Compassion Focused Therapy: i sistemi di regolazione affettiva

Una delle prime osservazioni di Gilbert, durante il suo lavoro con pazienti depressi caratterizzati da forte autocritica e sentimenti di vergogna, ha rivelato una notevole resistenza al tipico intervento di ristrutturazione cognitiva delle credenze disfunzionali. Infatti, nonostante l’accettazione delle interpretazioni alternative rispetto gli eventi che li turbavano, il tono emotivo di questi soggetti ovvero, il modo in cui essi “sentivano” questi pensieri alternativi nella loro testa , restava freddo, distaccato e talvolta aggressivo. La stessa cosa accadeva anche per gli homework, in particolare nel caso delle esposizioni, che venivano espresse con un dialogo interiore spesso ipercritico, svalutante e perfezionistico.

Sono soliti usare frasi del tipo: “non dovrei stare così male”, “sono ridicola/o non dovrebbe essere così difficile”, “non guarirò mai”, “è colpa mia”.

Partendo da queste osservazioni, Gilbert decise inizialmente di inserire all’interno della sua pratica clinica dei suggerimenti sul modo di “dirsi le cose”, invitando i pazienti ad immaginare una voce calda e gentile che suggerisse loro i pensieri alternativi. Successivamente, dopo aver approfondito i suoi studi sulle neuroscienze e sulla teoria dell’attaccamento propose una spiegazione differente in merito a questo fenomeno di  “resistenza”, dato dall’incapacità di lasciarsi rassicurare da pensieri alternativi positivi.  Individuò a questo punto, tre sistemi di regolazione affettiva, responsabili dei diversi tipi di emozioni che regolano e guidano il comportamento di ognuno di noi (Petrocchi e Couyoumdjian, 2012). I sistemi di regolazione affettiva sono i seguenti:

  1. il sistema di protezione dalla minaccia;
  2. il sistema di ricerca di stimoli e risorse;
  3. il sistema calmante.

Questi tre sistemi interagenti sono schematizzati nella figura 1. Il sistema di protezione dalla minaccia (threat system) ha il compito di individuare le minacce e selezionare una risposta immediata che ci aiuti a fronteggiare il pericolo al fine di ristabilire una condizione di sicurezza (safety). È quindi responsabile di emozioni coma l’ansia, la rabbia, la tristezza, il disgusto, l’invidia e la vergogna che si ripercuotono su tutto il corpo attivando uno stato di allerta. Sebbene sia caratterizzato da questo tipo di emozioni è bene spiegare al paziente che questo sistema si è evoluto come sistema di protezione. Infatti, il nostro cervello dà priorità a segnali che indicano la presenza di minacce piuttosto che ad elementi innocui o piacevoli (Baumeister et all., 2001). In connessione a questo sistema emozionale si attiverebbe inoltre, uno stile di ragionamento particolarmente “conservativo” ovvero, “better safe than sorry”, letteralmente “meglio prevenire che curare”.

Il secondo sistema di regolazione affettiva è il sistema di ricerca di stimoli e risorse (drive and excitement system), responsabile di tutte quelle emozioni positive che ci motivano e incoraggiano a cercare risorse per sopravvivere e prosperare (piacere, orgoglio) e che ci guidano verso il raggiungimento di tutti gli obiettivi che ci prefiggiamo. Questo sistema è connesso all’attivazione del sistema dopaminergico, artefice della sensazione di benessere che proviamo quando ad esempio superiamo un esame o usciamo vincitori da una gara. Coloro che assumono anfetamina o cocaina infatti, provano a stimolare proprio questo sistema per indursi emozioni positive. Il problema è che questa stimolazione successivamente, conduce ad effetti contrari. Nel momento in cui gli ostacoli che si presentano, nel raggiungimento di uno scopo, attivano il sistema di protezione dalla minaccia, subentrano sensazioni di ansia, frustrazione e rabbia.

Il terzo sistema di regolazione emotiva definito da Gilbert sistema calmante (soothing system) è responsabile di un altro tipo di emozioni positive, ben distinte da quelle che abbiamo appena trattato. Si tratta in questo caso di quelle sensazioni di quiete, serenità e appagamento che si sperimentano quando non vi è alcuna minaccia da affrontare. A questo proposito, la CFT avanza una netta distinzione fra il concetto di ricerca di sicurezza (safety seeking) e sensazione di sicurezza (safeness). La prima è connessa al sistema di protezione dalla minaccia e ha lo scopo di prevenire e fronteggiare le minacce. La seconda, invece, è più che altro uno stato mentale che permette agli individui di essere in pace con se stessi e non va assolutamente confusa con un basso livello di attività poiché quando ci si sente sicuri si può al contempo essere anche attivi e pieni di energia. (Gilbert, 2010).

Il sistema calmante crea dunque, una condizione interna di pace unita ad una sensazione di sicurezza che deriva dal sentirsi connessi agli altri. Infatti, ciò che rende complicata l’attivazione di questo sistema è il fatto che esso risulta inevitabilmente connesso  all’affetto e alla gentilezza. La CFT quindi, suggerisce che esperienze infantili di accudimento disfunzionale caratterizzati ad esempio da abusi, forte critica genitoriale, accudimento distanziante e privo di calore, può portare i pazienti a permanere in uno stato di allerta, dando origine ad un iper-sviluppo del sistema di protezione dalla minaccia e al conseguente ipo-sviluppo del sistema calmante. La difficoltà dei pazienti di lasciarsi rassicurare dai pensieri alternativi proposti, è quindi riconducibile a questa iper-attivazione del threat system e all’incapacità di accedere al soothing system che sembra essere in questi pazienti off-line. Da qui la proposta di Gilbert di promuovere il cambiamento attraverso un training specifico, in modo tale da rendere le abilità della compassione utilizzabili e spendibili in ambito psicoterapeutico. La Compassionate Mind Training (CMT) si prefigge infatti, di aiutare il  paziente ad incrementare la compassione di sé e allo stesso tempo ridurre la tendenza all’autocritica, in modo tale da riattivare il proprio sistema calmante. Si può considerare una sorta di psico-fisioterapia (Gilbert, 2010), una riabilitazione di un sistema emotivo il cui funzionamento è compromesso e deve essere sollecitato affinché torni al suo funzionamento normale. Essendo un sistema connesso all’attaccamento e all’accudimento  gli elementi a cui risponde, secondo la CFT, sono segnali di affetto, calore, gentilezza e accettazione.

BIBLIOGRAFIA

  • Petrocchi, N., & Couyoumdjian, A. (2012). L’impiego delle tecniche della terapia focalizzata sulla compassione per promuovere il processo di accettazione in psicoterapia. Cognitivismo clinico 9, 2, 178-190.
  • Baumeister, R. F., Bratslavsky, E., Finkenauer, C., & Vohs, K. D. (2001). Badi s stronger than good. Review of general psychology, 5, 323-370.
  • Gilbert, P. (2010). Compassion focused therapy. Distinctive features. London: Routledge (trad. it. La terapia focalizzata sulla compassione. Caratteristiche distintive. Franco Angeli, Milano, 2012).

di Maria Micoli

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