Come reagire alla perdita del proprio animale

Il lutto complicato si manifesta in modo eccessivo per durata e per intensità dopo la perdita di una persona cara (Prigerson, Frank, et al., 1995). I sintomi vengono definiti se persistono dopo i 6 mesi e presenta significative menomazioni funzionali che includono agitazione, sentimenti di insensatezza sul proprio futuro, problemi ad accettare la morte, nostalgia per i defunti, sfiducia verso gli altri, sentimenti di vuoto, difficoltà ad andare avanti, intorpedimento emozionale ed amarezza dopo la morte. E’ importante, per lo psichiatra o lo psicologo clinico,  identificare il lutto complicato nel soggetto poiché può comportare problemi per la salute, con riduzione del piacere nelle attività quotidiane e nelle relazioni sociali e può determinare un evitamento a livello emotivo e menomazioni funzionali a lungo termine. Inoltre, dai diversi studi sono state riportate esperienze di probabili lutti complicati in risposta alla morte di un animale domestico.

Il lutto come reazione successiva alla morte di un animale può essere considerato simile alla morte di una persona cara.

Parkes (1971, 1972, 1986) affermò che tutte le perdite significative che coinvolgono rapidi ed importanti cambiamenti nel mondo ipotetico delle persone, possono produrre un lutto come reazione e usò diversi esempi come la perdita di una casa, di un lavoro o di un arto. Tra questi, anche la perdita di un animale faceva parte di quelle perdite che avrebbero comportato un lutto.

La perdita degli animali può determinare alcune reazioni fisiche che si verificano anche per la morte di una persona come insonnia, inappetenza, mal di testa e disturbi intestinali ma anche rabbia, irritabilità o senso di colpa, intorpidimento ed incredulità, preoccupazione per la perdita, mitigazione ed evitamento del dolore, sensazione di perdita del sè, ansia e angoscia ed una sensazione di disperazione e depressione.

Le reazioni possono essere le più diverse, anche se, in genere seguono le stesse fasi o momenti descritti per tutti gli altri processi di lutto.

Questi sentimenti e comportamenti sono stati analizzati e messi insieme da Sife (2005) per redigere alcune fasi che avvengono dopo la morte di un animale.

Secondo Sife, durante la prima fase di shock ed incredulità, l’individuo appare sopraffatto dai sentimenti e in genere è incapace di comprendere appieno la perdita. Il proprietario potrebbe avvertire torpore, sentirsi impotente ed avere la sensazione che il suo cuore si sia “spezzato”. Questa fase può durare diversi giorni ed è un momento di intensa sofferenza.

La seconda fase, invece, determina nella persona in lutto la sensazione che il proprio animale gli sia stato strappato e ciò comporta sofferenza, disagio, rabbia ed un senso di colpa che si verificano inevitabilmente in questa fase.

Non è raro vedere un cliente che esplode la propria rabbia contro il veterinario, il quale viene percepito come non aver fatto abbastanza per il proprio animale, soprattutto nei casi di malattia (Archer & Winchester, 1994; Cusack, 1988; Gerwolls & Labott, 1994; Gosse & Barnes, 1994; Podrazik, Shackford, Becker, & Heckert, 2000; Thomas, 1982; Walshaw, 1981).

La negazione, che fa parte della terza fase, protegge la persona dal vissuto di perdita. Chiunque abbia perso un cane, spesso, gli può capitare di sentirlo abbaiare, o camminare per casa. Questa illusione è sentita come veramente dolorosa poiché dà la speranza di rivederlo. Di solito, per evitare questi sentimenti dolorosi al padrone, i veterinari forniscono l’opportunità di vedere il corpo del defunto animale per avere la consapevolezza della morte.

Infine, durante la quarta fase di Sife del senso di colpa, la persona in lutto può avere una visione distorta delle circostanze che circondano la perdita.

I proprietari possono sentirsi pieni di rimorsi credendo di non aver fatto abbastanza per il proprio animale soprattutto se questi sentimenti di colpa avvengono dopo l’eutanasia del proprio animale. Sife (2005) ha rilevato che un esagerato senso di colpa può emergere anche dopo la morte accidentale di un animale. Secondo questo autore i sentimenti depressivi possono esistere in tutta l’esperienza di lutto e possono causare nel soggetto un esaurimento emotivo, un senso di indifferenza, preoccupazione per la perdita ed eventuali sintomi fisici.

I sentimenti depressivi più intensi regrediscono, di solito, entro pochi giorni.

La risoluzione, secondo Sife (2005) è la fase finale del processo di lutto per un animale e comporta uno stato di tranquillità e di guarigione. La persona incorpora i ricordi dell’animale, abbracciandoli e portandoli con se ma senza provare più dolore.

Dopo aver evidenziato le varie fasi che il padrone di un animale affronta nel suo percorso di lutto, sono stati riscontrati alcuni fattori che lo influenzano come le caratteristiche dell’animale, la sua specie ma nessuno di questi si è distinto nell’evocare una maggiore risposta al dolore anche se, ripensare alla storia vissuta insieme, può essere molto triste.

Propongo, infine, il caso clinico (Keddie, 1977) di una ragazza di 16 anni che ha vissuto un lutto complicato in seguito alla perdita del proprio animale domestico.

“La ragazza divenne molto turbata dopo la morte dovuta ad eutanasia del suo King Charles Spaniel, compagno fedele da 13 anni. Il cane soffriva di un cancro ma la padrona pensava fosse morto di vecchiaia e non appena scoprì la verità divenne depressa e lacrimosa e in 24 ore sviluppò un’eruzione cutanea sul dorso delle sue mani. Iniziò a non deglutire correttamente. Fu ricoverata in un ospedale nel reparto di psichiatria. Dall’anamnesi risultò che a soli 3 anni i suoi genitori si separarono e non conobbe mai suo padre. Rimase con sua madre fino ai 6 anni per poi essere affidata a suo nonno. Nell’infanzia fu affetta da episodi di tracheobronchite. Dopo la morte del proprio cane le fu diagnosticata una reazione depressiva acuta. La malattia si presentò come un’acuta conversione isterica nella forma di idrofobia. Dopo le dimissioni, le fu data l’opportunità di parlare dell’angoscia sperimentata dopo la perdita del proprio cane. In breve tempo ebbe un rapido miglioramento delle sue condizioni fisiche ed emotive favorite anche dall’acquisto di un nuovo cucciolo”.

In questo caso, ma anche in tanti altri, sembra che ciascuna persona abbia stabilito una specifica “relazione di famiglia” con il proprio cane.

Keddie Kenneth M. G. (1977) stilò delle caratteristiche riguardanti la sindrome del lutto patologico:

  • i pazienti erano tutte donne;
  • l’animale in questione era un cane che era stato curato dal proprio proprietario per un periodo di almeno 13 anni;
  • a livello inconscio, l’animale rappresentava per ogni paziente un parente surrogato;
  • in ogni paziente non vi era una precedente storia psichiatrica;
  • i sintomi psichiatrici si sono verificati subito dopo la morte del proprio animale domestico preferito;
  • il disturbo da somatizzazione era una caratteristica predominante in tutti i pazienti;
  • il trattamento psichiatrico permetteva la guarigione dalla malattia in tempi piuttosto brevi che variavano da una settimana a tre mesi.

Questa sindrome, secondo Murray Parkes (1972a), sembra essere suscettibile ad una rottura di un legame d’amore.

Reazioni di lutto patologico sono state descritte in seguito alla morte di una persona cara (Parkes,1964) ma possono anche seguire altre perdite significative come la perdita di un arto (Parkes, 1972b) o la perdita di una casa (Fried, 1963).

di Gessica Mattiacci

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