Aereo Caduto in Francia: il pilota Andreas Lubitz era davvero depresso?

Andreas Lubitz è il nome del copilota tedesco che ha fatto schiantare l’aereo Germanwings (compagnia low cost di Lufthansa) contro le Alpi Francesi, facendo morire così ben 150 persone, di 144 passeggeri, 4 persone di staff, se stesso e il comandante. Di fronte a un disastro simile, il luogo del disastro si trasforma in una scena del crimine e il pubblico si trasforma in un set di investigatori.

Chi era Andreas Lubitz? Perché ha ucciso se stesso e 150 persone? Molte le ipotesi, forse ancora pochi i dati a nostra disposizione per trarre conclusioni definitive. I media troppo spesso agitano lo scandalo, agitano il problema, senza però offrire spunti ed idee per prevenire il disastro.

Ipotesi 1 – Depressione Clinica

La prima ipotesi agitata dai media è quella di depressione clinica,  smentita poi dall’ospedale nel quale era in cura. E’ forse questo l’agito medio di una persona con una depressione clinica? Possiamo pensare ad un’ipotesi di depressione pura in questo caso? Cercheremo di capirlo con gli altri dati a nostra disposizione.

Ipotesi 2 – Doppia Personalità

Leggo una seconda ipotesi su Il Fatto Quotidiano che trovo quantomeno affrettata, si legge chiaramente nell’articolo che “emerge una doppia personalità dell’uomo”. E la certezza di questa diagnosi, deriva da un parere della ex-ragazza che riferisce che Andreas Lubitz era a tratti “molto tenero”, “aveva bisogno di amore”, quando si parlava di lavoro invece era nervoso, affermava di essere sotto pressione e poco pagato.

Non è di certo questa affermazione che possa farci pensare a una diagnosi di doppia personalità di Andreas Lubitz. E’ plausibile che una persona in  condizione di stress lavoro correlato possa vivere sentimenti di rabbia ed in altri momenti avere comportamenti di richiesta di aiuto. E questo non ha niente a che vedere con la diagnosi di doppia personalità. L’irascibilità è poi contesto-specifica, e, almeno da quanto emerge dai giornali, non si parla di cicli dell’umore. Ricordiamoci inoltre che possiamo aspettarci un’ incompatibilità tra una persona e la sua fidanzata, soprattutto in un momento di forte stress.

Inoltre, almeno da quanto riferisce la ex fidanzata, si trattava di una persona “molto tenero” e “aveva bisogno di amore”, nulla ci dice nella sua descrizione sulla depressione clinica, che ha tra i suoi capisaldi il ritiro sociale.

Ipotesi 3 – Stress Lavoro Correlato + Struttura di Personalità non sana

Terza ipotesi, ed è forte quella su cui abbiamo diverse è ipotesi è quella di un forte stress lavoro correlato che ha impattato su una struttura di personalità non sana, la cui definizione non può che restare in mano ai professionisti che si sono occupati della salute di Andreas Lubitz.

Ad oggi sappiamo che Andreas si arrabbiava per il troppo lavoro, lo stipendio troppo basso, il rischio di non poter raggiungere il suo sogno: quello di diventare comandante per Lufthansa. Si era svegliato, inoltre, una volta dicendo “precipitiamo!”, sappiamo inoltre che era stato in cura.

E’ forse questa, al momento, l’ipotesi più accreditata, per i pezzi mancanti, probabilmente, i dati più affidabili possono provenire solo dal personale sanitario e dalle persone che sono state più vicine a lui.

Sembra Inoltre necessario riflettere sulla parola “suicidio” , sull’uso che i giornali ne fanno e sul significato di questo ultimo e disperato comportamento che un essere umano può mettere in atto. Questi eventi ,oltre a farci riflettere sulla già citata prevenzione e sul fondamentale controllo, possono aiutarci a capire che cosa è il suicidio? Come possiamo prevenire o riconoscere atti suicidiari? Che importanza ha questo fenomeno nella nostra società? L’Organizzazione Mondiale della Sanità (1975) definisce il suicidio come “un atto a esito fatale che il soggetto, con la coscienza e l’aspettativa di un esito fatale, ha pianificato e portato a termine per ottenere lo scopo desiderato di morire” , distinguendolo dal tentato suicidio che è invece “un atto non abituale con esito non fatale e dal parasuicidio di cui fanno parte il rifiuto delle terapie in caso di malattie croniche o la scarsa adesione a consigli terapeutici e a misure preventive. Il suicidio quindi non è un atto casuale e privo di significato ma un atto che la persona ha più volte immaginato e sulla cui modalità la persona ha riflettuto. E’ un atto di liberazione da una situazione divenuta insostenibile , venendo spesso vissuto come l’unica risposta possibile alla ricerca di una soluzione , o all’insopportabilità della sofferenza psicologica. La disperazione ,la sensazione di abbandono , l’impossibilità ad essere aiutato sono tutti vissuti emotivi tipici di chi intende suicidarsi. Altro dato importante è sicuramente l’emissione ,da parte di chi vuole suicidarsi ,di segnali di preoccupazione , lamenti , comportamenti sospetti come la recente modifica del testamento o l’accumulo occultato di pillole. Prima dell’agito può perciò verificarsi anche una vera e propria verbalizzazione dell’idea suicidaria : “Non c’è niente che io possa fare, eccetto uccidermi..”, “..almeno mi tirerò fuori da questo tormento”. Sappiamo che nel 2000 circa un milione di persone è morto per suicidio , considerato inoltre una delle maggiori cause di morte in particolare tra i giovani, caratterizzato da una multicausalità e da una incidenza maggiore nel genere maschile. Infine più del 90% di colore che si suicidano hanno un disturbo psichiatrico diagnosticabile al momento della morte, come depressione , disturbi bipolari, schizofrenia , disturbi di personalità e tossicodipendenza. Tutto questo deve quindi farci riflettere sull’importanza della valutazione del rischio di suicidio in tutti questi soggetti indagando fattori di rischio sociodemografici, stressor attuali , presenza di abuso di alcol o di altre sostanze e presenza di eventuale ideazione suicidaria. In conclusione si vuole sottolineare come tra gli interventi di prevenzione primaria , che hanno come scopo quello di neutralizzare o contrastare l’instaurarsi di fattori di rischio per il suicidio vi è l’educazione alla popolazione sulle malattie mentali , la riduzione dello stigma nei confronti di quest’ultime e infine l’educazione dei mass media alla presentazione delle notizie inerenti il suicidio che dovrebbero quindi attenersi a linee-guida elaborate per evitare che i soggetti più fragili che vengono esposti a programmi o a notizie in cui si parla di suicidio possono essere indotti a mettere in atto tale gesto. Quindi l’atteggiamento di tutti coloro che si relazionano a fenomeni come il suicidio dovrebbe essere quello di grande ascolto della persona sofferente, di profonda riflessione prima di azzardare etichette, e di massima attenzione verso la soggettività.

La Selezione del Personale e il Monitoraggio Clinico sono importantissimi nel caso dei piloti aerei.

Ciò che dobbiamo ragionevolmente chiederci è: quali sono i processi di selezione del personale? Come è possibile migliorarli, quali sono le procedure corrette e le compagnie che utilizzano tali procedure? Come vengono gestite le telefonate di emergenza nelle compagnie aeree?

Quando una società si rende conto dei problemi clinici di uno dei conducenti cosa fa per risolvere il problema? Minaccia un licenziamento, un declassamento o si prende carico del problema del suo dipendente per aiutarlo a lavorare meglio? Per affrontare il problema clinico. Sono forse queste le domande che dovremmo porci di fronte a un disastro di questo tipo.

Igor Vitale – Psicologo, Relatore Internazionale, Autore

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dott.ssa Carlotta Sabbatini

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