Psicologia e Psicopatologia della Mafia

Articolo: di Carmine Fago

Il dominio del terrore ha iniziato ad edificare il suo impero malavitoso in molte regioni del Sud Italia; storicamente possiamo individuare tre strutture principali: in Sicilia, Cosa Nostra; in Campania, la camorra; in Calabria, la ‘ndrangheta e solo in tempi più recenti, in Puglia, la Sacra Corona Unita.
Fattori accomunanti le tre principali organizzazioni criminali sono il potere della violenza, il potere economico e finanziario, il potere politico, il potere umano. Altri elementi comuni riguardano la pratica dell’estorsione, il cosiddetto “pizzo”, la regola dell’omertà e della segretezza, l’offerta di protezione, la strutturazione organizzata delle cosche, la territorialità in forma esclusivista, l’affiliazione mediante rituali e codici, il rapporto con la Chiesa e la dottrina religiosa, con le istituzioni politiche ed economiche. Un elenco cospicuo che ha contribuito ad instaurare una salda interrelazione tra le cosche mafiose.
Si tratta di subculture criminose che presentano tra loro anche taluni aspetti discordanti che cercheremo di chiarire attraverso una breve analisi delle stesse.

Cosa Nostra è un’organizzazione criminale di tipo verticistico, diffusasi dapprima sulla sponda occidentale della Sicilia, successivamente nell’intera regione, fino ad estendersi in tutta la penisola italiana e travalicando i confini nazionali fino a raggiungere il continente americano, nel quale costituì l’espressione criminale egemone negli anni Trenta. Si fonda su precisi precetti, nelle loro dimensioni cognitive, emotive e conative, che stabiliscono il “codice d’onore” al quale gli affiliati devono garantire assoluto rispetto, mediante un giuramento che ricorda molto quello dei riti massonici e della Carboneria. Non ci si basa su norme scritte, ma su prescrizioni tramandate oralmente apprese tramite l’esperienza di uomini d’onore già associati. Gli adepti sono individuati sulla base di criteri di affidabilità e devono assicurare doverosa omertà e segretezza.

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La mafia siciliana ha una struttura fortemente gerarchizzata, i cui gruppi, chiamati “famiglie”, sono composti da gregari di diverso livello. A capo di ogni “decina”, ossia gruppi di dieci uomini appartenenti a ciascuna “famiglia”, si colloca il “capodecina”. Tre “famiglie” di un territorio contiguo costituiscono un “mandamento”, al cui vertice si pone un “capo mandamento” il quale stabilisce norme di condotta e delimitazione territoriale. Tutti i rappresentanti dei vari “mandamenti”, riuniti, compongono la “Cupola” che detiene il potere amministrativo, esecutivo e militare dell’intera organizzazione. Cosa Nostra per estendere la propria influenza sul territorio, manifestando estrema flessibilità nei propri dinamismi attuativi, ha promosso e cofinanziato molteplici operazioni illegali, quali il contrabbando, il gioco d’azzardo, le estorsioni, le rapine, i sequestri di persona, il traffico di droga ed armi e gli appalti edilizi. La camorra, principale associazione criminale campana, risale al periodo di dominazione spagnola. Durante gli anni dell’Unità, il prefetto di polizia Liborio Romano la utilizzò quale supporto d’ordine in quel momento critico rappresentato dal passaggio di poteri dai borbonici ai garibaldini. La camorra essendo priva di vertice centrale, presenta una struttura meno rigida ed articolata. Questa tende a comporsi di bande criminali estemporanee che intrattengono rapporti di buon vicinato ed alleanza oppure, divenendo antagoniste, intraprendono cruente guerre di potere sfocianti, spesso, in una sequenza di efferati omicidi. In un primo momento la camorra campana sottostava alla mafia siciliana, solo successivamente, verso la fine degli anni Settanta, Raffaele Cutolo diede vita ad una nuova organizzazione che potesse arginare il predominio di Cosa Nostra.

Si trattava di quella che fu denominata Nuova Camorra Organizzata, istituita presso il carcere di Poggioreale. L’immediata reazione siciliana si concretizzò nella costituzione di una nuova Società da contrapporre al clan Cutolo. Era la “Nuova Famiglia”, che protagonista di una spietata guerra tra clan vide la sconfitta dell’organizzazione cutoliana. Le bande camorriste sono a struttura orizzontale, basate su gruppi di fratelli e tendono ad affiliare anche ragazzi o intere famiglie, in attività illecite, come lo spaccio di droga o di armi. La terza realtà estremamente potente che ha trovato origine in territorio calabrese è la ‘ndrangheta, caratterizzata da un’impostazione fondamentalmente primitiva. E’ sorta in un ambiente agro-pastorale pregno di valori, quali la fratellanza tra gli associati, per lo più membri di uno stesso nucleo familiare, pertanto legati da vincoli di sangue, onore ed omertà. Inizialmente priva di un vertice regionale e provinciale, si è poi evoluta presentando una sorta di “cupola” governativa, nota come “Crimine” o “Provincia”, quale istituzione di coordinamento delle singole cosche. Ne deriva una ‘ndrangheta compatta ed unitaria che si discosta dalla precedente concezione di mero agglomerato di piccole cellule, definite in gergo ” ‘ndrine”, caratterizzate da totale autonomia gestionale l’una rispetto alle altre. A differenza della mafia siciliana, quella calabrese prevede un corpo simbolico e rituale molto più ricco ed articolato. Il battesimo può avvenire automaticamente e subito dopo la nascita se si tratta del figlio di un esponente illustre dell’organizzazione, altrimenti si ricorre al giuramento, una sorta di cerimonia esoterica, che sancisce l’ingresso definitivo in “società”. Anche la ‘ndrangheta prevede una specifica gerarchia tra i suoi membri a cui corrisponde una determinata simbologia e ritualità a seconda dell’incarico che si dovrà svolgere.
Le attività illecite in cui risulta storicamente coinvolta sono i rapimenti, il traffico di stupefacenti ed armi, il contrabbando di sigarette e solo in tempi più recenti, il controllo del settore edilizio e delle gare d’ appalto.
Le tre organizzazioni mafiose tendono ad attraversare tre fasi distinte quando si insediano nella criminalità economica:

  • la fase parassitaria, durante la quale le organizzazioni optano per le comuni attività criminali che includono furti, rapine e racket;
  • la fase predatoria, durante la quale i clan si assicurano il monopolio sui mercati illegali che interessano il contrabbando, la droga e le scommesse;
  • la fase simbiotica, durante la quale acquisiscono un’immagine imprenditoriale intervenendo nei mercati protetti dell’edilizia e degli appalti pubblici, per esempio.

Molti degli aspetti enunciati per le tre cosche mafiose si riflettono nella criminalità organizzata pugliese, la cui fondazione risale a tempi molto più recenti. Si tratta di un’associazione non priva di una propria connotazione e di una propria identità tanto che, attraverso la sua infiltrazione in settori nevralgici dell’economia criminale quali il contrabbando di sigarette, il traffico di droga, armi ed esseri umani, ha saputo potenziare la propria sfera economica riuscendo ad impadronirsi del marchio di vera e propria organizzazione mafiosa, forse una delle più sanguinarie per le modalità con cui ha saputo contrastare i suoi nemici: la Sacra Corona Unita.

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