Cos’è il disturbo bipolare?

Nel disturbo bipolare, lo stato misto si ha quando depressione e mania si manifestano contemporaneamente. In presenza di uno stato misto l‟umore varia rapidamente e si accompagna ad attività maniacali e pensieri depressivi. Gli stati misti sono una combinazione di manifestazioni depressive e maniacali (o ipomaniacali) e distinguono i disturbi bipolari dalla controparte unipolare.

Gli esempi più tipici sono rappresentati dal pianto momentaneo al culmine dello stato maniacale o dalla fuga delle idee nel contesto di uno stato depressivo. In almeno 1/3 delle persone con disturbo bipolare l‟intero episodio (o una serie di
episodi) si manifesta sotto forma di episodio misto (Williams P., 2001).

Una presentazione sintomatologica comune consiste in elevazione disforia dell‟umore, pianto, diminuzione del sonno, fuga delle idee, megalomania, irrequietezza psicomotoria, ideazione suicida, deliri persecutori, allucinazioni uditive, perplessità e confusione.

Questo quadro di presentazione è chiamato mania disforia, cioè con sintomi depressivi preminenti sovrapposti a una psicosi maniacale. La mania disforia spesso colpisce il sesso femminile e le persone con un temperamento depressivo. La parola
disforia significa semplicemente infelicità; esprime un senso di disagio legato al 12 proprio ruolo sociale e culturale, disforia di genere, oppure un disagio legato al proprio sesso genetico come la disforia legata al sesso (Gabbard G.O., 1992).

L’abuso di alcool e di farmaci ipnotico-sedativi contribuisce allo sviluppo e all‟aggravamento degli stati misti. Gli stati misti depressivi vanno considerati più precisamente come intromissioni di sintomi ipomaniacali o di tratti iper-timici, in un
episodio depressivo maggiore con ritardo psicomotorio. Il quadro clinico è costituito da irritabilità, urgenza dell‟eloquio sullo sfondo del ritardo, estrema stanchezza, rimuginazioni di colpa, ansia libera, attacchi di panico, insonnia intrattabile, aumento della libido, apparenza istrionica ma con espressione genuina di sofferenza depressiva e, nei casi estremi, ossessioni e impulsi al suicidio (Gabbard G.O., 1992).

Circa il 70% dei pazienti con tali disturbi, quando giunge all‟osservazione dello specialista, ha già sofferto di almeno due episodi maggiori, mentre una percentuale molto più alta ha presentato episodi minori di breve durata risolti spontaneamente.

Nel valutare la periodicità occorre tener conto di diversi fattori, tra cui la durata del singolo episodio e dell‟intervallo tra gli episodi, le modalità di successione delle diverse fasi della malattia, la comparsa di ciclicità rapida o continua, la tendenza alla
cronicità.

La durata di ciascun episodio è variabile da caso a caso ma tende ad essere relativamente costante nello stesso paziente. Il tempo che intercorre tra un episodio e l’altro, detto “intervallo libero”, varia considerevolmente, oscillando da qualche ora
fino ad alcuni decenni.

E’  stato rilevato che la durata di questo intervallo in genere tende ad una spontanea e graduale riduzione nelle fasi iniziali della malattia, per poi stabilizzarsi dopo un certo numero di ricadute (Morita H., 1993).13

Se da una parte ciclicità e ricorrenza rappresentano caratteristiche indipendenti dalla gravità dei sintomi del singolo episodio, dall’altra esiste una relazione tra numero di episodi e prognosi.
L’evoluzione dei disturbi dell‟umore appare indipendente dalla gravità delle fasi della malattia. Pazienti con gravi episodi di depressione e mania possono rispondere in maniera rapida e completa agli interventi terapeutici con ritorno ad un buon adattamento nelle fasi dell‟intervallo libero, quando cioè non sono presenti i sintomi.

Bisogna tener presenti quali sono i sentimenti che accompagnano il trattamento del disturbo bipolare. Per moltissime persone il trattamento del disordine bipolare porta ad una situazione di vita meno caotica e più soddisfacente. Alcune persone, tuttavia, credono che il trattamento causi emozioni e sentimenti confusi (Marano C., Hauser P., Regenold W.T., 2005).

A volte è difficile accettare di soffrire di una malattia medica cronica che può richiedere un trattamento a lungo termine, anche per tutta la vita. Alcuni sostengono che dovrebbero essere capaci di usare la forza di volontà per essere “come tutti gli altri”. Altre volte si può pensare che il fatto di essere trattati ci faccia etichettare come “matti” o “malati di mente cronici”. E‟ spesso difficile per i pazienti spiegare agli altri che il disturbo bipolare è una malattia medica e non “colpa di qualcuno”.

Ad alcuni pazienti sfuggono certe caratteristiche dei propri episodi maniacali (come se non le riconoscessero, perché si sentono “benissimo, come non prima”), molti non amano assumere dei farmaci quando si sentono in piena salute o trovano difficile prendere medicine per via degli effetti collaterali (Penna G., Manna M.G., Lancia V., Ascoli M., 1996).

È quindi molto importante parlare di questi pensieri e sentimenti con i membri della famiglia, gli amici e il medico di fiducia. Come in qualsiasi malattia un trattamento del disturbo bipolare che abbia veramente successo non può limitarsi al gesto
meccanico e abitudinario di prendere una “pillola”.

I pazienti devono essere incoraggiati ad imparare il più possibile le nozioni relative alla loro malattia ed al suo trattamento in modo da poter condurre una vita più soddisfacente e mantenere il loro livello normale di efficienza.

Non esiste un‟unica ragione alla base dell‟insorgenza del disturbo bipolare, ma è dimostrata la familiarità della malattia, il che lascia presupporre che i fattori genetici giochino un ruolo rilevante nella vulnerabilità del disturbo (Koukopoulos A., 2000)

di Paola Di Donato

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