi abbiamo bisogno di svariate funzioni da oggetto-Sè, come approvazione, empatia, validazione e ammirazione, per trovare sostegno e regolare la nostra autostima (Gabbard, 2007).

La diagnosi di mal d’amore è stata considerata legittima e utile dalla medicina almeno dal Seicento. E se rileggiamo quelle antiche diagnosi, vediamo che i pazienti in questione mostravano un insieme di sintomi ricorrenti:

1. pensiero fisso sulla persona amata

2. malinconia

3. stati di estasi violente

4. oscillazioni di umore.

Tutti sintomi che rientrano nelle diagnosi contemporanee di ossessione, depressione, mania.

La dipendenza affettiva, infatti, è uno stato strutturale; le diverse forme che essa può assumere in uno stesso soggetto sono a stento contemplate e possono pertanto condurre a registrare più disturbi mentali forse solo apparentemente comorbili, quando invece una dimensione di spettro psicopatologico sarebbe più appropriata per inquadrare e descrivere la continuità e la contiguità di dette forme di dipendenza (Guerreschi, 2011).

Il Manuale Statistico Diagnostico, ormai arrivato alla sua quinta edizione, classifica il dipendente tra i disturbi di personalità, cluster C (DSM, 2014).

Disturbo dipendente di personalità:

Una necessità pervasiva ed eccessiva di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione , che inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti, come indicati da cinque (o più) dei seguenti elementi:

 

  1. Ha difficoltà a prendere decisioni quotidiane senza un’eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni da parte degli altri.
  1. Ha bisogno che altri si assumano la responsabilità per la maggior parte dei suoi settori della vita.
  1. Ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione. Nota: non include realistici timori di punizioni.
  1. Ha difficoltà a iniziare progetti o a fare cose autonomamente ( per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di energia).
  1. Può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto dagli altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli.
  1. Si sente a disagio o indifeso/a quando è solo/a a causa dell’esagerato timore di essere incapace di prendersi cura di sé.
  1. Quando termina una relazione intima cerca con urgenza un’altra relazione come fonte di accudimento e di supporto.
  1. Si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato/a a prendersi cura di sé.

Lo stile difensivo dipendente è caratterizzato da un uso massiccio della negazione.

I soggetti dipendenti tendono a smussare i conflitti negando in se stessi la presenza di quegli impulsi ostili che, se espressi, costituirebbero un pericolo per il mantenimento del proprio ruolo di sottomessi e dei rapporti retti da questo ruolo. La svalutazione del sé può però alternarsi a momentanee trasgressioni a fini espiatori.

Possono arrivare anche a negare il proprio bisogno di dipendenza, razionalizzando le proprie inadeguatezze, attribuendole a qualche circostanza sfortunata, a stimoli fobici, a un’improbabile malattia somatica.

Le persone con disturbo dipendente di personalità si caratterizzano per la profonda insicurezza nelle proprie capacità e risorse, per il bisogno eccessivo e costante di accudimento e per i comportamenti sottomessi e adesivi che ne conseguono. Sono incapaci di prendere decisioni in modo autonomo e di assumersi anche le più semplici responsabilità; non riescono a funzionare socialmente senza che qualcuno si prenda cura di loro e quando possono preferiscono demandare agli altri le proprie scelte, affidandosi così a partner, genitori , amici, sempre alla ricerca di un magic helper che li guidi e di cui “incorporare”la presenza , la forza e la competenza.

Le persone dipendenti sono sottomesse, bisognose di consigli e rassicurazioni, riluttanti a esprimere le proprie opinioni. Schive e inibite, quando sono sole si sentono indifese: vivono infatti nel terrore di essere abbandonate e sono letteralmente sconvolte quando qualche relazione stretta finisce. Per amore della sicurezza e del vantaggio relazionale la persona dipendente arriva a sottomettersi di buon grado al controllo e al potere dell’altro. Il dipendere unicamente da fonti esterne per ottenere gratificazioni li rende incredibilmente vulnerabili ai desideri e agli umori altrui: questo spiega il  loro atteggiamento sottomesso e privo di autodeterminazione, ma anche la sua tendenza a trovarsi invischiati in relazioni di abuso e sfruttamento interpersonale dominate dall’identificazione proiettiva. Finchè riesce a mantenere la relazione di dipendenza da cui trae forza, la persona con disturbo dipendente può condurre una vita apparentemente equilibrata. Quando però la relazione si interrompe, può sviluppare manifestazioni patologiche che a volte rendono necessario l’intervento psichiatrico (Lingiardi,2005).

Lo stile dipendente è stato messo in relazione al mancato superamento della dipendenza nei confronti dell’accudimento ricevuto dai caregiver. E’ stato osservato che spesso gli individui dipendenti provengono da famiglie che hanno in qualche modo comunicato loro che l’indipendenza è piena di pericoli e per questo va evitata. Si tratta di nuclei familiari caratterizzati dall’esercizio del controllo , con madri ipercoinvolte e intrusive (Lingiardi, 2004).

Una diretta conseguenza di questo messaggio è che essere dipendenti è l’unico modo per mantenere il legame e che crescere e individuarsi significa perdere l’amore materno. Il bambino impara cosi a rinunciare all’autostima, affidandosi agli altri anche per i problemi più banali. Da adulto tenderà a cercare solo all’esterno una fonte di sicurezza e accudimento e si aspetterà passivamente che qualcuno prenda l’iniziativa di fornirgli il sostegno e la sicurezza di cui sente il bisogno.

Oltre che da dinamiche familiari intrusive e controllanti, lo stile dipendente può svilupparsi anche in soggetti che trattati dai caregiver come cose inutili e di poco valore, finiscono poi per rifugiarsi in relazioni in cui sentono di avere un ruolo , fosse anche quello della vittima (Lingiardi, 2005).

Un atteggiamento sottomesso nei confronti degli altri può avere una miriade di significati; il paziente dipendente cerca persone che si prendano cura di lui a causa di ansie più profonde.

L’aggrapparsi agli altri dei pazienti dipendenti spesso maschera l’aggressività; può essere visto come una formazione di compromesso, nel senso che difende dall’ostilità che contemporaneamente viene espressa. La persona che costituisce l’oggetto dell’attaccamento del paziente dipendente può percepire le richieste di quest’ultimo come assillanti e ostili. Inoltre può essere un modo per evitare la riattivazione di esperienze traumatiche del passato ( Gabbard, 2007).

di Silvia Diolaiuti

consulenzapsicologica

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