Come smettere di mangiare troppo

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La terapia Cognitivo Comportamentale rappresenta un approccio psicoterapeutico “problem focused” finalizzato ad identificare emozioni disfunzionali, comportamenti disadattivi e processi cognitivi, tramite un numero di procedure sistematiche orientate all’azione (il terapeuta assiste il cliente nella scelta delle specifiche strategie di azione). Il nome nasce dalla terapia comportamentale, dalla terapia cognitiva e dalla terapia basata su una combinazioni di principi comportamentali e cognitivi e della ricerca.

Si tratta di uno dei metodi con maggiori evidenze di efficacia dal punto di vista scientifico, inclusi i disturbi alimentari. In modo particolare, aiuta le persone con un Binge Eating Disorder a monitorare le proprie abitudini alimentari e ad evitare le situazioni che portano una persona ad abbuffarsi. La terapia Cognitivo comportamentale aiuta le persone ad affrontare lo stress che non riguarda il cibo al fine di portarli regolarmente a ridurre il desiderio del cibo (Agras, Telch et al., 1997).

Le persone che soffrono del Binge Eating Disorder sono inoltre incoraggiate ad una migliore comprensione delle proprie credenze disfunzionali riguardanti la propria immagine, il peso, la forma del corpo e la dieta. Questo tema è affrontato con le classiche tecniche cognitivo comportamentali come la confutazione del pensiero bianco o nero, il pensiero tutto o niente o altre credenze disfunzionali comuni nelle persone con un binge eating disorder. La terapia cognitivo comportamentale, inoltre, aiuta le persone a creare delle connessioni tra le emozioni e il proprio comportamento alimentare. Tipico dei soggetti con binge eating disorder è il desiderio di mangiare che si attiva quando la persona si sente giù.

Uno dei limiti di questa terapia è legata al fallimento nella risposta alla terapia cognitivo comportamentale e al drop-out. Secondo una ricerca di Vitousek et al., (1998) il drop-out è significativamente più alto nei soggetti che hanno una ambivalenza nei confronti del cambiamento. Per questo motivo, l’autore sostiene che questo tipo di terapie non è molto utile nel risolvere i conflitti di persone con questa caratteristica, mentre la ritiene ideale nel caso di soggetti volontari, motivati, desideranti di cambiamento. Altro limite di questa terapia è lo scarso effetto sulla riduzione del peso.

La psicoterapia Cognitiva Comportamentale e la Psicoterapia interpersonale sono terapie tuttavia indicate per il BED, alcuni studi hanno dimostrato che possono essere efficaci in nell’eliminazione del comportamento dell’abbuffata e nella riduzione del comportamento di abbuffata, ma questo non produce una significativa riduzione del peso dal punto di vista clinico.

Uno studio di Wilfley et al. (2002) ha valutato l’efficacia della Psicoterapia interpersonale e la terapia cognitivo comportamentale rispetto ai sintomi correlati al BED. In questo studio sono stati confrontati gli effetti delle due psicoterapie su 162 soggetti, assegnati casualmente ai due tipi di psicoterapia, misurando il livello di severità della patologia, l’impatto negativo sulla vita psicosociale.

Il tasso di recupero dalle abbuffate era statisticamente equivalente per i due tipi di trattamento. Alla fine del trattamento, infatti il recupero avveniva nel 79% dei casi nella terapia cognitivo comportamentale e nel 73% dei casi nella terapia interpersonale. Il livello di abbuffate è aumentato di poco ad un anno dal trattamento, ma è rimasto poi significativamente minore rispetto ai valori di pre-trattamento in entrambi i casi.

Il limite di questo studio è relativo alla scarsa efficacia sulla riduzione del peso, infatti il peso è diminuito solo leggermente nei due casi a seguito del follow-up di un anno.

Al fine di ridurre il peso è usato il trattamento di riduzione del peso comportamentale (BWL), sia nel caso di obesità sia nelle persone sovrappeso, incluse quelle che hanno abbuffate. Il BWL si basa su una restrizione calorica moderata, un miglioramento della nutrizione ed un aumento dell’attività fisica.

Alcuni studi hanno comparato l’effetto della riduzione del peso comportamentale con la terapia cognitiva comportamentale, ottenendo una somiglianza negli effetti dei due metodi. Alcuni ricercatori, dunque hanno ipotizzato che non ci sia necessariamente bisogno di trattamenti specifici per il BED, in quanto la sola riduzione del peso comportamentale possa bastare. Tuttavia, occorre osservare che tali studi hanno alcuni limiti metodologici, che potrebbero impattare su queste deduzioni finali.

Il primo limite metodologico riguarda l’ampiezza del tempo negli studi longitudinali, gli studi prodotti su questo tema analizzano solo il breve periodo, rimangono quindi da esplorare i dati relativi al lungo periodo. Il secondo limite metodologico, invece, riguarda l’ampiezza dei campioni, essi infatti non sono numerosi a tal punto da garantire un’alta generalizzabilità. Il terzo limite metodologico sono le misure di tipo self-report, che hanno un livello di attendibilità minore e maggiori bias di valutazione della Eating Disorder Examination (EDE), intervista semi-strutturata, solitamente usata per valutare lo stato della persona. Lo strumento rimane comunque utile, in quanto ha dei risultati clinicamente significativamente minori sulla riduzione del peso e può essere messa in atto da un più ampio raggio di professionisti della salute e non solo da psicologi, rimangono da costruire comunque delle evidenze maggiori sull’efficacia a lungo termine.

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