Psicoanalisi Criminale: Come Nasce un Criminale Secondo Freud

freudUtilizzo della chiave di lettura della psicoanalisi anche per l’identificazione di alcuni meccanismi della criminogenesi. Franz Alexander e Hugo Staub 1929 → condotta criminosa intesa come effetto di molteplici modalità dello svincolo dal controllo del SI, identificano diverse condizioni nelle quali il controllo dell’istanza superiore si riduce fino a sparire, secondo lo schema seguente:

  • normalità o integrazione sociale è rappresentata dal pieno controllo del SI sul mondo pulsionale: vi è conformità di condotta e rispetto delle regole
  • delinquenza fantasmatica il controllo delle pulsionalità antisociali è pienamente efficiente sul comportamento, ma gli istinti antisociali più pressanti vengono sfogati tramite fantasie (dislocazione), identificazione con i criminali o ammirazione.
  • delinquenza colposa (motivata da imprudenza, negligenza, senza volontà di ledere) può essere interpretata con il meccanismo della dislocazione delle pulsioni aggressive: aggressività, dopo che il SI non consente che si realizzi come violenza volontaria sulle persone, verrebbe estrinsecata attraverso una condotta imprudente o negligente, che provoca ugualmente danno. Adler parlerà della negligenza come fattore criminogenetico, interpretando il reato colposo quale estrinsecazione di aggressività repressa.
  • delinquenza nevrotica, la condotta criminale è sintomo di una situazione conflittuale, il SI non ha completamente rinunciato al controllo dell’antisocialità, che si realizza per l’esistenza di profondi contrasti interiori che trovano una possibilità di soluzione nella condotta deviante, che non è effetto di un progetto razionale  o di un ideale dell’io di tipo consapevole, ma una sorta di ripiego per eliminare la tensione delle conflittualità interiori. La rara delittuosità nevrotica, non essendo completamente accettata, si accompagna a sensi di colpa; la delittuosità per senso di colpa o certe forme di cleptomania sono esempi di criminalità dalle dinamiche eccezionali, ove il comportamento è frutto di conflitti nevrotici e non di motivazioni accettate senza conflitto o assenza di valori morali.
  • delinquenza occasionale e affettiva, momentaneo slivellamento del controllo del SI, si attua solo in circostanze eccezionali, favorevoli allo svincolo delle controspinte superiori. Delittuosità da causa emotiva, delitti passionali, violenti ecc. E’ commessa in situazioni particolarmente propizie, quando c’è ampia possibilità di non essere scoperti, o quando un oggetto desiderato è offerto in modo suggestivo (supermercato).
  • delinquenza normale è lo stadio ove il controllo del SI cessa e l’Io può realizzare senza ostacoli le pulsioni aggressive ed antisociali; il delinquente non si sente in colpa.
  • Super-Io anomalo, strutturato come criminale, gli ideali dell’Io e la rappresentazione interiore della coscienza sociale sono rovesciati, strutturati in modo antisociale e il soggetto adegua la sua condotta criminale alla distorta struttura superegoica.

Come Comprendere la Criminogenesi e la Criminodinamica

Altri contributi psicoanalitici sono stati usati per comprendere la criminogenesi e la criminodinamica, così se si prendono in considerazione i rapporti con la famiglia e il processo di formazione del SI, si comprende come l’armonica struttura dell’istanza superiore possa essere compromessa dai disturbi nel rapporto con le figure parentali. Identificazione con figure genitoriali è il primo nucleo attorno al quale si formerà il SI: assenza, lontananza, negligenza, eccessiva autorità, debolezza, iperprotezione, indifferenza e carenza di affetto dei genitori sono causa di disturbo nella formazione del SI, favorendo la condotta criminosa; l’identificazione con figure parentali antisociali può concorrere alla formazione di un SI criminale. Situazioni anomale di ordine affettivo: rifiuto di affetto, indifferenza, estraniazione sono alla base di sindromi da carenza affettiva, possibili cause di frustrazione e  e delle reazioni di ipercompensazione legate → certe condotte  criminose sono state intese come una sorta di indennizzo delle deprivazioni affettive infantili. Il b\o impara le regole perchè ha un rapporto affettivo, non impara da chiunque, quindi si sviluppa in modo armonico anche per l’apprendimento delle regole perchè è amato; indagine su 44 ladri minorili paragonati ad altrettanti minori con caratteristiche simili ma senza reati (Bowlby 1944) rilevò che il comportamento antisociale del primo gruppo poteva ricondursi a disturbi del carattere dovuti a deprivazioni affettive sofferte nella prima infanzia. E’ alto il grado di associazione tra anaffettività, delinquenza cronica e separazione madre-bambino; rubare è comprensibile in termini di compensazione (essendo le prime soddisfazioni libidinali di carattere orale -dovute all’esaudimento di un desiderio di cibo da parte della madre- esse rappresentano una sorta di pegno dell’amore di costei; se questo amore viene a mancare rubare diviene un’azione rivolta a compensare la mancanza impossessandosi del simbolo -cibo o denaro per procurarselo- equivalente all’affetto ricercato) non solo per il furto: la perdita dell’oggetto di amore porta a rifiutare ogni legame affettivo per timore di perderlo nuovamente e, addirittura, può condurre ad organizzare un meccanismo di difesa volto a proteggere dalla paura di essere di nuovo deprivato dell’affetto, con il mezzo più radicale della distruzione dell’altro.

Identificata anche una delinquenza per senso di colpa: alcuni soggetti agirebbero in modo criminoso solo per essere poi puniti e soddisfare così un bisogno inconscio di espiazione di stampo nevrotico (il senso di colpa precede l’azione delittuosa). Sono meccanismi rari così come l’impulso a confessare, descritto da Reik, incentrato sull’inconscio desiderio di essere puniti per placare il sentimento di colpa; la confessione sarebbe quell’atto prodotto dall’emergere allo stato conscio degli impulsi inconsci che hanno condotto il soggetto al reato, attraverso tale atto, visto come una ripetizione parziale del delitto, quest’ultimo verrebbe compreso dall’io cosciente nel suo reale significato, mentre l’espressione verbale avrebbe la funzione di trasformare la muta sensazione di colpa in una sensazione più vicina a quella normale.

Fissazioni alla fase del principio del piacere come origine di alcuni comportamenti criminali, la delinquenza esprimerebbe un modo di dare soddisfacimento diretto alle pulsioni senza capacità di dilazionarle come viceversa accade adeguando la condotta al principio di realtà; frustrazioni familiari ed ambientali, difficoltà economiche, marginalità ecc sono situazioni che ostacolano il processo di maturazione verso la fase governata dal principio di realtà, favorendo la fissazione o la regressione a modalità più immature di condotta nelle quali fa difetto la capacità di adeguare e modificare i propri atteggiamenti alla luce dell’esperienza maturata (recidivismo e delittuosità degli adolescenti). Questa lettura è però deresponsabilizzante, delinquente viene percepito come se fosse costretto ad agire da forze non governabili che possono essere i sensi di colpa inconsci o la fissazione alla fase del principio del piacere o la prepotenza degli istinti o la strutturazione di un SI criminale ecc; il determinismo della psicoanalisi consiste nel fatto che vengono ignorate le componenti volontarie e morali (o immorali) alla base delle scelte comportamentali, cosa criticata anche da Cesare Musatti che nel 1961 disse che più si ha conoscenza del profondo meno si è in grado di valutare la responsabilità e giudicare la colpevolezza, quindi la psicoanalisi non è strumento idoneo nel mondo della giustizia.

Acting out → passaggio all’atto, meccanismo reattivo messo in luce dalla psicoanalisi e collegato all’immaturità affettiva, rappresenta una modalità impulsiva di comportamento mirante a risolvere la tensione ansiosa derivante da eccesso di frustrazione, attraverso la condotta anomala. Reazioni a situazioni conflittuali psichiche, tipiche di soggetti con bassa soglia di tolleranza alla tensione interiore; tendono a scaricare l’ansietà tramite un tipo di azioni reattive organizzate in condotte di carattere disturbante o antisociale. L’acting out criminale si caratterizza per il fatto che il reato non appare in relazione a motivi o scopi abituali e coscienti ma rappresenta una scarica o sollievo da una tensione emotiva riferibile a conflittualità o frustrazioni; questo meccanismo è all’origine di reati di tipo aggressivo e in furti.

Bassa soglia di tolleranza alla frustrazione → altro aspetto dell’immaturità. Un adeguato esame di realtà per una persona matura è condizione indispensabile per accettare quella dose di frustrazione che inevitabilmente comporta la convivenza sociale; più è bassa più facilmente il soggetto sarà indotto a reagire con aggressività o impulsività.

Identificazione del frustrato nel frustratore → il soggetto che ha subito ripetute frustrazioni può eleggere come modelli di identificazione, figure per lui altamente frustranti o può voler ribaltare il proprio ruolo di vittima divenendo egli stesso un soggetto frustratore; rende conto dell’alta frequenza, tra certi criminali aggressivi, di individui che nel loro passato hanno subito limitazioni nei bisogni affettivi e materiali o veri e propri abusi.

Incapacità di identificarsi con il prossimo → per Musatti 1961 è ciò che caratterizza molti autori di reati contro la persona, fa in loro difetto la qualità per la quale si condividono dolore e pene altrui come se fossero nostri, qualità che consente di controllare la violenza; classifica così le condotte criminose violente in funzione di questo parametro:

Deficienza globale di identificazione con l’oggetto dell’impulso aggressivo (per incapacità generica di identificazione o per abnorme accentuazione biologica dell’aggressività o per uno stato di necessità di fronte a fini non differibili come per la legittima difesa);

Identificazione soltanto parziale in base al fatto che determinanti valori morali non sono veramente condivisi (sottoculture violente o bande giovanili distruttive);

-processi di identificazione particolari, attraverso i quali la passività alla violenza si converte in attività (frustrato\frustratore).

Romolo Rossi 2005, dopo aver affermato che l’aggressività è la risposta ad un’antica ferita psicologica, a un’ingiustizia subita in passato e vissuta come intollerabile, delinea una serie di strategie per contenere, modificare, elaborare quest’aggressività oppure di dinamiche che ne spiegano l’emergere, quali comportamenti esplosivi in cui l’atto all’esterno è l’unica via di scarico della tensione interna. Manca l’elaborazione mentale di fronte all’emergenza della pulsione → l’atto è immediato, il gesto scatta all’insaputa dell’Io dando impressione di vuoto mentale perchè spesso il soggetto non sa spiegare il proprio gesto o lo fa in maniera stereotipata o con razionalizzazioni secondarie. Un diverso e meno pericoloso modo per gestire la pulsione aggressiva consiste nel dilazionarne la soddisfazione, neutralizzando l’azione distruttiva mediante la rappresentazione mentale sadica dell’azione futura. Vi sono infine modalità ragionevoli e socialmente accettate di gestione dell’aggressività, trasformata in comportamenti svantaggiosi per sé o tramutata in intraprendenza o proiettata nella maldicenza. Per la psicoanalisi la soluzione più vantaggiosa di trattare l’aggressività è la sublimazione: arte, ricerca, giudicare, chirurgo, sono esempi delle possibilità di trovare dei soddisfacimenti sostitutivi per le rinunce imposte dalla civiltà e per spostare una forte quantità di componenti aggressive su attività socialmente accettate ed utili.

 

La psicoanalisi fornisce molti modelli esplicativi della condotta criminosa, anche se sulla validità di taluni sono state avanzate forti riserve; un eccessivo indulgere nella ricerca di interpretazioni psicodinamiche può comportare il rischio di intendere ogni criminale come psicologicamente disturbato, patologizzando la delinquenza. Le inconsce e tortuose dinamiche ipotizzate rischiano di far perdere di vista la realtà quotidiana: nella gran parte dei delitti si identificano facilmente i comuni motivi egoistici ed antisociali di cui chi delinque è consapevole

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