Ansia nei bambini di 4,5,6,7,8 anni: sintomi, cura, consigli dello psicologo

Manifestazioni, terminologie e sintomi

Le sindromi ansiose sono variegate e si manifestano in età precoce, con rischio di continuità psicopatologica in fasi evolutive successive ed in età adulta.

L’ansia è un’esperienza intrinseca all’individuo, normale risposta innata all’assenza di persone che assicurano e trasmettono sicurezza, minaccia alla propria persona, alle proprie idee. Le manifestazioni possono essere soggettive ed oggettive, variando da uno stato di vigilanza ad un senso di catastrofe imminente, con mancata reattività, stato di irrequietezza e modificazioni neurovegetative. L’ansia può avere valore adattivo e fino a 30 mesi riflette l’attaccamento del bambino ai suoi caregivers, la capacità di distinguere persone amate da estranei.

Ansia per estraneo, ansia di separazione, paura del buio e di animali immaginari sono tipici dell’età prescolare.

Ansia di prestazione, ansia sociale, preoccupazioni di natura interpersonale riguardano ragazzino e adolescente con sviluppo di mentalizzazione, pensiero prospettico, capacità di anticipazione degli eventi.

Ansia, angoscia, paura, preoccupazione, sono ascrivibili lungo un continuum che va da uno stato fisiologico ad una progressiva mentalizzazione della condotta.

L’ansia comporta l’attivazione di risorse fisiche e mentali, in presenza di qualcosa non immediatamente identificabile. L’ansia acuta è sperimentata come un senso travolgente di paura e comincia come reazione a determinati stimoli. L’ansia generalizzata è una modalità di apprensione più diffusa, che tiene il soggetto in uno stato costante di vigilanza con attivazione del sistema nervoso autonomo.

L’angoscia è lo stadio più grave dell’ansia, che provoca sensazioni di malessere e manifestazioni somatiche di tipo neurovegetativo.

La paura predispone l’organismo in situazione di emergenza con l’attivazione di difese che si traducono in atteggiamenti di attacco e fuga, di fronte a situazioni di pericolo reale o fantasmatico.

La preoccupazione è una condizione simile alla paura, riferendosi a situazioni circoscritte.

Freud (1925) distingueva fra paura di fronte ad una situazione reale (angoscia reale o automatica) una risposta innata ed involontaria ad un pericolo esterno o interno e paura senza oggetto (angoscia segnale) una risposta di paura appresa in previsione di un pericolo interno inconscio o esterno con funzioni di segnale d’allarme rispetto a situazioni traumatiche (esterne) o conflittuali (interne).

L’ansia appresa si divide in tre forme:

Gli attacchi di panico sono brevi episodi di terrore panico con reazioni del sistema nervoso simpatico (aumento del battito cardiaco e respiro corto ed affannoso). L’ansia anticipatoria è innescata da un segnale preciso reale o immaginario, che viene associato al pericolo. L’ansia cronica è data da uno stato di tensione persistente non riducibile a minacce esterne evidenti.

Durante lo sviluppo della personalità l’ansia ci prepara ad affrontare un pericolo o una minaccia potenziale, contribuendo a farci superare circostanze avverse, favorendo la crescita personale. L’ansia è patologica quando diventa troppo intensa e persistente o non serve più a segnalare un pericolo.

Nell’età evolutiva sembra esistere un continuum di ansia e paure con caratteristiche e sfumature diverse, basate su gradi differenti di diversa gravità.

Nella valutazione clinica si deve considerare, oltre ai sintomi, il problema della limitazione nel funzionamento emotivo-adattivo-personale. Molti sintomi clinici nell’età evolutiva sono dimensioni fluide della psicopatologia, sono proteiformi. Il quadro clinico risultante più che un’entità è un processo, che organizza risposte emotive e comportamentali connesse a complesse interazioni fra temperamento, sviluppo, ambiente.

La diagnosi categoriale in età evolutiva è limitata e i predittori più consistenti non sono le repliche precoci, ma i fallimenti adattivi nei compiti e nei percorsi evolutivi, che si presentano in specifiche età di sviluppo.

Bambini in età prescolare sono più dipendenti dai loro caregivers, hanno minore controllo sulle loro attività e relazioni, la loro ansia può essere limitata grazie alla riduzione a situazioni ansiose da parte del caregiver.

La limitazione del funzionamento andrà valutata in relazione all’impatto dell’ansia del bambino su sviluppo emozionale, cognitivo, sociale e in base all’impatto sul funzionamento della famiglia. Sono emerse critiche al DSM-IV in quanto non sono sufficientemente considerate le difficoltà fra caratteristiche temperamentali di inibizione e disturbo d’ansia.

È difficile valutare l’ansia del bambino a causa delle limitate capacità verbali e cognitive. Esiste una difficoltà nel definire la differenza fra ansia e paura, che può essere eccessiva o inappropriata dal punto di vista evolutivo.

I criteri del DSM sono stati adattati per essere applicabili a bambini di età superiore ai 2 anni.

Ansia o paura di ciascuno specifico disturbo per essere considerati un sintomo possibile devono:

  1. causare angoscia nel bambino o portarlo ad evitare attività o situazioni associate all’ansia e alla paura;

  2. verificarsi durante due o più attività della vita quotidiana o all’interno di due o più relazioni;

  3. essere incontrollabili almeno per un po’ di tempo;

  4. limitare funzionamento del bambino, della famiglia, e\o del livello di sviluppo atteso;

  5. essere persistenti (fobia specifica e fobia sociale per almeno quattro mesi).

Non esistono ancora consistenti evidenze di ricerca sulla validità di queste affermazioni, ma esse offrono al clinico una guida per valutare i sintomi ansiosi del bambino in età prescolare.

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