Perché la depressione può avere origine nell’infanzia

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Traumi infantili e Depressione

Anche gli attuali approcci psicodinamici alla depressione riconoscono che i disturbi affettivi sono fortemente influenzati da fattori genetici e biologici. In effetti, la malattia depressiva rappresenta un modello ideale per studiare come geni e ambiente interagiscono per produrre sindromi cliniche.

L’eziologia della depressione unipolare è oggi condotta, approssimativamente, per il 40% a componenti di natura genetica e per il 60% a fattori ambientali (Nemeroff,2003).

Tuttavia, esperienze di trascuratezza o di abuso nell’infanzia possono portare a un’ipersensibilità che determina reazioni marcate anche in risposta a fattori stressanti lievi.

Nemeroff (1999) ha notato come l’idea di Freud, per cui una perdita nell’infanzia genera una vulnerabilità che predispone alla depressione in età adulta, trovi conferma in ricerche recenti. Uno studio caso-controllo riportato da Agid e collaboratori (1999) ha valutato i tassi di perdita di un genitore prima dei 17 anni di età, dovuta a morte o
separazione permanente, in individui adulti con vari tipi di disturbi psichiatrici. La perdita di un genitore durante l’infanzia aumentava in maniera significativa il rischio di sviluppare depressione maggiore in età adulta. Inoltre, le perdite causate da separazioni permanenti avevano effetti molto più marcati di quelle dovute a morte dei genitori; nello stesso modo, le perdite che si verificavano prima dei 9 anni di età avevano un impatto maggiore di quelle che avvenivano durante l’adolescenza.

In un altro studio, Gilman e collaboratori (2003) hanno trovato che il divorzio dei genitori nella prima infanzia era associato a un più alto rischio di depressione nel corso della vita. Oltre alla perdita in età infantile, altri fattori sembrano incrementare la vulnerabilità alla depressione. Nelle donne sono stati indipendentemente associati allo sviluppo di depressione in età adulta abusi di natura sia fisica sia sessuale (Bernet,Stein,1999; Bifulco et al., 1993; Brown, Eales, 1993).

Donne che durante l’infanzia hanno subito comportamenti di abuso o trascuratezza hanno una probabilità due volte maggiore, rispetto a quelle che non hanno vissuto simili esperienze, di avere in età adulta relazioni negative e una bassa stima di sé (Bifulco et al.,1998); donne che hanno alle spalle una storia infantile di abuso o trascuratezza e che presentano da adulte relazioni negative e bassa autostima hanno una probabilità dieci volte maggiore di ammalarsi di depressione.

I fattori stressanti in età infantile sono parte integrante di un modello psicodinamico che vede la patologia adulta come correlata a traumi precoci, ma la prospettiva dinamica prende anche in considerazione il significato specifico di tali fattori: ciò che a un osservatore esterno potrebbe sembrare un agente stressante relativamente lieve può rivestire per il paziente potenti significati consci o inconsci, che ne amplificano enormemente l’impatto.

Come ha notato Hammen (1995), “ esiste un notevole consenso sul fatto che l’elemento cruciale non è il semplice verificarsi di un evento esistenziale negativo, ma piuttosto l’interpretazione dell’individuo del significato dell’evento e dei suoi effetti all’interno del contesto in cui si verifica”.

In uno studio longitudinale sulle relazioni tra reazioni depressive e fattori stressanti, Hammen e collaboratori (1985) hanno rilevato che i fattori stressanti il cui contenuto riguarda l’area della definizione del Sé del paziente avevano una maggiore probabilità di innescare episodi depressivi. In altre parole, in un individuo in cui il senso di Sé è parzialmente definito da legami sociali, la perdita di una relazione interpersonale significativa può precipitare una depressione maggiore. D’altra parte, una persona la cui autostima è correlata soprattutto al conseguimento di risultati e successi ha un maggiore probabilità di andare incontro a un episodio depressivo in risposta alla percezione di un fallimento a scuola o nel lavoro. In interviste condotte sul gruppo campione dal Virginia Twin Registry, Kendler e collaboratori (2003) hanno trovato che eventi stressanti associati ad alti livelli di perdita e umiliazione risultavano predittivi per lo sviluppo di depressione maggiore.

Eventi in cui si combinavano contenuti di umiliazione (a causa di una separazione iniziata da un altro significativo) e di perdita avevano inoltre effetti depressogeni più marcati di avvenimenti di pura perdita come la morte di una persona cara. Eventi umilianti che svalutavano in maniera diretta l’individuo in un ruolo centrale erano fortemente associati al rischio di episodi depressivi.

di Paulina Szczepanczyk

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