Come ascoltare il paziente

Naturalmente per accettare una riflessione sul sostegno del paziente e quindi sull’ambito psichico ed emotivo della cura e della patologia, occorre ritenere valido il presupposto sistemico dell‟interrelazione profonda e dell‟inscindibilità fra psiche e soma. Anche se la relazione psiche – soma non è ancora nota con completezza, vi sono ormai evidenze in ambito scientifico, clinico e riabilitativo che dovrebbero orientare il pensiero e la progettazione della cura in tal senso.

Fra le esperienze più note e significative di questo tipo ricordiamo:

  • l’esperienza di Lidya Hall che introduce con successo la relazione con il paziente fra i parametri decisivi per una riabilitazione più rapida;
  • l’esperimento formativo sul personale infermieristico condotto in California da R. Bandler e J. Grinder che ottiene buoni risultati sulla diminuzione dei tempi di degenza.

Nel caso della ricerca si è pensato di realizzare un breve colloquio col paziente prima e dopo l’intervento chirurgico.
L’idea di fondo è che un colloquio di un certo tipo può aiutare il paziente ad affrontare “meglio” un intervento chirurgico che rappresenta un evento traumatico per definizione.

Dove per “meglio” si intende, sia una migliore autopercezione del paziente in relazione all‟intervento, sia il miglioramento di alcuni parametri oggettivi di risposta fisiologica. I due aspetti dell‟autopercezione e dei parametri oggettivi rilevati, in un’ottica sistemica sono naturalmente interdipendenti.

Se ci soffermiamo sull’autopercezione del paziente, ci riferiamo soprattutto alla percezione dell’ansia che il paziente ha per l’evento che lo attende.

Sappiamo che l‟ansia deriva dalla rappresentazione personale di un determinato evento. Il paziente innanzitutto tende a “pre – occuparsi” di quello che gli accadrà, si racconta, si “pre – vede” e “pre‐sente” l‟evento traumatico e le sue conseguenze. Queste attività sono innanzitutto attività rappresentative che il paziente usa per costruirsi il proprio quadro di riferimento psicocomportamentale in relazione all‟evento atteso; in sostanza per fornire una risposta adeguata a quella situazione. In funzione di tali rappresentazioni o mappe della realtà futura il paziente si farà un‟idea di quello che accadrà e preparerà la sua risposta a tutti i livelli del proprio sistema (biochimico, nervoso, endocrino, psicologico e comportamentale).14

La qualità della rappresentazione dipende da innumerevoli aspetti. Oltre ai dati, che il paziente conosce, in merito all’intervento (o in generale di un evento stressante), sono importanti le esperienze del passato, lo stato di salute, le relazioni famigliari e affettive e una serie di altre caratteristiche specifiche della persona che, semplificando, possiamo chiamare

Mappa della persona o tratto caratteriale. Secondo le situazioni può generarsi ansia e stress disfunzionale, detto anche distress, che può provocare, un recupero più difficile se non un aggravamento vero e proprio.

La rappresentazione, che il paziente “costruisce”, può costituire una limitazione delle proprie risorse di guarigione e come tale essere “disfunzionale” in quel contesto.

Tale rappresentazione può essere migliorata, con benefici effetti complessivi. In generale lo Stress è una risposta complessiva dell‟organismo (biochimica, nervosa, endocrina, psicologica e comportamentale) ai fattori ambientali interni ed esterni l‟individuo. Tale risposta ha funzioni di omeostasi e di difesa dell‟organismo. Lo stress, non è in se stesso “negativo” o meglio disfunzionale, sempre facendo riferimento alla funzionalità dell‟organismo e alla “funzione” di guarigione.

Rappresentazioni “impoverite” dell’esperienza come queste possono ridurre il livello di collaborazione del paziente con l‟equipe sanitaria, tendono ad aumentare le resistenze sia alle terapie sia ai cambiamenti di stile di vita, talvolta necessari. Gli aspetti emotivi alla base di queste rappresentazioni, concorrono a sostenere un sistema che può provocare forte distress.

La situazione fisica e le sensazioni psicologiche collegate all‟ansia concorrono a loro volta a creare o rafforzare emozioni coerenti come paura, sconforto, rabbia, creando così un circolo vizioso che si affronta nella maggioranza dei
casi in modo solo farmacologico. Ma a ogni rappresentazione impoverita del paziente potrebbero fare riscontro potenzialità e risorse che nel caso di quello specifico problema non sono utilizzate. Il paziente, comunque sia, ha affrontato e superato nell’arco della propria vita innumerevoli prove, costituendo e sperimentando le proprie risorse individuali (la capacità di affrontare e superare i propri momenti “difficili”).

Il paziente, con le relative differenze da caso a caso, quasi sempre ha in se quelle risorse psico – fisiche che possono aiutarlo ad affrontare in modo più efficace l’intervento. Allora il compito del Counselor o di un operatore nella relazione d’aiuto può essere indirizzato all’arricchimento di tale modello rappresentativo.

Lìoperatore aiuta il paziente a trovare o ritrovare quelle risposte di coping fatte di comportamenti, riflessioni, scoperte di significati e punti di vista, maggiormente funzionali al suo benessere e ad affrontare l‟intervento.

Affinché ciò si realizzi, nel paziente deve avvenire un cambiamento di prospettive, stati d’animo e fisiologici, significati percepiti.

Profondamente coerente con questo punto di vista, è il modello di ascolto proposto da C. Rogers che fa uso dell’ascolto attivo e della riformulazione.

Tale modello, integrato con la PNL è stato utilizzato nel momento formativo. Quando parliamo di Ascolto Attivo intendiamo un processo che permette di conoscere ciò che l‟altro ci vuole dire e ciò che l‟altro è. Il dialogo presuppone
sempre l’ascolto dell‟altro e di noi stessi e occorre farlo con il cuore, con la mente e con tutto il corpo, un coinvolgimento che sia totale.

Perché l’ascolto sia attivo occorre:

  • Concentrazione;
  • volontà;
  • impegno;
  • cultura;
  • equilibrio (serenità, senza reazioni impulsive);
  • disponibilità affettiva ed empatica.

Ci sono due modalità di Ascolto Attivo Autentico:
Ascolto critico: modello più razionale. Osserva in maniera precisa, scopre tutte le contraddizioni e le fa notare (attenzione all’ipercritico).

Ascolto Empatico: è più emotivo ed affettivo (attenzione all’iperempatico). Ma come si può aiutare un paziente in attesa di un intervento, applicando ciò che abbiamo detto?

Le tecniche che abbiamo imparato sono estremamente semplici e riguardano soprattutto come ascoltare il paziente e come domandare.
Certamente le tecniche e il saper fare sono importanti, ma gli elementi determinanti sono sempre collegati alla relazione che si crea fra il counselor o operatore d‟aiuto (come nel nostro caso) e il paziente.
Nel paziente occorre innanzitutto l‟accettazione della persona che gli offre aiuto e della relazione che si crea. Nell‟operatore occorrono le capacità e le competenze per rendere profondamente empatica questa relazione. Questo “saper essere” del counselor, contiene in se la disponibilità, il rispetto, il mettersi in gioco anche emotivamente per nuove conoscenze, l’accettazione dell’altro, l’autenticità. Il “saper essere” è la caratteristica decisiva dell’operatore.

Paola Di Donato

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