Erotomania e amore ossessivo come causa di un omicidio

La violenza nello stalking è definita generalmente “affettiva”, caratterizzata da paura e collera di fronte al timore di una minaccia immediata; raramente, la  violenza nello stalking è premeditata e, in questi casi, sono alte le probabilità dell’esistenza di una sociopatia nel molestatore.

Alcuni studi evidenziano la seguente classificazione.

I molestatori “rifiutati”: sono coloro che si oppongono alla fine di una relazione intima con azioni finalizzate a ripristinarla. Si tratta per lo più di soggetti portatori di disturbi di personalità con risposte violente di fronte al rifiuto della vittima

Il molestatore “rancoroso”, ovvero colui che, generalmente affetto da disturbo di personalità paranoide, agisce le sue molestie per vendicarsi di un torto che ritiene aver subito da parte della vittima.

Il molestatore “predatore”: vero e proprio inseguitore della vittima, nei cui confronti prepara l’attacco, attacco rappresentato spesso da una violenza sessuale. In questo gruppo il tasso di violenza è alto.

Lo stalker “inadeguato”, rappresentato, invece, dal corteggiatore fallito in cerca di partner. Sono soggetti che desistono facilmente e cambiano continuamente bersaglio.

I molestatori “in cerca di intimità” sono coloro che, in preda ad una vera e propria erotomania, aggrediscono vittime sconosciute e personaggi celebri di cui si sono innamorati, al fine di instaurare una relazione. Le loro molestie tendono, rispetto alle altre tipologie di stalker, ad essere più lunghe nel tempo e scarsamente scoraggiate da azioni legali.

L’ erotomania è un tipo di disturbo delirante in cui la persona ha la convinzione infondata e ossessiva che un’altra persona provi sentimenti amorosi nei suoi confronti. Nella forma più comune di questa patologia, il presunto amante è una persona famosa; questa variante viene chiamata sindrome di de Clerambault.

La convinzione di essere amati segretamente da qualcuno, che definisce l’erotomania, è spesso accompagnata da un sistema di false credenze secondarie. Per esempio, la persona può essere convinta che il suo presunto amante comunichi con lui con messaggi nascosti, come particolari posture del corpo oppure (nel caso si tratti di una persona famosa) attraverso indizi inviati attraverso i media. In genere, l’oggetto del delirio erotomane non ha alcuna particolare relazione con la persona affetta da questa sindrome, e in alcuni casi può persino trattarsi di un personaggio immaginario.

L’erotomania può essere un sintomo di altre patologie mentali, come la schizofrenia. I casi più gravi possono portare a un comportamento penalmente perseguibile da parte del paziente, che può per esempio adottare comportamenti configurabili come molestia.

Già nell’antichità, autori come Ippocrate, Erasistrato, Plutarco e Galeno fecero riferimenti a casi oggi classificabili come erotomania.

 Il primo riferimento a questa sindrome nella letteratura specialistica si trova nel trattato Maladie d’amour ou mélancolie érotique di Jacques Ferrand (1623). In passato, questa patologia è stata identificata con altri nomi, come paranoia erotica o illusione erotica autoreferenziale.

L’uccisione è motivata da una relazione tra la vittima e l’offender basata su una fissazione dell’offender stesso. Questa fantasia viene spesso espressa con la fusione (confusione tra personalità dell’offender e vittima), tramite una unione romantica con l’idealizzato o tramite un’unione spirituale piuttosto che di tipo sessuale.

Le motivazioni possibili:

  • Rifiuto delle avance;
  • Conflitti interni dovuti alla fusione tra identità;
  • La vittima è in genere una persona con alta visibilità;
  • La vittima diventa un amante immaginario dell’offender;
  • L’omicida costruisce una fantasia elaborata.

Quando le sue azioni vengono respinte, l’erotomane si assicura che nessuno possa rubargli il suo amante immaginario. Se questa persona idealizzata non può essere sua, l’offender si convince che la vittima non possa appartenere a nessun altro. L’offender spesso rimane sulla scena del delitto. Le aggressioni tendono ad essere omicidi spontanei: vengono, infatti, lasciate prove e ci possono essere testimoni. Le armi più comunemente usate sono le armi da fuoco. I punti presi di mira sono la testa e il petto. L’offender controlla e pedina la vittima prima dell’omicidio. E’ probabile che vengano fatti da parte dell’offender precedenti tentativi di contattare la vittima tramite telefonate, lettere, regali, … Le conversazioni dell’offender riflettono spesso la sua fissazione o le sue fantasie. I primi oggetti da cercare saranno: foto, scritti, articoli di giornale, registrazioni riguardanti la vittima, tabulati telefonici, ricevute, biglietti tram, treno, …

di Mirco Turco

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