La Relazione Padre Figlio secondo Freud

freud-padre-figlioIl ruolo del padre secondo Freud – Il padre nel Novecento

Tra la fine dell’ Ottocento e i primi anni del Novecento, avviene, probabilmente, la più grande rivoluzione della concezione di paternità. Tutto ciò avverrà nel chiuso di uno studio medico austriaco. Infatti nello studio della paternità giocano un ruolo fondamentale le teorie della psicoanalisi e in particolare di Sigmund Freud. I concetti elaborati da Freud come l’inconscio e il complesso edipico hanno inciso profondamente nell’elaborazione del pensiero moderno[1]. In particolare , la prima elaborazione del complesso edipico fu formulata da Freud nell’Interpretazione dei sogni, opera molto nota, da lui pubblicata nel 1899. In un passo del libro, Freud spiega la ragione per cui sognare da bambini la morte dei propri genitori esprima il desiderio inconscio che questi muoiano davvero, quando per Freud il sogno è quasi sempre l’appagamento di un desiderio. La ragione di questo meccanismo edipico sta nel fatto che il figlio vive fin da piccolo un’attrazione per il genitore di sesso opposto e un senso di gelosia e rivalità verso l’altro[2].

L’ambivalenza emotiva nella relazione padre figlio

Anche se l’espressione complesso edipico non era stata ancora formulata , ne era già stato spiegato in questo contesto il meccanismo. In seguito Freud approfondirà l’aspetto dell’ambivalenza nel rapporto che lega il padre al figlio dicendo che, fra tutte le immagini createsi nell’infanzia , nessuna è più importante per l’individuo di quella del proprio padre. Un bisogno di tipo organico ha introdotto, secondo Freud, un’ambivalenza emotiva nel rapporto tra padre e figlio[3].

Il bambino deve ammirare e amare suo padre in quanto lo vede come la più saggia e la migliore tra le creature ,ma quest’ultimo con il suo strapotere disturberà la vita pulsionale del figlio, diventando un modello da imitare ma anche da togliere di mezzo per poter prendere il suo posto e sposare la madre. Un altro punto importante nella teoria di Freud è il distacco dal padre[4]. Quando il fanciullo comincia a uscire dalla stanza dei bambini e comincia ad affacciarsi al mondo reale , scopre delle cose che scalzano la sua originaria ammirazione per il padre e determinano il suo distacco da questo suo primo ideale. Egli scopre che suo padre non è l’essere più potente, più saggio e più ricco della terra, piuttosto comincia a diventare scontento di lui, impara a criticarlo e a valutare la sua posizione sociale; inoltre, di solito, fa pagare al padre la delusione che egli gli ha procurato: tutto ciò che nella nuova generazione appare denso di promesse, ma anche tutto ciò che essa ha di urtante è determinato da questo distacco dal padre.

Il superamento del complesso edipico permetterà la costruzione del Super-io e uno sviluppo psichico normale; nel caso contrario si arriva alla nevrosi[5].

Un critica rivolta alla psicoanalisi sulla relazione padre figlio

Una forte critica viene rivolta alla psicoanalisi, in quanto viene ritenuta responsabile della ”scomparsa” del padre contemporaneo, avendo come fondamento l’idea dell’uccisione del padre. Giuditta Lo Russo (1999) sostiene che  proprio quei figli che, come generazione hanno contribuito più di ogni altra alla liquidazione del padre e che sono stati gli ultimi ad avere come padre un uomo tiranno e distante, sono però i padri di oggi. Questi padri, per non lasciarsi uccidere dai figli, obbediscono ai loro figli. La situazione si è quindi attualmente capovolta : in passato erano i padri a comandare e i figli si preoccupavano di essere come i padri li volevano; ora è il figlio che detta legge e il padre si sforza di essere come il figlio lo vuole.

Se tutti conosciamo i disastri inflitti dai padri tiranni, non meno disastri rischiano di compiere questi padri messi in ginocchio dai figli.

Infatti questi figli che possono apparire in un primo momento vincenti nel rapporto con il padre , rischiano però di essere pericolosamente perdenti in quel processo di crescita che è prima di tutto indipendenza, autonomia, emancipazione dalle figure genitoriali[6].

Nel secolo Novecento è possibile ritrovare un forte atteggiamento anti-paterno anche nella letteratura.

[1] Ibidem

[2] Ibidem

[3] Maurizio Quilici, Storia della Paternità, Fazi Editore,Roma,2010

[4] Ibidem

[5] Ibidem

[6] Federica Bertocchi, Sociologia della Paternità, CEDAM, Padova, 2009, p. 36

di Carlotta Sabbatini

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