Stile di attaccamento e psicopatologia

 

Le patologie associate alle tipologie di attaccamento insicuro e ai relativi modelli operativi interni, sono quelle di chi utilizza come strategia inconscia o l’inibizione delle emozioni (è il caso degli individui evitanti/distaccati) o la loro esagerazione al fine di esercitare e mantenere il controllo di una figura di attaccamento inaffidabile (è quanto accade nei soggetti ambivalenti/invischiati) o di chi è costretto , per sopravvivere, a scindere le emozioni dai pensieri e dalle idee cui dovrebbero essere collegate ( è il caso degli attaccamenti disorganizzati/non risolti e A/C).

– Le patologie dell’attaccamento evitante/distaccato: è stato rilevato che, in associazione con l’attaccamento evitante possono essere presenti, già in età infantile, disturbi emotivi, psicosomatici, disturbi della condotta, in termini di isolamento e aggressività, disturbi da deficit da attenzione in termini di iperattività, disturbi alimentari.  Rosenstein e Horowitz (1996) hanno trovato che tra gli adolescenti ospedalizzati per problemi psichiatrici, coloro che avevano un’organizzazione dell’attaccamento di tipo evitante tendevano ad avere diagnosi per disordini basati sulla minimizzazione del distress: erano cosi presenti problemi per abuso di sostanze o disordini della condotta, disturbi di personalità di tipo narcisistico o antisociale.

Fonagy e colleghi  (1996) hanno ipotizzato che l’attaccamento distaccato (nel quale evolve l’attaccamento evitante dell’età infantile) è correlato a patologie di tipo proiettivo e che a modelli mentali riconducibili a questa tipologia sono associati disturbi di tipo paranoico, problemi narcisistici, disordini alimentari di tipo anoressico.  Problemi di anoressia restrittiva in associazione con modelli mentali di tipo distaccato/evitante sono stati riscontrati in pazienti giovani adulti  e in adolescenti ( Lambruschi, Ciotti, 1985).

-Le patologie dell’attaccamento ambivalente/invischiato: le patologie associate a questa tipologia dell’attaccamento possono essere lette come l’esito di esperienze con una figura di accudimento altamente imprevedibile, e come strategie inconsce per esercitare e mantenere il controllo su di essa. Sono così presenti, nei bambini ambivalenti, ansia ed angoscia da separazione, fobie, disturbi psicosomatici che possono richiamare l’attenzione dell’adulto (coliche, attacchi d’asma, dermatiti), disturbi della condotta in termini di comportamenti tirannici, disturbi da deficit dell’attenzione in termini di perseveranza (Lambruschi, Ciotti, 1985). Gli adolescenti con organizzazioni dell’attaccamento di tipo ambivalente , se ricoverati per problemi psichiatrici, hanno più frequentemente diagnosi per disordini che hanno alla base livelli alti di distress: disordini affettivi, istrionici e personalità borderline (Rosenstein, Horowitz, 1996). Disordini alimentari relativi ad anoressia purgativa sono stati riscontrati in associazione a modelli mentali di tipo invischiato/preoccupato (Candelori, Ciocca, 1998). Fonagy (Fonagy et al. 1996) suggerisce che l’attaccamento preoccupato/invischiato in età adulta ( organizzazione mentale nel quale evolve l’attaccamento ambivalente infantile), può essere associato a patologie di tipo introiettivo, quali depressione, disturbi ossessivi, ansia, problemi psicosomatici.

Le patologie dell’attaccamento disorganizzato/non risolto e dell’attaccamento A/C: Una considerazione a parte meritano le conseguenze di storie di abuso e di maltrattamento infantile e gli effetti dell’aver fatto esperienza di madri con storie personali e di traumi irrisolti. La disorganizzazione del comportamento che ne emerge ( che evolve in età adulta in un attaccamento denominato non-risolto/disorganizzato ), e l’attaccamento A/C  , si manifesta non solo a breve termine nelle situazioni di stress (Main, Solomon, 1986), ma può avere effetti a lungo termine dando luogo a fenomeni dissociativi della coscienza e autoipnosi ( Liotti, 1996).

Essere stato ripetutamente esposto alla situazione paradossale di essere spinto, nel momento in cui si attiva il sistema dell’attaccamento, a cercare conforto in una figura materna che abusa e maltratta e che quindi è essa stessa la fonte dello sconforto , o aver fatto esperienze continue di un genitore che spaventa perchè è esso stesso spaventato ( è il caso di un genitore che non ha elaborato un suo lutto e un suo trauma), porta alla messa in atto di strategie di cut off , ovvero vengono prodotti a breve termine comportamenti che hanno la funzione di ridurre la ricezione degli stimoli di disturbo e di far diminuire un sovraccarico sensoriale cui potrebbe accompagnarsi l’attivazione di componenti emozionali spiacevoli. A lungo termine, i processi di cut off possono essere presenti anche a livello mentale e dar conto della limitazione di pensieri e di attività ansiogene proprie della dissociazione e di varie forme di riduzione  o perdita della capacità integratrice della mente (Attili, 2000). L’attaccamento disorganizzato sembrerebbe essere associato, anche a patologie borderline (Fonagy et all.,1992), a comportamento suicidale (Adam et al., 1996) e a disturbi alimentari di tipo bulimico (Di Pentima et al., 1999).

L’attaccamento A/C, individuato dalla Crittenden (1985), sembrerebbe essere articolato in varie sottoconfigurazioni da ricondurre ai vari modi in cui si declinano i pattern di base A e C, ciascuna associata a fattori di rischio o patologie diverse che vanno dalla promiscuità in condizioni di isolamento alla punitività ossessiva in condizioni di minaccia.

Legami di attaccamento insicuri ansiosi, già nelle prime fasi dello sviluppo possono essere visti come fattori di rischio per problemi di tipo psicopatologico e/o socio-emotivo. Questo non vuol dire che un attaccamento ansioso causi inevitabilmente una patologia in età più tarda, tant’è che molti bambini insicuri  non si trasformano in ragazzi  o adulti disturbati da un punto di vista clinico. Ma anche se la qualità dell’attaccamento non fa predire, in maniera univoca, la presenza o l’assenza di un disordine mentale sembrerebbe che essa sia collegata ad alcuni dei sintomi che sono presenti negli individui affetti da disturbi mentali (Lewis et al., 1984; Wright et al., 1995).

Sicuramente non bisogna trascurare  , al di là dei rapporti tra attaccamento e disordini mentali o della condotta, l’importanza dei contesti sociali nello sviluppo di eventuali sintomi, in particolare del supporto sociale di cui possono disporre i genitori.

 di Silvia Diolaiuti

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