Vittimologia: Tecniche di Analisi della Vittima per Catturare il Criminale

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Nel lavoro investigativo, al fine di identificare l’autore di un reato, riveste moltissima importanza anche lo studio della vittima attraverso quella disciplina che viene chiamata, appunto, Vittimologia, il cui contributo all’interno del criminal profiling risponde a tre esigenze fondamentali:

  1. Suggerire tecniche che possono indurre il criminale a confessare;
  2. Suggerire le modalità più adeguate d’interrogatorio;
  3. Permettere l’identificazione di una possibile successiva vittima.

Le informazioni più importanti da raccogliere nello studio della vittima sono riportate nella tabella di seguito riportata:

 

  • Caratteristiche dell’ambiente familiare di provenienza
  • Stato civile
  • Storia scolastica
  • Anamnesi sotto il profilo medico generale e psicopatologico
  • Uso di droghe e di alcol
  • Caratteristiche della sfera relazionale e sentimentale
  • Abitudini sessuali
  • Stile di vita, abitudini, interessi
  • Storia occupazionale
  • Presenza di problemi finanziari
  • Ultimo impiego conosciuto e organizzazione della giornata lavorativa
  • Ricostruzione dettagliata degli avvenimenti precedenti l’aggressione
  • Attività di routine
  • Precedenti di giustizia
  • Informazioni disponibili lasciate dalla vittima
  • Conoscenza di precedenti minacce o di persone mal disposte verso la vittima

 

La Vittimologia si occupa anche dei fattori che possono essere predisponenti a che una persona diventi vittima di reati. Il rischio di vittimizzazione comprende tre livelli: basso, medio ed alto sulla base della possibilità, appunto, di diventare vittima di crimini, delle caratteristiche della propria vita personale, lavorativa e sociale.

Il rischio può accrescersi tenendo conto anche dello stile di vita della potenziale vittima, quali ad esempio stati emozionali caratteristici del soggetto.

In ogni caso, l’offender risk all’interno del criminal profiling va a definire tutti quei rischi, appunto, a cui va incontro e che corre un aggressore nello scegliere la sua vittima; e, come è importante analizzare il suo modus operandi durante la commissione del reato, così è altrettanto importante conoscere il modus operandi risk poiché indica tutte quelle accortezze usate dal criminale perché non venga disturbato od ostacolato durante la commissione del reato stesso.

La Vittimologia distingue innanzitutto due tipologie di vittime: fungibili, ossia che non hanno alcuna relazione con l’aggressore, e non fungibili, ovvero che hanno un significativo legame con il reo.

Le prime, a loro volta, posso ulteriormente essere suddivise in accidentali, quelle che in maniera del tutto fortuita diventano bersaglio di un criminale, e indiscriminate, quelle che vengono uccise o ferite a scopo dimostrativo durante un evento terroristico.

Le vittime selezionate invece appartengono alla categoria delle vittime non fungibili e sono coloro che per vari motivi non possono essere sostituite con altre.

Altre tipologie sono poi:

  • Vittime partecipanti, quelle che partecipano all’azione del criminale;
  • Vittime per imprudenza, quelle che, per mancanza di attenzione, arrecano danno a se stesse;
  • Vittime alternative, quelle che si pongono di propria iniziativa in situazioni in cui possono diventare vittime;
  • Vittime provocatrici, quelle che divengono vittime dopo aver per prime però aggredito;
  • Vittime volontarie, quelle che decidono di loro scelta di diventare tali.

Negli ultimi anni, quando si parla di vittime, si pensa sempre più alle donne sia a causa di decine e decine di violenze sessuali che avvengono ogni giorno, sia a causa del cosiddetto fenomeno del femminicidio, in cui quotidianamente molte donne vengono uccise spesso da mariti, compagni, fidanzati o comunque da persone che gravitano attorno ad esse.

Una vittima di violenza sessuale, come una qualsiasi vittima di altri reati, può subire due tipi di vittimizzazione: primaria, quando si fa riferimento ai danni fisici, psicologici, emotivi, materiali e biologici a cui va incontro una persona che subisce un reato; e secondaria, quando indichiamo quelle situazioni di danno psicologico ed emotivo subito dalla vittima di un crimine a partire dagli atteggiamenti di tutti coloro che dovrebbero occuparsi della sua difesa, quindi forze dell’ordine, sistema sanitario nazionale, magistratura, ecc… .

Accanto alle vittime di violenza sessuale, troviamo anche le vittime di omicidio, a cui, rispetto alle prime, viene comunque violato il diritto fondamentale di ogni essere umano, ossia la vita.

Le tipologie di vittime di omicidio, a questo proposito, riguardano:

  • Vittime passive, quelle che non mettono in atto alcun tipo di comportamento che possa portare il reo a sceglierle come vittime;
  • Vittime accidentali, quelle che diventano tali per puro caso;
  • Vittime preferenziali, quelle scelte per il ruolo che rivestono o la professione che svolgono;
  • Vittime simboliche, quelle che appartengono ad un intero gruppo, di cui si colpisce un solo componente in quanto simbolo di quel gruppo;
  • Vittime che aggrediscono, quelle il cui comportamento può favorire il delitto;
  • Vittime provocatrici, quelle che arrivano addirittura a provocare il delitto a causa del loro comportamento;
  • Vittime consenzienti, quelle che chiedono di essere uccise o sono d’accordo nell’essere uccise
  • Vittime suicide indirette, quelle che commettono un omicidio come scusante per essere uccise.

L’omicidio è uno di quei reati in cui, per risalire all’autore, hanno molta incidenza settori quali criminalistica, medicina legale, criminogenesi, criminodinamica, secondo cui sesso, età, provenienza geografica, luogo, tempo e modalità dell’uccisione, sono fondamentali ai fini investigativi.

In effetti una ricerca condotta su 339 vittime di omicidio volontario ha portato alla classificazione di diversi scenari:

  1. Omicidi le cui vittime appartengono all’ambiente della malavita, ossia della criminalità organizzata;
  2. Rapinatori uccisi mentre effettuavano il loro reato;
  3. Soggetti la cui appartenenza alla criminalità organizzata non è certa oppure vittime di delinquenza occasionale;
  4. Vittime legato allo spaccio di droga;
  5. Vittime legate al mondo della prostituzione;
  6. Vittima di un altro reato oltre all’omicidio;
  7. Vittime coinvolte in risse;
  8. Vittime di omicidio in ambito familiare;
  9. Vittime uccise in seguito ad advance rifiutate; vittime per omosessualità; vittime di “folli”; vittime esse stesse “folli” uccise mentre minacciano uno sconosciuto;
  10. Vittime di cui non si possono ricostruire scenario e motivo del delitto.

In questo studio ha particolare importanza l’età delle vittime: nella categoria della criminalità organizzata essa si attesta fra i 31 ed i 40 anni, come anche per i rapinatori; gli omicidi connessi alla droga e quelli legati alla criminalità occasionale sono frequenti nella fascia d’età 21-30; gli omicidi in famiglia, invece, sono presenti nei minori di 10 anni e negli anziani maggiori di 70 anni.

Ulteriore elemento preso in esame è il grado d’istruzione e il lavoro svolto: nella criminalità organizzata rientrano i disoccupati e quelli con una bassa istruzione; le vittime di rapina sono soprattutto pensionati; quelle in famiglia sono anche qui pensionati e casalinghe.

Anche il luogo in cui viene commesso l’omicidio può dare indizi sulla tipologia dell’evento: l’omicidio delinquenziale, quello legato alla droga, alle risse ed alle rapine avvengono più per strada, mentre quello in famiglia più in casa.

Le armi più frequentemente usate sono quelle da fuoco e da taglio o punta in tutti i casi di omicidio, ma nei casi di omicidio in famiglia, nel mondo della prostituzione, ma anche nella criminalità organizzata una buona percentuale è rivestita dall’arma bianca. L’asfissia meccanica da strangolamento è spesso usata nell’ambito della malavita.

Nella valutazione della vittima di un reato al fine di risalire all’autore oggi è fondamentale anche l’adozione di una nuova metodologia, l’autopsia psicologica, che si occupa, appunto, della valutazione della vittima e delle sue relazioni.

L’autopsia psicologica viene condotta nei quattro casi reato violento: suicidio, omicidio, violenza sessuale e circostanze ignote.

Quando ci si trova dinanzi ad una vittima deceduta, le domande necessarie a ricostruire la vita della vittima stessa vengono poste ai familiari, agli amici ed a tutti coloro che gravitano intorno ad essa.

I primi studiosi che si occuparono dello studio retrospettivo della vittima di un reato violento furono Shneidmann e Farberow[1] che misero a punto delle linee guida per una corretta autopsia psicologica:

 

  • Informazioni necessarie all’identificazione della vittima
  • Informazioni dettagliate sulle cause della morte
  • Riassunto della storia della vittima
  • Le storie di morte nella famiglia della vittima
  • Descrizione della personalità e dello stile di vita
  • Modi tipici di reagire della vittima di fronte a situazioni difficili, o percepite come tali, squilibri emotivi
  • Avvenimenti degli ultimi 12 mesi che possano aver causato un particolare stato di tensione
  • Ruolo dell’alcol e della droga nella vita della vittima e nelle cause della sua morte
  • Descrizione delle relazioni interpersonali
  • Fantasie, timori, pensieri, paure e premonizioni relative alla morte, agli incidenti mortali ed al suicidio
  • Cambiamenti di stili di vita e abitudini
  • Valutazione dei progetti di vita, di eventuali successi e fallimenti
  • Ruolo della vittima nel decesso
  • Grado di letalità del gesto
  • Reazioni di familiari e conoscenti alla morte della vittima
  • Ogni altra informazione utile a comprendere le condizioni psicologiche, sociali, economiche

 

 

Un secondo modello di autopsia psicologica, forse più completo del precedente, è quello messo a punto da Ebert[2]:

 

Alcol

Raccogliere la storia della famiglia relativa all’uso di alcol

Identificare la quantità di alcol assunta regolarmente dalla vittima

Valutare eventuali difficoltà nell’ambito del lavoro, della famiglia, dei rapporti con amici e conoscenti legate al consumo di alcol

 

Analisi su testi scritti ritrovati a motivazione del suicidio

Analisi del contenuto

Analisi dello stile

Analisi grafologica

Analisi dei documenti scritti

Analizzare gli eventuali scritti composti dal deceduto prima della morte

Libri

Verificare se il soggetto leggeva libri sull’occulto, sulla vita dopo la morte, sulla morte, o, più in particolare, libri che hanno come argomento il suicidio

Relazioni interpersonali

Intervistare le persone che conoscevano la vittima

Valutare le reazioni dei conoscenti alla morte del soggetto

Valutare il rapporto della vittima con i bambini

Individuare se la vittima odiava qualcuno in particolare

Relazioni matrimoniali

Ricercare problemi di rilievo nella relazione

Indagare su eventuali relazioni extraconiugali

Stato dell’umore

Identificare le fluttuazioni dell’umore

Accertare la presenza o meno di eventuali sintomi di depressione

Individuare eventuali fluttuazioni dell’umore nei giorni precedenti la morte

Stressor psicosociali

Lutti di persone o animali

Divorzio o rottura di relazioni significative

Perdita del lavoro

Problemi legali e/o finanziari

Reazione agli stressor

Trasloco

Storia scolastica

Considerare il livello di istruzione scolastica raggiunto

Indentificare i conflitti con gli insegnanti o i compagni di corso

Servizio militare

Punizioni e difficoltà durante l’adempimento del servizio

Incarichi ricevuti

Eventuali disordini da stress post traumatici

Eventuali combattimenti in zone di guerra

Decorazioni

Comportamenti in prossimità della sua morte

Ricostruire gli eventi del giorno antecedente il decesso

Riassumere passo per passo i movimenti del soggetto e le sue attività

Elaborare una cronologia degli eventi che precedono la morte

Verificare se il defunto ha pagato tutti i suoi debiti

Verificare se la vittima si è liberata dei suoi averi

Valutare un’eventuale stipula, o cambiamento, del testamento

Valutare un improvviso e inatteso riordino nelle proprie cose da parte del soggetto

Considerare particolari cure “di addio” ai figli o agli animali domestici

Valutare se il defunto abbia manifestato un’improvvisa calma o felicità non giustificata, ovvero perdita di interesse verso le cose e verso se stesso

Linguaggio

Cercare ogni riferimento alla morte del defunto

Uso di droghe

Verificare se il deceduto assumeva droghe, in caso di risposta positiva

Analizzare il grado di dipendenza

Storia medica

Verificare l’eventuale presenza di una malattia incurabile, o gravemente invalidante

Esaminare la storia medica

Stato mentale prima della morte

Orientamento

Memoria

Attenzione

Concentrazione

Umori e affetti

Allucinazioni

Deliri

Linguaggio

Giudizio

Storia psicologica/psicopatologica

Verificare eventuali precedenti tentativi di suicidio

Ricercare eventuali disturbi maggiori dell’umore

Esaminare eventuali psicodiagnosi

Ricercare prove di comportamento impulsivo

Verificare eventuali ricoveri in strutture psichiatriche

Famiglia

Analizzare le relazioni della vittima con gli altri membri della famiglia

Esaminare lo status socioeconomico

Identificare i conflitti familiari prima della morte della vittima

Verificare se membri della sua famiglia si sono suicidati, in caso di risposta positiva, verificare quali, e analizzare le modalità di esecuzione dell’atto suicidario

Lavoro

Identificare il numero e i tipi di lavori svolti

Valutare il rapporto con i colleghi e con i superiori

Valutare eventuali fallimenti

Considerare eventuali azioni disciplinari prese nei confronti del deceduto

Analizzare promozioni o riduzioni di responsabilità

Esaminare il rapporto medico legale circa le cause della morte

[1] Shneidmann E.S., Farberow N.L. (1961), Sample Investigations of equivocal, in Farberow N.L., Shneidmann E.S., The cry for help, New York: McGraw-Hill.

[2] Ebert B.W. (1987), Guide to Conducting a Psychological Autopsy. Professional Psychology: Research and Practice, 18, 1, pp. 52-56.

di Maria Esposito

Corso Criminal Profiling Psicologico

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