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La Danzamovimentoterapia: Definizione, Efficacia, Cura del Trauma

 

La danza è «parte della storia del movimento umano, parte della storia della cultura umana e parte della storia della comunicazione umana». Permette di dar forma a tensioni psichiche, relazionali e spirituali ed è «il linguaggio del corpo attraverso cui l’essere umano esprime aspetti profondi di sé».

I movimenti della danza non sono, quindi, meri mezzi di traslazione del corpo nello spazio, ma esprimono i sentimenti, i desideri e le paure provate. Può avere un ruolo educativo e curativo importante perché rappresenta uno strumento di comunicazione, trasformazione, integrazione e mostra i messaggi provenienti dal mondo interiore dei soggetti traumatizzati. Da qui nasce l’idea della Danzamovimentoterapia, che considera il movimento centrale nel comunicare e nell’influenzare le proprie emozioni. La Danzamovimentoterapia è una disciplina specifica, orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, la maturità affettiva e psicosociale e la qualità della vita della persona.

La specificità della Danzamovimentoterapia si riferisce al linguaggio del movimento corporeo e della danza ed al processo creativo, quali principali modalità di valutazione ed intervento all’interno di processi interpersonali finalizzati alla positiva evoluzione della persona51 . La disciplina nasce ufficialmente nel 1966 con la fondazione dell’American Dance Therapy Association, per opera delle danzatrici ed educatrici M. Chase, T. Schoop e M. Whitehouse. Questa associazione, attraverso il movimento, favoriva e tuttora favorisce l’integrazione emotiva, cognitiva, fisica e sociale dell’individuo. «La danza si rivolge alla parte ancora sana della natura umana, presente in ogni essere, per quanto malato e confuso sia».

Non credo sia sbagliato affermare che la mente ed il corpo interagiscono, in quanto entrambi possono provocarci malessere. Quando c’è un cambiamento nell’atteggiamento mentale, ci dovrebbe essere un cambiamento corrispondente a livello fisico, e quando la danzaterapia porta un cambiamento nel corpo, ci dovrebbe essere un cambiamento corrispondente a livello mentale. L’approccio della terapia verbale avviene attraverso la sequenza mente-corpo, l’approccio della danzaterapia avviene attraverso la sequenza corpo-mente52 . Il movimento ritmato del corpo favorisce l’armonia tra mente e corpo, presente in modo discontinuo o totalmente nullo nei casi post-traumatici. Attraverso la danza, infatti, si può dare forma alle emozioni, al nostro sé e alla nostra ombra, «fantasie, voci e visi che ci inseguono, paure, cerchiamo di dargli forma, ritmicamente nello spazio, renderle visibili nel movimento, renderle udibili»54 . Il movimento ad occhi chiusi, permette di «portare fuori ciò che è rimasto a lungo inespresso»55 . Ogni movimento è una danza, intesa come espressione creativa, che permette di comunicare modelli primari di strutturazione della realtà e dinamiche psichiche della persona, che si intrecciano ed interagiscono con il vissuto personale56 .

La danzamovimentoterapia è una modalità a mediazione corporea che si può occupare di diversi disturbi:

  • ansia
  • paure
  • difficoltà di relazione
  • depressione
  • disturbi dell’alimentazione
  • disturbi dell’apprendimento
  • disturbi comportamentali (iperattività, disattenzione, aggressività)
  • ritardo mentale
  • disturbi del linguaggio.

Permette di sviluppare

  • creatività
  • capacità motorie
  • le capacità relazionali
  • aiuta a definire l’immagine di sé
  • permette di regolare gli stati comportamentali e le emozioni.

È basata sul fatto che mente e corpo sono in costante interazione perché il movimento nasce e prende forma attraverso le emozioni.

Il termine emozione deriva dal latino “ex-moveo” che significa “muovere fuori, uscire”, quest’etimologia richiama un movimento che da “dentro” va “fuori” ed è la danza che può aiutare a far uscire queste emozioni dal proprio mondo interiore collaborando a comprenderle e trasformarle. «L’unità mente-corpo viene meno con la crescita, con l’educazione ed in seguito alle sollecitazioni socio-culturali a cui si è esposti. La perdita del rapporto con il corpo porta a bloccare la naturale espressione delle emozioni». Anche vivere determinate situazioni traumatiche sregola l’unità mente-corpo, e provoca il blocco dell’espressione e la non comprensione delle emozioni provate. Lo stato del corpo, infatti, influenza interamente l’individuo in quanto costituisce l’elemento mediatore tra il mondo interiore e l’ambiente esterno. La danza è il mezzo più diretto per portare fuori ciò che è rimasto a lungo inespresso58 . Quando le emozioni riescono a canalizzarsi nella danza, il corpo si libera dai suoi condizionamenti e riesce a scoprirsi. G. Marchianò, citando un testo tibetano scrisse: «Potrebbe esserci beatitudine senza un corpo che la provi? Come la fragranza di un fiore non si coglie senza il fiore concreto, così senza un corpo vibrante e sensibile la beatitudine sarebbe sconosciuta»59 .

Attraverso il movimento del proprio corpo ed il fluire delle emozioni nella danza, è possibile, per chi vive uno stato post-traumatico, tentare di perseguire uno stato di benessere. La danza permette l’ascolto di sé, permette di ascoltare il proprio corpo ed il proprio mondo interiore. Durante la danza vi è una relazione con lo spazio, con la musica ed in un setting di gruppo, vi è anche contatto con gli altri. In questo ambiente è possibile esprimere le proprie emozioni e nel setting di gruppo in particolare, danzare insieme produce un reciproco scambio di risonanze.

Danzare insieme ad altre persone che hanno vissuto una simile situazione traumatizzante, permette di specchiarsi in loro, ed in esse rivedere se stessi. Questo permette di acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e della forza che ha permesso di sopravvivere all’evento traumatico.

di Marika Pepe

 

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