Le Microespressioni Facciali secondo Paul Ekman

SEATTLE, UNITED STATES - MARCH 14: Psychologist Dr Paul Ekman poses for a studio portrait on March 14th, 2008 in Seattle, Washington, United States. (Photo by Steven Dewall/Redferns)
Il volto può essere un canale ricco d’informazioni per chi tenta di scorgere la menzogna. «Il viso è infatti capace di mentire e dire la verità e spesso fa entrambe le cose contemporaneamente. Contiene allora due messaggi: ciò che il bugiardo vuol mostrare e ciò che vuole nascondere. » (Ekman, 2011, p.110). È possibile quindi affermare che vi siano alcune espressioni facciali al servizio della menzogna e alcune che la tradiscono, in quanto o appaiono palesemente finte o perché a volte i sentimenti autentici si mostrano malgrado gli sforzi per dissimularli. È inoltre possibile osservare mimiche in cui il vero e il falso si mostrano contemporaneamente in parti diverse del viso componendo un’unica espressione mista.

Come Riconoscere le espressioni facciali false

La differenza basilare tra espressioni vere ed espressioni false riguarda la modalità con cui si mettono in movimento i muscoli che compongono il viso: infatti le espressioni sentite si manifestano attraverso un movimento che nella maggior parte dei casi risulta involontario, senza l’intervento di pensieri o intenzioni, quelle false invece si presentano in seguito ad un controllo volontario che permette di inibire la mimica autentica e assumere un’espressione finta (Ekman , 1989). Esiste però un’area intermedia fra il movimento volontario e quello involontario occupata da quelle espressioni che sono state apprese in un tempo passato e che hanno finito per presentarsi automaticamente, in maniera tipicamente inconsapevole. La mimica involontaria delle emozioni è considerata un prodotto dell’evoluzione della specie, tant’è che molte espressioni umane infatti si osservano anche in altri primati (Darwin, 1872).

Il nostro viso essendo composto da 44 unità di azione è in grado di mostrare all’incirca 10.000 espressioni facciali diverse, alcune delle quali rappresentano un’emozione, altre sono considerate come il risultato della combinazione di due o più emozioni e altre ancora risultano essere semplici segnali di conversazione. Esiste anche un certo numero di segni mimici convenzionali come la strizzata d’occhio, il sopracciglio sollevato a indicare scetticismo, le palpebre abbassate, etc. Per ogni emozione inoltre non vi è un’unica espressione, ma decine e per qualcuna anche centinaia (Ekman, 2011).

Da tutte queste possibili espressioni, dopo aver seguito una tribù isolata dal mondo in Papua Nuova Guinea, Ekman (1972) ne individuò un gruppo che risultavano uguali per tutti gli individui, a prescindere da età, sesso, razza o cultura e le definì “espressioni di base o universali”. Queste sono:

  • Rabbia
  • Disgusto
  • Tristezza
  • Gioia
  • Paura
  • Sorpresa

L’autore ampliò inoltre tale lista nel 1992, aggiungendo:

  • Divertimento
  • Disprezzo
  • Contentezza
  • Imbarazzo
  • Eccitazione
  • Colpa
  • Orgoglio dei propri successi
  • Sollievo
  • Soddisfazione
  • Vergogna.

Per arrivare a rilevare scientificamente e quantificare esattamente le espressioni del viso Ekman, con la collaborazione di Friesen e Hager, ideò nel 1978 il Facial Action Coding System (Facs), una tecnica utilizzata per la rivelazione della menzogna, basata sull’analisi di micro-espressioni (Ekman, Friezen, & Hager, 2002). Quest’ultime vennero denominate Action Unit e attraverso la loro combinazione si sarebbero potute rilevare le reali emozioni provate dal soggetto intervistato.

Analisi delle Microespressioni con il metodo Ekman

Le microespressioni infatti sono espressioni in grado di fornire il quadro completo dell’emozione che l’individuo cerca di dissimulare. (Tabella 1, pag. 83). Queste compaiono e scompaiono dal volto in meno di un quarto di secondo: è per questo che notarle e identificarle come indizio di falso risulta così difficile per un occhio inesperto (Ekman & Friesen, 1981). Questo fenomeno della microespressione è stato scoperto dai tre ricercatori durante una delle loro prime ricerca sugli indizi di inganno. Esaminando numerose volte a rallentatore il filmato di un colloquio svolto con una paziente psichiatrica di nome Mary, che cercava di dissimulare il suo piano di suicidio, Ekman, Friesen e Hager rilevarono una micro-espressione di tristezza, subito coperta da un sorriso. Solo in seguito a tale rivelazione, con l’analisi di un’elevata quantità di videoregistrazioni di combinazioni dei muscoli facciali, giunsero all’individuazione delle 44 Action Unit alla base del FACS.

È importante sottolineare fin da subito che non tutti, quando nascondono una certa emozione, presentano micro-espressioni rivelatrici: l’assenza di questi fenomeni non è quindi prova di verità. Esistono delle differenze individuali nella capacità di controllare la mimica facciale che devono essere assolutamente prese in considerazione; vi sono infatti alcune persone, che nella letteratura di Ekman vengono chiamate “attori nati”, in grado di comandare i propri muscoli alla perfezione così da non presentare mai espressioni non volute.
I muscoli che intervengono nella produzione di un’espressione hanno un diversa difficoltà di controllo. Alcuni quindi, quando si cerca di scovare la menzogna, sono più attendibili di altri in quanto, non essendo accessibili al controllo, risultano impossibili da usare per produrre false espressioni. Vi sono certi movimenti a livello muscolare che pochissimi sono capaci di eseguire intenzionalmente. Per esempio, appena il 10% delle persone è capace di abbassare gli angoli delle labbra senza muovere il muscolo del mento, però quegli stessi muscoli si muovono quando quei soggetti provano l’emozione della tristezza o del dispiacere (Ekman, 2011). Inoltre, secondo il ragionamento

degli autori, se un muscolo non può prendere volontariamente parte ad un’espressione fittizia, sarà anche difficile bloccarlo volontariamente quando un’emozione autentica lo mette in azione.
Iniziando ad analizzare il volto partendo dall’alto troviamo la fronte che è considerata la sede principale dei movimenti muscolari difficili da falsificare. Da essa è possibile riscontrare segni reali di paura (Fig. 5a). Se tale emozione è veritiera e rispecchia le parole che vengono dette, la zona frontale si presenterà “sporca”, ovvero saranno osservabili su di essa delle rughe estese fino al contorno degli occhi (Action Unit 4- corrugamento della fronte), viceversa qualora si tratti di un’espressione finta non sarà presente alcuna tipo di ruga. Nel dettaglio le sopracciglia sono in grado di rivelarci molto, non a caso Darwin chiamava il muscolo che le alza e le abbassa “muscolo della difficoltà”. Se esse risultano oblique indicano tristezza, alzate e corrucciate paura, mentre se sono alzate e vicine fra loro indicano nervoso.

Prendendo ad esempio l’espressione della tristezza possiamo notare come gli angoli interni delle sopracciglia sollevati (Action Unit 1) diano una forma triangolare alla palpebra superiore e producano un certo corrugamento al centro della fronte (Action Unit 4); questo movimento, in grado di farlo volontariamente meno del 15% delle persone esaminate da Ekman e at., dovrebbe comparire quando il soggetto è realmente triste o addolorato, anche se cerca di nasconderlo, e non dovrebbe invece essere riscontrato in una falsa esibizione.
Nelle figure sopra esposte Ekman mostra una versione estremizzata delle espressioni e quindi risultano facilmente distinguibili, ma una volta che si verrà a conoscenza dello schema generale, ovvero che si conosceranno le diverse Action Unit che compongono un’espressione, si riusciranno a cogliere anche le sue versioni attenuate, specialmente avendo a che fare con il movimento reale e non con una raffigurazione statica.21

di Denise Isabella

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