Come Affrontare l’Anoressia Nervosa

Se ne parlò per la prima volta nella II metà dell’800 come di una forma particolare di malattia che insorge in giovani donne con personalità isterica; attualmente, invece, è definita come sindrome a sé stante caratterizzata da un comportamento alimentare e non dalla personalità sulla quale può instaurarsi.

Secondo il DSM-IV per la diagnosi di a. devono esserci i seguenti criteri:

  • rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o pari al peso minimo normale per l’età e la statura: esso deve essere inferiore dell’85% rispetto a quanto previsto (Il peso si calcola con il BMI (peso in kg ed altezza in metri al quadrato). Il minimo è 17,5
  • intensa paura di acquistare peso o diventare grassi anche quando si è sottopeso;
  • alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, con influenza di questo sui livelli di autostima;
  • amenorrea da almeno 3 mesi ( con conseguenti alterazioni endocrinologiche).

I due sottotipi sono:

  • con restrizione à il soggetto in questo quadro vive il cibo con ansia a causa del conseguente aumento di peso, e spesso pratica ossessivamente esercizio fisico;
  • con abbuffate/condotte di eliminazione à il soggetto nasconde ai familiari grandi ingestioni di cibo e al termine dell’abbuffata, a causa dei sensi di colpa e della depressione che lo prende, cerca di rimediare liberandosi del cibo attraverso vomito autoindotto, uso smodato di lassativi o diuretici, aumentando l’attività sportiva, ecc.

La sindrome compare solitamente nelle ragazze in tarda età adolescenziale, con picchi ai 14 e ai 18 anni. L’inizio è solitamente graduale, a volte segue ad un evento scatenante. I soggetti giustificano la scarsa assunzione di cibo con la mancanza di appetito, difficoltà digestive, senso di gonfiore. A volte è uno stato che segue ad una dieta spesso causata da motivi professionali o sportivi, ma quando il peso desiderato viene raggiunto, la dieta viene proseguita e inizia il comportamento anoressico con la tipica avversione per il cibo. In realtà, la paziente dichiara di avere fame ma di dover rinunciare al cibo per paura dei disturbi che dice di accusare; a volte accade, invece, che i soggetti negano di desiderare il cibo ma invece se ne astengono con fatica, vincendo il senso di fame con grande interesse alla loro preparazione, alla ricerca di ricette, alla preoccupazione che i familiari si alimentino. Per quanto riguarda la dieta personale, le anoressiche hanno una cura eccessiva e ossessiva per le quantità, le tabelle nutrizionali, accettano solo determinati alimenti, ecc. e a volte accumulano riserve di cibo di nascosto dai familiari per far fronte alle abbuffate.

Le conseguenze sono una riduzione del peso corporeo (inferiore almeno dell’85%), che l’anoressica non riesce più a valutare né sul piano estetici né su quello della salute: appare soddisfatta della propria eccessiva magrezza, tanto che la Bruch considera questa incapacità di corretta valutazione delle caratteristiche somatiche uno dei sintomi tipici dell’anoressia col significato di delirio. Infatti, il peso da queste ragazze viene vissuto con ansia e ogni perdita ponderale viene vissuta come un incentivo a mantenere il nuovo peso e un rinforzo per l’autostima.

Caratteristiche della personalità pre-morbosa delle anoressiche è che sono ragazze docili, ubbidienti, scarsamente tendenti all’opposizione nei rapporti con i familiari, poco portate alla socializzazione o alle relazioni sentimentali. Quando la sintomatologia inizia, il loro comportamento muta ed esse diventano sempre meno docili, più oppositive, capricciose, molto reattive ai comportamenti preoccupati dei genitori, comunque non portate per i rapporti interpersonali. I sintomi somatici sono il forte dimagrimento e l’eventuale uso di lassativi o vomito indotto nei soggetti dediti a condotte di eliminazione dopo le abbuffate; spesso segue il ricovero ospedaliero. L’incidenza di questo disturbo è notevolmente aumentata nel contesto culturale occidentale .

Ci sono anche caratteristiche ricorrenti nelle famiglie delle anoressiche: una organizzazione piuttosto rigida in cui si considera un grande valore l’unità familiare, almeno in apparenza. Predomina decisamente la figura materna, mentre quella paterna è in secondo piano, magari impegnato nella carriera e in famiglia dispotico e autoritario. Spesso la figura materna è frustrata da una mancata o interrotta carriera professionale, pertanto concentra le sue cure sulle figlie. Spesso in queste famiglie esistono rituali precisi per l’assunzione dei pasti, insomma, si tratta di contesti familiari che tendono a cristallizzare al loro interno i ruoli di membri: l’anoressica finisce col rifugiarsi dietro la malattia per deresponsabilizzarsi nei confronti di una famiglia che avverte come falsa, ambigua.

Per la Bruch alla base del comportamento anoressico sta l’incapacità di decodificare i segnali di fame e sazietà provenienti dal corpo, deriva dal primitivo rapporto madre-figlia nei primi mesi di vita: la madre offre ogni attenzione alla figlia non rispondendo ai suoi effettivi bisogni, bensì in base alle proprie decisioni e sensazioni, non codificando correttamente le richieste. Mentre in una situazione adeguata la bambina impara ad associare la soddisfazione ottenuta dal cibo con i propri bisogni, dal momento che la madre decodifica correttamente le richieste di cibo rispetto alle altre manifestazioni, nelle anoressiche ciò non è accaduto. Nell’interpretazione psicoanalitica il comportamento anoressico esprime la risposta a qualsiasi situazione conflittuale si presenti nel corso della vita in soggetti nei quali esperienze infantili particolari abbiano indotto una fissazione della fase orale.

Le terapie spesso intervengono prima sul decadimento somatico, e quindi, sui problemi psichici. Importante è la psicoterapia, che deve lottare contro l’atteggiamento freddo delle anoressiche verso i rapporti interpersonali; molto utilizzata è la terapia del gruppo familiare.

Incidenza: da 0,5 a 1%, ma maggiore se si considerano anche i “disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati”, nei quali non c’è amenorrea ed il peso, nonostante cali, si mantiene entro la norma.

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