Perché un bambino ruba

Consideriamo quelle forme di furto che non rientrano nei disturbi della condotta, ma che, iniziando in età infantile, poi possono sfociare in quei disturbi della condotta che abbiamo già visto. Furto è l’indebita, volontaria appropriazione di oggetti appartenenti ad altri:

  • ci deve essere la coscienza che l’oggetto appartenga ad altri;
  • l’azione, che deve avere il carattere della volontarietà, deve essere svolta da un soggetto che abbia chiari i concetti di “bene” e “male”: quindi, il furto assume il carattere di abnormità solo ad un certo punto dell’evoluzione maturativa.

A seconda delle motivazioni possiamo fare una classificazione di tipo psicopatologico:

  1. nelle età precoci spesso è una compensazione di carenze affettive o espressione di disagio di fronte a situazioni familiari disturbanti: l’oggetto rubato soddisfa il desiderio di affetto;
  2. il furto può costituire compensazione di più o meno consci sentimenti di inferiorità o di problemi di auto identificazione: in età infantile ci si appropria dell’oggetto di un compagno ammirato ( → valore simbolico), in adolescenza il furto ha valore di esibizione con significato di sfida;
  3. può essere espressione di una organizzazione nevrotica di tipo ossessivo-compulsivo, soprattutto nell’adolescenza: solitamente il valore dell’oggetto non ha importanza, ma ci si appropria di esso impulsivamente, dietro una spinta quasi cleptomane.

Il destino degli oggetti rubati è vario: a volte vengono utilizzati, atre volte distrutti o buttati via, oppure dimenticati in luoghi dove gli adulti possano rinvenirli, e, in questo caso, prevale il senso di colpa o il desiderio di informare l’adulto sul disagio interiore che l’ha causato. Nei casi di questi comportamenti abnormi è bene che la famiglia adotti atteggiamenti idonei: sono ruoli che possono avere molta influenza sulla evoluzione della condotta abnorme.

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