Come riconoscere la manipolazione mentale

Secondo Margaret T. Singer le “manipolazioni sistematiche di influenza sociale e psicologica in condizioni particolari vengono chiamate programmi perché i mezzi con cui si induce il cambiamento sono coordinati. Ed è a causa del fatto che i cambiamenti portano ad apprendimento e adozione di certi atteggiamenti, generalmente accompagnati da certi comportamenti, che applicazioni e risultato vengono chiamati riforma del pensiero.”

I programmi, pertanto, hanno come fine la destabilizzazione del senso del sé, minano la coscienza fondamentale di una persona, la sua consapevolezza della realtà, delle sue credenze e della sua visione del mondo, del controllo emotivo e dei meccanismi di difesa. Viene attaccato il concetto di sé della persona, la sua capacità di autovalutazione e il tutto non avviene con la forza o con la coercizione, ma con un sottile e potente processo di destabilizzazione e di dipendenza.

Sempre secondo Singer “la riforma del pensiero è il tentativo concertato di cambiare il modo di vedere il mondo di una persona, il che cambierà il suo comportamento. È diversa da altre forme di apprendimento sociale nelle condizioni in cui viene condotta, e nelle tecniche di manipolazione ambientale e interpersonale intese a sopprimere certi comportamenti e provocarne e formarne altri. E non consiste di un solo programma – esistono molte modi e metodi per raggiungerla”.

Le tattiche di un programma di riforma del pensiero, quindi, sono organizzate al fine di: −  destabilizzare il senso del sé − portare l’individuo a reinterpretare drasticamente la sua storia personale e modificare radicalmente la sua visione del mondo, al fine di accettare una nuova versione di realtà e causalità; − sviluppare nella persona una dipendenza dall’organizzazione

Singer individua sei condizioni dell’ambiente necessarie affinché la riforma del pensiero possa funzionare e afferma che “il grado in cui queste condizioni sono presenti aumenta il livello di restrizione imposto dalla sètta e l’efficacia globale del programma”.

Le sei condizioni sono:

Mantenere la persona inconsapevole dell’esistenza di una agenda intesa a controllare o cambiare la persona: nel nuovo ambiente in cui si trova il neofita è costretto ad adattarsi ad una serie di cose, ognuna sufficientemente trascurabile da
non notare i cambiamenti che avvengono al suo interno e tali da non rendersi conto degli obiettivi del programma se non quando il processo è in fase avanzata, o addirittura mai.

Viene mantenuto nell’inconsapevolezza dell’orchestrazione di forze psicologiche e sociali intese a modificare il suo modo di pensare e il suo
comportamento. Tutto sembra procedere nella normalità e questa atmosfera viene amplificata dalla pressione dei pari e dal modello del loro comportamento. In questo modo il neofita si adatta all’ambiente senza nemmeno rendersene conto.

Come già accennato, mantenere la gente ignara è il processo chiave della doppia agenda della sètta. Come dice la Singer, il leader lentamente porta la recluta attraverso una serie di eventi che in superficie appaiono in una forma mentre, ad un livello diverso, il vero obiettivo è portare la recluta o il membro ad obbedire e rinunciare alla sua autonomia, alle affiliazioni del passato e al suo sistema di credenze. L’esistenza di una doppia agenda rende questo processo un consenso non informato.

− Controllo del tempo e dell’ambiente fisico (contatti, informazione): gran parte della giornata è destinata a riti ed attività di indottrinamento. Tutto il tempo libero va dedicato all’organizzazione. In questo modo la mente viene tenuta continuamente occupata rendendo più difficile la capacità decisionale del singolo.

Creare sistematicamente un senso di impotenza: le sètte creano un senso di impotenza spogliando l’adepto del suo sistema di supporto (famiglia e amici) e della capacità di agire in modo indipendente. I seguaci vengono isolati dal loro ambiente normale e a volte trasferiti in luoghi lontani.

Spesso i membri della sètta vengono spinti ad abbandonare la loro occupazione e fonte di sostentamento principale. Molti di loro, infatti, lasciano la scuola, si licenziano o rinunciano alla propria carriera; consegnano all’organizzazione proprietà, eredità ed altre risorse. In questo modo, oltre a creare una totale dipendenza dall’organizzazione, si dà il via ad un senso di impotenza individuale e di sfiducia nelle proprie percezioni.

Con l’aumentare del senso di impotenza, la capacità di giudizio diminuisce. La propria visione del mondo viene messa in discussione, ed è qui che la sètta si insinua proponendo una visione nuova, unanimemente approvata dal gruppo. Questo processo causa nel nuovo membro disagio e conflitti interiori, ma non gli viene permesso di parlare di questa confusione e neppure di fare obiezioni, perché la dirigenza sopprime costantemente le domande e contrasta qualsiasi resistenza.

Attraverso questo processo la sicurezza interiore si sgretola.

L’efficacia di questo approccio è accelerata dalla stanchezza fisica, ed è questo il motivo per cui i leader cercano di tenere i seguaci costantemente sovraccarichi di lavoro.

Manipolazione di un sistema di ricompense, punizioni ed esperienze in modo da inibire comportamenti che riflettano la precedente identità sociale: tutto il bagaglio di credenze, valori, attività e comportamenti caratteristici precedenti il contatto con il gruppo viene repressa e si viene manipolati affinché si assuma l’identità sociale scelta dalla dirigenza.

Le vecchie credenze e i vecchi modelli di comportamento vengono definiti irrilevanti, se non malvagi. I vecchi modelli ed idee vanno eliminati e il vuoto che ci si lascia dietro viene riempito con i modelli di comportamento e di pensiero del
gruppo.

Manipolazione di un sistema di ricompense, punizioni ed esperienze in modo da promuovere l’apprendimento dell’ideologia o del sistema di credenze del gruppo e dei comportamenti approvati dal gruppo: al neofita può essere richiesto di
apprendere quantità variabili di nuove informazioni e comportamenti. A prestazioni adeguate corrisponderanno ricompense sotto forma di rinforzi sociali e, a volte, materiali. Se invece l’affiliato è lento nell’apprendimento o disobbedisce alle regole verrà minacciato di essere espulso. Molto spesso verrà evitato e punito con la perdita della stima del gruppo, oltre che con la perdita di privilegi e di status.

Questo comportamento provocherà nel soggetto ansia e sensi di colpa interiori. In alcuni gruppi vengono inflitte anche punizioni fisiche.
Quanto più il sistema da apprendere è complicato e pieno di contraddizioni, e pertanto di difficile apprendimento, tanto più efficace sarà il processo di conversione.

Un’altra strategia messa in atto è la pratica in cui i membri si riuniscono e “condividono”. Chi è nel gruppo da più tempo si alza e condivide, o meglio confessa, qualche cattiva azione del passato. I nuovi membri, a loro volta, si alzano e confessano qualcosa del loro passato che, secondo gli standard del gruppo, è negativo.

Come dice la Singer, “considerato che stima e affetto dei pari sono davvero importanti per i neofiti, qualsiasi reazione negativa è molto significativa. L’approvazione deriva dall’aver conformato modelli di comportamento e pensiero ai modelli presentati dal gruppo. La relazione con i pari viene minacciata ogni qualvolta non si riesca ad apprendere o a mostrare i comportamenti nuovi. Con l’andare del tempo una facile
soluzione all’insicurezza generata dalle difficoltà di apprendimento del nuovo sistema è l’inibizione di qualsiasi espressione di dubbio e, anche se qualcosa non viene capito, semplicemente si acconsente, si afferma e ci si comporta come se si fosse capito ed accettato la nuova filosofia o contenuto.”

La pratica della condivisione, molto spesso, viene utilizzata dalla sètta come mezzo di ricatto
qualora l’affiliato decidesse di lasciare il gruppo.

− Affermazione di un sistema logico chiuso e di una struttura autoritaria che non permettono reazioni, e rifiutano di essere modificati se non con l’approvazione della dirigenza o ordine esecutivo: “se si critica o ci si lamenta, il leader e i pari diranno che il difetto è nella persona, non nell’organizzazione. In questo sistema logico ristretto non sarà permesso sollevare dubbi o domande su un principio o una regola, o attirare
l’attenzione su informazioni fattuali che suggeriscano contraddizioni all’interno del sistema di credenze, o contraddizioni con quanto è stato detto.

Se si fanno questo tipo di osservazioni esse verranno rivoltate e discusse in modo che significhino il contrario di quanto si intendeva. Si sarà messi in condizione di pensare che ci si sta sbagliando. Nei gruppi sèttari il membro individuale ha sempre torto e il sistema ha sempre ragione.”

Affinché il processo di riforma del pensiero abbia un buon esito è necessario procedere un passo alla volta, in modo che la persona non noti il cambiamento che sta avvenendo.

di Francesca Baratto

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