Come lavorare sulle emozioni e vivere meglio

L’Emotionally Focused Therapy (EFT) è un valido strumento per riassettare le relazioni del paziente.
L’EFT si sviluppa negli anni ’80 come risposta alla mancanza di approcci testati e standardizzati nel campo della terapia di coppia diversi dalla matrice comportamentale, in cui il focus era sulla correzione cognitiva e comportamentale, senza lasciare spazio al ruolo delle emozioni. Secondo gli autori che prediligono questo metodo, c’è alla base la teoria dell’attaccamento, e di come essa “influenzi” i rapporti di coppia, per questo la terapia si interessa principalmente di riorganizzare gli schemi delle risposte emozionali, trasformando i pattern da negativi a positivi e incoraggiando i coniugi a stabilire un legame di attaccamento sicuro.

L’EFT prevede:

1. La fase della De-escalation:

  • Viene fatta una valutazione delle questioni e dei conflitti sulla base del paradigma dell’attaccamento e così
    facendo si sviluppa l’alleanza terapeutica ed inizia il processo di rivelazione;
  • Vengono individuate le problematiche che mantengono l’attaccamento insicuro e il disagio relazionale
    (questioni irrisolte, mancanza di comunicazione con conseguente evitamento ed allontanamento dei coniugi);
  • Viene fatta un’indagine delle emozioni nascoste (come senso di impotenza o sentirsi colpevole nei confronti del
    partner) sottostanti gli schemi relazionali autorinforzantisi;
  • Vengono inquadrate le problematiche in termini ciclici, emozioni sottostanti e bisogni di attaccamento.

2. La fase del Cambiamento delle Posizioni Interattive:

  • Vengono identificati i bisogni inconfessabili e degli aspetti del sé che sono stati tenuti nascosti nelle relazioni interattive, così da portare all’integrazione;
  • Viene promossa l’accettazione delle nuove modalità con cui il partner ha acquisito di “costruire la propria esperienza nella relazione e delle sue nuove risposte”;
  • Viene individuato l’evento chiave che faciliterà l’espressione degli specifici bisogni e desideri nella creazione del nuovo coinvolgimento emotivo.

3. La fase del Consolidamento/Integrazione:

  • Vengono sviluppate nuove soluzioni per risolvere le vecchie questioni problematiche relative alla relazione;
  • Avviene il consolidamento delle nuove posizioni e dei nuovi cicli di comportamento e attaccamento.

Tree in the shape of heart, valentines day background,

Attraverso l’EFT il terapeuta aiuta le coppie ad entrare in un clima di verità, sostegno e conforto reciproci, rafforzandoli, rendendo così la relazione un ambiente sicuro in cui rifugiarsi. L’EFT utilizza i partner come alleati nel
processo di recupero e guarigione del paziente postinfartuato.
Il modo in cui il paziente e le persone del contesto di appartenenza interpretano la malattia, può influenzare il modo in cui gestire la sofferenza, per questo Mason ha individuato quattro diversi modi in cui è possibile fare una distinzione tra rapporto primario e secondario con il dolore.

  1. Il modo educativo spiega al paziente la differenza tra rapporto primario e secondario con la malattia, insegnando a lui e alle persone a lui vicine come sia possibile mantenere in primo piano i rapporti interpersonali senza lasciarli soffocare dalla malattia e dalla sofferenza: ciò aiuterà il paziente a comprendere meglio la propria malattia in relazione sia con sé stesso che nel contesto a cui appartiene. La presenza della famiglia durante i colloqui può fornire informazioni preziose al curante;
  2. L’assegnazione dei compiti può aiutare il paziente e i suoi familiari a prestare maggiore attenzione alle situazioni in cui si trovano ad avere un rapporto primario o secondario con la malattia. Il modo in cui verrà svolto il compito determinerà il tipo di rapporto presente in una data situazione;
  3. Saper prendere decisioni sul rapporto con la malattia e la sofferenza: una volta compresa la distinzione tra rapporti primari e secondari in relazione alla malattia, si chiederà al paziente e alle persone a lui vicine che genere di relazione vogliono avere con la sofferenza e come pensano di poterla mettere in atto;
  4. Riconoscere che talvolta la malattia deve necessariamente essere primaria: nei casi in cui sia necessario assegnare alla malattia e alla sofferenza un ruolo primario bisogna saper distinguere i casi in cui la sofferenza ha un ruolo primario episodico, in cui è presente un rapporto secondario, e i casi in cui il rapporto con la sofferenza è a tutti gli effetti primario.

Spostando l’attenzione verso i familiari e il partner del paziente, ci sono vari modi in cui queste due realtà entrano in rapporto con la malattia. Per quanto riguarda la famiglia, essa si relaziona nei confronti della malattia attraverso sentimenti di:

  • Condivisione: poter “spostare” su chi è vicino parte della pena o del dolore provato e sentire che anche l’altro la sta vivendo (empatia e compassione);
  • Adesione ai valori comuni: sentirsi uniti attraverso valori come la fede o il valore assegnato al legame con l’altro o alla vita umana in generale;
  • Tragedia: il sentimento è quello della catastrofe e nulla riesce a curare la relazione tra i familiari.

 

Mentre per quanto riguarda il partner, è importante individuare quali siano i nuclei intorno cui ruotano le rappresentazioni di coppia e, così, poter comprendere se esso sia una risorsa per la cura del paziente.

I nuclei sono:

  • Normalizzazione della malattia: si può esprimere attraverso sentimenti di diniego che rende impossibile “integrare” la malattia nel proprio corpo e nella relazione con il partner e causa perciò l’inespressività della sofferenza;
  • La rappresentazione della “menomazione” della malattia: il corpo, prima della malattia, veniva considerato come corpomacchina e quindi capace di poter fare tutto ed essere insensibile a qualsiasi tipo di fatica. Dopo che la malattia è insorta, si inizia a provare un forte senso di incredulità;
  • La “nemesi” della malattia: la malattia cardiaca può essere vista come “giusta punizione” per un grave senso di colpa.

Nella pratica clinica quindi è utile che lo psicologo esplori e comprenda il sistema di credenze sia del paziente che della famiglia e/o del partner riguardo la gestione della malattia e comprendere così se tali legami possano portare verso l’evitazione ed il diniego della malattia o, al contrario, sostenerne la riparazione.

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