La diagnosi di schizofrenia nel DSM-5

La Schizofrenia del DSM-5

Innanzitutto notiamo subito un’evidente differenza nella nomenclatura che viene data al capitolo concernente i disturbi schizofrenici descritti nel DSM-5, invero è stata ripresa la disquisizione fatta nel DSM-IV-TR sulla definizione di spettro e si è deciso di cambiare la nomenclatura del capitolo, che viene ora definito “Disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici”.

Andando ad esaminare il suddetto capitolo osserviamo da subito una sostanziale differenza nell’impostazione rispetto ai precedenti manuali. Il capitolo che comprende, oltre la schizofrenia, altri disturbi psicotici e il disturbo schizotipico (di personalità), si apre con una dettagliata descrizione delle caratteristiche che definiscono i disturbi psicotici, ovvero deliri, allucinazioni, pensiero disorganizzato, comportamento motorio grossolanamente disorganizzato o anormale e sintomi negativi. Osservandoli singolarmente constatiamo che anche la specificazione data per descrivere i singoli sintomi è mutata, invero i deliri vengono definiti come convinzioni fortemente sostenute che non sono passibili di modifica alla luce di evidenze contrastanti, il loro contenuto, inoltre, può comprendere una varietà di temi e vengono così delineati differenti deliri, alcuni dei quali li abbiamo già visti nei manuali precedenti come: i deliri di persecuzione cioè la convinzione di poter essere oggetto di aggressioni o danneggiamenti; i deliri di riferimento cioè la convinzione che certi gesti o commenti siano diretti a se stessi; i deliri di grandezza cioè la convinzione dell’individuo di avere eccezionali capacità o fama. Mentre altri ci risultano completamente nuovi nella definizione che ci fornisce il DSM, ovvero: i deliri erotomanici cioè la convinzione erronea che un’altra persona sia innamorata di lui/lei; i deliri nichilistici cioè la convinzione che si verificherà un evento catastrofico; i deliri somatici concentrano l’attenzione su preoccupazioni che riguardano la salute e il funzionamento degli organi.

Per quanto concerne la allucinazioni, queste vengono definite nel DSM-5 come esperienze simil-percettive che si verificano senza uno stimolo esterno e che non sono sotto il controllo volontario, viene inoltre specificato che le allucinazioni devono verificarsi nel contesto di un sensorio integro, in quanto quelle verificatesi durante l’addormentamento (ipnagogiche) o durante il risveglio (ipnopomiche) sono da considerarsi all’interno della gamma di esperienze normali.

Mentre il comportamento motorio grossolanamente disorganizzato o anormale (compresa la catatonia) è rimasto fondamentalmente invariato nella definizione del DSM-5, troviamo nozioni in più nella descrizione che viene data del pensiero disorganizzato (eloquio); invero quest’ultima viene dedotta dall’eloquio della persona che può presentarsi in diversi modi, attraverso il passaggio da un argomento all’altro dell’individuo, definito deragliamento o allentamento dei nessi associativi; oppure l’individuo può rispondere alle domande in modo marginale e non correlato, ciò viene definito tangenzialità; infine può capitare, anche se raramente, che l’eloquio sia così gravemente disorganizzato da essere quasi incomprensibile, ovvero l’incoerenza o “insalata di parole”.

Infine secondo il DSM-5 i sintomi negativi spiegano una parte sostanziale della morbilità associata alla schizofrenia ma sono meno preminenti in altri disturbi psicotici; due sintomi sono comunque particolarmente significativi nella schizofrenia, invero la diminuzione dell’espressione delle emozioni e l’abulia. La prima viene definita da riduzioni nell’espressione delle emozioni facciali, del contatto visivo, dell’intonazione dell’eloquio (prosodia) e dei movimenti di mani, testa e volto che danno un’enfasi emozionale all’eloquio; mentre la seconda è una diminuzione nelle attività finalizzate volontarie spontanee, infatti l’individuo può restare seduto per lunghi periodi di tempo e mostrare scarso interesse nel partecipare ad attività. Oltre a questi due primi sintomi, i quali sono fondamentali nella schizofrenia, vengono delineati all’interno del manuale, anche altri sintomi negativi; troviamo quindi l’alogia descritta come una manifestazione di diminuzione della produzione verbale; l’anedonia che viene riferita alla diminuzione della capacità di provare piacere da stimoli positivi o da una degradazione del ricordo del piacere provato in precedenza; infine viene descritta l’asocialità come un’apparente mancanza di interesse nelle interazioni sociali e può essere associata all’abulia (APA, 2013).

Andando a concentrarci esclusivamente sulla parte riferita alla schizofrenia nella formulazione del DSM-5 notiamo che la definizione che viene data non varia da quelle precedentemente osservate, ovvero viene sempre delineata da sintomi caratteristici che comportano una gamma di disfunzioni cognitive, comportamentali ed emotive, ma nessun sintomo preso singolarmente può essere considerato patognomonico del disturbo; la diagnosi comporta sempre il riconoscimento di una costellazione di segni e sintomi associati alla compromissione del funzionamento lavorativo e sociale.

In generale vengono mantenuti anche i criteri diagnostici per tale disturbo, ovvero per diagnosticare la schizofrenia devono essere presenti almeno due dei sintomi del Criterio A durante il periodo di un mese, l’unica differenza con i precedenti manuali è che ora viene specificato che almeno uno di questi sintomi, necessari per la diagnosi, deve essere la presenza evidente di deliri, di allucinazioni o di eloquio disorganizzato. Vediamo i criteri diagnostici delineati nel DSM-5 nella Tab.1.

di Serena Lasorsa

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