Come affrontare una diagnosi di cancro

Secondo alcune statistiche tre famiglie su quattro devono fronteggiare una diagnosi di cancro nel corso del loro ciclo di vita. Se in questa valutazione vengono inclusi anche il ricordo e la narrazione di esperienze analoghe vissute nel corso delle generazioni precedenti, si può affermare che le malattie neoplastiche sono un evento molto frequente nella vita familiare.

Eppure, ogni volta che un membro della famiglia si ammala di tumore, questa evenienza viene vissuta come inattesa (oltre che come negativa, ovviamente): il cancro viene sempre percepito come un ospite sgradito che si presenta non invitato, occupa il nostro spazio domestico in modo invadente, ci impone radicali mutamenti delle nostre abitudini, influenza i nostri rapporti, condiziona il nostro futuro insieme.

Così, questa malattia incide in modo radicale sulla vita familiare e diviene una «cartina di tornasole» degli affetti e delle relazioni. Unisce alcune famiglie mentre per altre diventa una minaccia per l‟unità del gruppo: in ogni caso porta
dei mutamenti nella vita personale del paziente e dei suoi cari.

Il cancro è una malattia a lungo decorso, che necessita di tempi lunghi e intensi, che sconvolgono i ritmi di vita. Ammalarsi è, quindi, riorganizzarsi: riorganizzare se stessi, le proprie attività, il proprio tempo, la propria famiglia.

Ammalarsi significa organizzare la propria vita compatibilmente con i tempi che l‟iter di malattia richiede. Un iter di malattia molto lungo che inizia, solitamente, con una visita dal medico di base o dal ginecologo,con una serie di
esami si accertamento, che prosegue con una visita specialistica presso un oncologo e poi con la consultazione di un chirurgo, con l’attesa per il ricovero, con l’intervento chirurgico, quindi con una terapia post-operatoria

di Paola Di Donato

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