Come curare il disturbo bipolare: cause, trattamento, soluzioni

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Il disturbo bipolare16 è un disturbo della personalità più comunemente chiamato malattia maniaco depressiva, è una condizione che descrive una categoria di disturbi dell’umore, il quale può oscillare alternando stati d’animo maniacali di estrema euforica (felicità) definita ipomania, e tristezza maniacale depressiva. A differenza dei semplici sbalzi d’umore, ogni episodio del disturbo bipolare, può durare per diverse settimane, le fasi acute della malattia sono spesso così estreme da interferire fortemente nella vita quotidiana.

Il disturbo bipolare presenta un’incidenza annuale compresa tra 9,5 e 15,2 su 100.000 nei maschi e di 7.4-35,2 su 100000 nelle femmine, con un’età media di esordio intorno ai 30 anni e maggior frequenza tra i 18 e i 44 anni. Presenta un rischio di morbilità nella popolazione nettamente inferiore rispetto al disturbo depressivo maggiore. Nel contesto dei disturbi bipolari gli episodi depressivi possono presentare caratteristiche peculiari rispetto alle forme unipolari, con predominio di apatia sulla tristezza e dei sintomi comportamentali (molto rappresentata l’ipersonnia, e più frequente l’iperfagia con minor incidenza della perdita di peso) sui cognitivi.

Sono più frequenti, nei casi gravi, manifestazioni psicotiche.

Gli episodi depressivi hanno una durata media di 6-12 mesi. La risoluzione può essere improvvisa o, più frequentemente, graduale, nel giro di giorni o settimane durante i quali si assiste ad una fluttuazione della sintomatologia, con alternanza di fasi di miglioramento e di peggioramento.

Disturbo Bipolare I: il Disturbo Bipolare I è caratterizzato dall’alternanza ciclica di fasi depressive e maniacali, o dalla sola presenza di ricorrenti episodi maniacali. L’eutimia tra le due fasi è, più frequentemente, assente e non si registra intervallo libero. E’ definito ciclo l’insieme dell’episodio maniacale e depressivo, e l’eventuale intervallo libero.

Per la diagnosi, secondo il DSM-V, devono insistere i criteri per l’episodio maniacale (criterio A), non giustificati da disturbi dello spettro schizofrenico (criterio B). L’età medio di esordio, con episodio maniacale, ipomaniacale o depressivo maggiore, è 18.5 anni. Il 90% dei pazienti che sperimenta un episodio maniacale andrà incontro a ricorrenza per episodi di distimia. Gli individui che presentano quattro o più episodi di qualunque polarità in un anno vanno classificati con l’indicatore “a cicli rapidi”.

Il rischio suicidario di individui affetti è stimato come almeno 15 volte superiore a quello della popolazione generale, e un quarto dei suicidi andati a compimento sono effettuati da individui affetti. Il 30% dei pazienti presentano una compromissione lavorativa severa. Sembra inoltre maggiore l’incidenza di atti criminali violenti e non violenti compiuti dagli affetti se paragonati alla popolazione generale
[Suicide, Hospital-Presenting Suicide Attempts, and Criminality in Bipolar Disorder: Examination of Risk for Multiple Adverse Outcomes]

Episodio Maniacale: caratteristica è l’elevazione del tono dell’umore, stato che, contrariamente all’episodio depressivo, è però labile e suscettibile a stimoli esterni che, ancorché modesti, determinano facilmente una transizione verso rabbia, irritabilità, aggressività e anche profonda tristezza, fluttuazioni però di breve durata.

Alle modificazioni della polarità timica si associa un incremento di energia e grado di attività motorio, con tendenza alla logorrea che nei casi estremi può giungere fino all’insalata di parole, con produzione verbale incoerente e incomprensibile. Si associa incremento di attività lavorativa e hobbies, però disorganizzato e afinalistico con diminuzione della produttività. L’alterata percezione del sé in senso megalomane può condurre il soggetto ad adottare comportamenti potenzialmente rischiosi, con imprese azzardate e impulsive.

Nei casi estremi di eccitamento motorio si giunge alle crisi pantoclastiche, con aggressività verso cose e persone, nonché alla messa in atto di impulsivi tentativi di suicidio.

Si evidenziano inoltre alterazioni delle funzioni cognitive, con deficit di attenzione e concentrazione, affollamento di idee di cui il soggetto non controlla la concatenazione (fuga delle idee). Il contenuto del pensiero nelle forme più lievi è rappresentato da idee di grandezza, ma può nei quadri più severi giungere al delirio congruo (megalomanico) o incongruo (influenzamento del pensiero). Non sono rari disturbi psicosensoriali, come illusioni e allucinazioni di tipo visivo e uditivo.

Dal punto di vista somato-vegetativo costante è la diminuzione delle ore totali di sonno per mancanza della sensazione di stanchezza, iperfagia, aumento della libido.

La durata dell’episodio varia da alcuni giorni a 4-6 mesi, con risoluzione acuta o subacuta e ritorno all’eutimia o transizione verso stati depressivi o misti.

Episodio Ipomaniacale: condizione caratterizzata da modesta elevazione dell’umore, anche in questo caso instabile, chiarezza e positività dei pensieri, incremento delle energie, in assenza di compromissione delle funzioni socio-lavorative. Il giudizio di realtà è solo parzialmente compromesso. I criteri diagnostici sono largamente condivisi con l’episodio maniacale, ma (criterio E), l’episodio non è abbastanza severo da causare compromissione del funzionamento sociale o lavorativo o da necessitare ospedalizzazione (gli screzi psicotici, in ogni caso, configurano l’episodio come maniacale).

La condizione è largamente sottodiagnosticata – a causa dell’assenza di compromissione funzionale, dei sintomi vissuti come egosintonici dall’affetto, e dalla frequenza di episodi che, in assenza di modificazioni evidenti del tono dell’umore, sono meno facilmente individuati – con gravi ripercussioni sul benessere del paziente.

Episodio Misto: gli stati misti rappresentano quadri clinici in cui nello stesso soggetto e nel medesimo arco temporale sono presenti sintomi afferenti ad entrambe le polarità della malattia maniaco-depressiva. Un chiaro quadro sintomatologico è di difficile descrizione a causa delle diverse modalità in cui i due aspetti delle patologie dell’affettività si embricano tra loro.

L’episodio misto come entità clinica separata è stato abolito nella revisione che ha portato dal DSM-IV-TR al DSM V, sostituito dall’identificatore “con caratteristiche miste”, applicabile qualora il quadro clinico soddisfi i criteri diagnostici per un episodio
maniacale, ipomaniacale o misto e abbia tre o più sintomi afferenti alla polarità opposta. Altro identificatore introdotto è “con disturbo d’ansia”, applicabile ai episodi di entrambe polarità qualora siano manifesti aspetti tipici della sintomatologia ansiosa (tensione, irrequietezza inusuale, preoccupazioni che rendono la concentrazione difficile, paura di sciagure incombenti o di perdere il controllo).

Disturbo Bipolare II: il Disturbo Bipolare II è invece caratterizzato da cicli costituiti da fasi ipomaniacali e depressive, in assenza di episodi maniacali e non giustificati da disturbi dello spettro schizofrenico. L’esordio è leggermente più tardivo, intorno alla metà della seconda decade, e in genere rappresentato da un episodio depressivo maggiore.

Il numero di episodi life-time tende ad essere superiore rispetto ai pazienti affetti da disturbo bipolare I e disturbo depressivo maggiore. L’intervallo libero tende a contrarsi con l’età. Circa il 5-15% dei pazienti è affetto dal sottotipo a cicli rapidi. Un terzo dei pazienti andrà incontro ad almeno un tentativo di suicidio nel corso della vita, con una prevalenza simile al Disturbo Bipolare I e una letalità (rapporti tra suicidi compiuti e tentativi) maggiore.

Disturbo Ciclotimico: il Disturbo Ciclotimico si differenzia da quest’ultimo per l’assenza di franchi episodi ipomaniacali o depressivi, con una sintomatologia che non incontra in intensità e durata i criteri per la diagnosi, non attribuibili a patologie dello spettro schizofrenico, abuso di sostanze o condizioni mediche generali. Notevole è l’estrema labilità del tono dell’umore. L’esordio è di solito in adolescenza o tarda età adulta, e le varie casistiche riportano un rischio tra il 15 e il 50% che pazienti ciclotimici sviluppino un Disturbo Bipolare I o II.

Disturbo Distimico: disturbo cronico caratterizzato da umore depresso che persiste per la maggior parte del giorno ed è presente nella maggior parte dei giorni per una durata di almeno 2 anni.

Sebbene il disturbo venga considerato all’interno dei disturbi dell’umore, alcune caratteristiche lo differenziano dal Disturbo Depressivo Maggiore come la quasi costante presenza di modificazioni dell’asse tiroideo, e la scarsa risposta al test di soppressione al desametazone.

Trattamento del Disturbo Bipolare

Gli obiettivi sono la stabilizzazione dell’umore, riducendo la frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, e la prevenzione delle ricadute future.

Per raggiungere questi obiettivi è solitamente necessaria un’adeguata cura farmacologica con stabilizzatori dell’umore e antidepressivi, sotto attento e continuativo controllo di un medico specialista. Le ricerche scientifiche dimostrano che quando il trattamento farmacologico è associato alla Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale si ha una maggiore stabilizzazione dell’umore e una più significativa riduzione delle ricadute. La persona riesce maggiormente ad aderire al trattamento farmacologico, lo segue con maggiore costanza e motivazione. La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale aiuta inoltre la persona che soffre di disturbo bipolare, e i suoi
familiari, innanzitutto a comprendere ed accettare il disturbo, il suo funzionamento e l’impatto che può avere sulla vita dell’individuo e dei suoi familiari. Fornisce strumenti utili ad affrontare le fasi maniacali e depressive, imparando a riconoscere precocemente i segnali della ricaduta e ad affrontarli efficacemente.

di Paulina Szczepanczyk

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