Attaccamento nella vita dell’adulto

La terza fase nello studio dell’attaccamento è caratterizzata da un interesse sempre più diffuso per i processi rappresentazionali, ovvero le rappresentazioni mentali che in età adulta sembrerebbero essere anche il risultato del senso che ciascuno riesce a dare a ciò di cui ha fatto esperienza, della sua capacità di capire e non, cosa ha portato il proprio genitore a comportarsi in un dato modo; capacità che porta poi gli individui a essere chiari nell’esposizione della loro storia affettiva.

L’attenzione si è  quindi spostata verso l’individuazione delle tipologie di attaccamento nell’adulto, attraverso l’utilizzo di un’intervista semistrutturata, l’Adult Attachment Interview (AAI), nel corso della quale viene chiesto ai partecipanti di descrivere e valutare le relazioni di attaccamento nell’infanzia, la perdita di figure di attaccamento, le separazioni da tali figure e gli  effetti di queste esperienze sul loro sviluppo e sulla loro personalità. Un’intervista che dura circa un’ora  e offre ampie possibilità ai soggetti di contraddirsi o di fallire nel sostenere la propria versione delle prime esperienze, in quanto , per esempio viene loro chiesto di trovare cinque aggettivi per descrivere le esperienze infantili con ciascun genitore e di fornire ricordi di specifici eventi che supportino la scelta di ogni aggettivo. L’analisi delle interviste si basa sulla trascrizione letterale della registrazione.

 Sono state identificate quattro classificazioni dell’attaccamento adulto, ognuna delle quali è connessa sia teoricamente che empiricamente ad una corrispondente categoria dell’attaccamento infantile (Main, 1985). L’identificazione di questi stati non si fonda sulla storia di vita raccontata , ma sul tipo di discorso usato nel corso della sua presentazione e soprattutto, anche se in modo informale , sugli aspetti di coerenza e collaborazione, così come presentati dal filosofo linguista Grice (1975), il quale  ha definito come collaborativo e coerente quel discorso che risponde a quattro massime:

  • 1) qualità (essere veritiero e avere prove a sostegno di ciò che si dice),
  • 2)quantità (essere succinto, ma completo),
  • 3) relazione (dire cose pertinenti o acute),
  • 4) modo (essere chiaro e ordinato).

L’analisi dell’intervista verte soprattutto sulla valutazione del grado di aderenza oppure di violazione di queste massime; molti indici aiutano a definire lo stato generale della mente.

Va osservato che la capacità del genitore di mantenere un discorso coerente e collaborativo quando risponde alle richieste di descrivere e di valutare le prime esperienze di attaccamento è predittiva della sicurezza dei figli; invece specifiche violazioni sono predittive di precise categorie di attaccamento infantile insicuro (Main et al., 1985).

 Lo stato della mente del parlante in relazione all’attaccamento è classificato come sicuro autonomo quando la presentazione e la valutazione delle esperienze è intrinsecamente coerente e le risposte sono chiare, rilevanti e ragionevolmente succinte. Il discorso coerente-collaborativo dei genitori è predittivo di un partner di risposta sicuro nella Strange Situation da parte del figlio.

Lo stato della mente di un soggetto è classificato come distaccato svalutante quando viene violata la massima della qualità di Grice , ovvero  i termini positivi utilizzati per descrivere i genitori (“una madre eccellente, una relazione molto normale”) non vengono supportati o vengono attivamente contraddetti (“Io non le ho detto che mi ero rotto il braccio: si sarebbe davvero arrabbiata”). Questi spesso violano anche la massima della quantità , in parte perchè insistono sulla mancanza di ricordi. Questa modalità di risposta all’intervista è collegata all’evitamento infantile.

Le trascrizioni vengono giudicate come preoccupato invischiate quando il parlante manifesta preoccupazione confusa, rabbiosa o passiva nei confronti delle figure di attaccamento ed è notevolmente non collaborativo.  Le violazioni della massima di modo includono l’uso di un gergo psicologico e vengono utilizzate parole senza senso o un linguaggio simile a quello dei bambini. Inoltre i soggetti vengono identificati come preoccupati anche attraverso le violazioni della massima della rilevanza (come quando alle domande sulle prime relazioni rispondono con descrizioni sugli scambi attuali) e della quantità (quando continuano a parlare ben oltre il loro turno di parola). Un raro sottogruppo che sembra terribilmente preoccupato per un trauma predomina tra i soggetti con personalità borderline (Fonagy et al. 1996). I genitori giudicati preoccupati in genere hanno figli ambivalenti resistenti.

Le interviste sono considerate irrisolte disorganizzate sulla base di un mancato controllo del ragionamento (per esempio, quando vengono descritte più morti di una stessa persona) o del discorso ( per esempio un improvviso uso di un frasario poetico ed elogiativo). Questa mancanza di controllo si verifica specificatamente durante la discussione di eventi potenzialmente traumatici ed è evidente soprattutto nelle popolazioni clinicamente disturbate, inoltre può rappresentare un’interferenza tra i sistemi di memoria normalmente separati (come quando per brevi momenti si parla di una persona morta come se fosse ancora viva) o un’intrusione atipica di ricordi traumatici.

Infine è stato osservato che alcuni individui , definiti come non classificabili, non hanno una ben definita strategia di discorso, come molto spesso appare dall’alternanza tra due stati della mente, preoccupato/invischiato e distaccato svalutante, intrinsicamente incompatibili. L’interesse per questa categoria , ancora troppo nuova , risiede tuttavia, nel fatto che in essa sono stati raggruppati gli adulti con storie di disordini psichiatrici, di violenze criminali o materiali o di abusi sessuali (Hesse 1999).

Sicuramente l’interesse si è spostato dall’individuazione di uno stile di attaccamento presente nel bambino , a come tale tipologia di attaccamento tenda ad essere relativamente stabile nell’età adulta.

Potremmo quindi fare un confronto  tra le tipologie di attaccamento così come evidenziate dalla Strange Situation e dall’Adult Attachment Interview, riassumendole nel seguente schema:

Adult Attachment Interview Strange Situation
Sicuro autonomo (F): l’intervista è coerente, l’intervistato è collaborativo. Le esperienze connesse all’attaccamento, sia positive sia negative, vengono valutate in modo oggettivo. Sicuro (B) : il bambino mostra segni di perdita del genitore durante l’episodio di separazione, cerca il contatto con il caregiver durante la riunione per poi ritornare ad esplorare o a giocare.

 

Distanziante (Ds) : le descrizioni dei genitori positive e tendenti alla normalizzazione (una madre normale) non sono supportate da episodi specifici o vengono contraddette. E’ frequente la mancanza di ricordi; si tratta di interviste per lo più brevi. Insicuro-evitante (A): mostra indifferenza durante la separazione dal genitore. Durante il ricongiungimento evita o ignora il caregiver allontanandosi, voltandosi e rimanendo focalizzato sui giochi e sull’attività esplorativa.
Preoccupato (E): l’intervistato manifesta preoccupazione riguardo alle esperienze, appare passivo , arrabbiato, sopraffatto e timoroso. Le interviste sono spesso lunghe, caratterizzate da passività dei processi di pensiero e da alcune risposte irrisorie. Insicuro-ambivalente ( C ) : preoccupato verso il genitore, può mostrarsi passivo o arrabbiato. Durante la riunione piange, non si calma e non ritorna ad esplorare.
Irrisolto/disorganizzato ( U/d) : perdita di controllo del discorso e del ragionamento durante il racconto di esperienze traumatiche (lutti, abusi). Ad esempio,parlano di persone defunte come se fossero in vita, sono insolitamente attenti ai dettagli. Le interviste possono essere classificate anche in contemporanea F, Ds o E. Disorganizzato/disorientato ( D ): condotte disorganizzate o disorientate in presenza del caregiver. Ad esempio, quando il genitore torna può bloccarsi, avvinghiarsi e contorcersi allo stesso tempo, agitare le mani in aria. Può anche essere classificato B,A o C.

                                                                                    ( Main, 1994)

di Silvia Diolaiuti

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