Come gestire le emozioni negative nel luogo di lavoro

COPING E PRESTAZIONE 

 

Le emozioni sono condizioni affettive intense ma di breve durata, derivanti dalla valutazione di una situazione con la quale si viene a contatto (Ben-Ze’ev, 2000; Frijda, 1986; Lazarus, 1991). In tutti i contesti di vita quotidiana, e quindi anche nella vita lavorativa esse si manifestano ed è quindi molto importante saperle riconoscere, incanalarle e “sfruttarle” al meglio, invece di azzerarle e far finta che non esistano.

Negli ultimi anni, la ricerca ha sempre più riconosciuto che le emozioni giocano un ruolo importante nell’influenzare il lavoro, le attitudini, i comportamenti (Ashforth, Humphrey, 1995; Ashkanasy, Daus, 2002; Fisher, Ashkanasy, 2000; Forgas, George, 2001; Rafaeli, Worline, 2001; Weiss, Cropanzano, 1996). Malgrado tutto questo interesse poca attenzione è stata rivolta agli effetti delle emozioni negative e del coping sulle prestazioni nei contesti lavorativi.

Capire gli effetti dell’emozione è di interesse sia pratico che teorico. Se gli individui devono effettuare con successo delle prestazioni, devono poter superare gli effetti degli eventi negativi che minacciano i loro obiettivi e acquisire l’abilità di autoregolarsi efficacemente. Le valutazioni di fallimento, minaccia, associate agli eventi negativi del lavoro, evocano un complesso di emozioni negative che possono potenzialmente influire in modo avverso sulle prestazioni, a meno che non siano utilizzate tattiche efficaci di coping (Weiss, Cropanzano, 1996). Il coping efficace permette agli individui di risolvere i problemi, alleviare l’afflizione emozionale e rimanere sulla strada verso la realizzazione dei loro obiettivi.

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Un evento negativo del lavoro desta l’emozione negativa; essa, a sua volta, spinge gli individui ad interrompere l’inseguimento dei propri obiettivi per analizzare la situazione e le relative implicazioni per la propria condizione e  benessere (Ben-Ze’ev, 2000; Frijda, 1986; Lazarus, 1991; Schwarz, Clore, 1996; Simon, 1967).

Frijda ha avanzato la nozione di episodio emozionale che ingloba l’evento innescante, il complesso delle emozioni risultante, le risposte di coping ed i risultati della situazione. L’emozione negativa funge da interruzione, segnalante la presenza delle circostanze che sfidano lo status quo e che minacciano gli obiettivi personali (Schwarz, Clore, 1996; Simon, 1967).

Quando gli eventi sono incongruenti con gli obiettivi perseguiti è più probabile trarre un complesso di emozioni, piuttosto che una singola discreta emozione (Ben-Ze’ev, 2000; Frijda, 1993). Alcuni studi hanno provato che tali complessi di emozioni negative discrete sono così altamente intercorrelati che mancano di validità discriminante (Bagozzi, 1993; Bagozzi, Baumgartner, Pieters, 1998; Brown, Cron; Slocum, 1997; Gotlib, 1984; Zurawski, Smith, 1987).

Ben-Ze’ev (2000) ha sostenuto che la divisione delle emozioni in positive e negative è una distinzione di base che esprime la centralità della componente valutativa nelle emozioni. Russell (1978) ha notato che piacere/dispiacere è la dimensione primaria degli affetti. Lazarus (1999) ha etichettato come da stress le emozioni di rabbia, di paura, di tristezza, di colpa, di vergogna e ha enfatizzato la somiglianza tra l’emozione negativa e l’emozione da stress.

Le emozioni tendono a riorientare il comportamento dal perseguimento degli obiettivi ai requisiti immediati della situazione emozionale (Lazarus, 1991, Simon, 1967); In assenza di coping efficace la distruzione del comportamento mirante al raggiungimento di un obiettivo può portare all’abbassamento dei livelli di rendimento. Se invece, gli individui utilizzano come strategia di coping quella di rimanere orientati al raggiungimento degli obiettivi (task focus), non saranno distratti dagli eventi negativi e da picchi di emozione, e la loro prestazione difficilmente sarà influenzata da episodi emozionali. Gli individui orientati all’azione e focalizzati all’obiettivo evitano gli effetti debilitanti del rimuginare e dell’essere in dubbio, che interrompono la tensione verso il raggiungimento dell’obiettivo (Bandura, 1997; Carver, 1996; Kuhl, 1994). Perciò, quando gli individui restano focalizzati sui loro obiettivi invece che sul danno provocato dall’evento negativo, sono soliti indebolire il relativo effetto negativo sulla propria prestazione.

L’autocontrollo è una strategia di coping che costituisce un’inibizione a compiere un’azione negativa, che potrebbe ulteriormente complicare o danneggiare la situazione. L’autocontrollo può essere applicato sia agli aspetti orientati al problema sia a quelli orientati all’emozione. L’obiettivo primario di chi utilizza questa strategia è quello di stabilizzare la situazione e minimizzare gli effetti negativi sulla prestazione.

Un’ulteriore strategia di coping in queste situazioni è lo sfogo, ossia liberarsi dei propri sentimenti negativi esprimendoli ad altri (Pearlin, Schooler, 1978). Questa è una tattica orientata alle emozioni, il cui obiettivo è quello di ottenere sollievo attraverso l’espressione vocale. Poiché gli individui focalizzano sugli eventi negativi e sulle risultanti emozioni, essi sono distolti dal portare avanti delle attività strumentali al raggiungimento dell’obiettivo. Inoltre, concentrarsi sul danno fatto può influenzare la percezione degli individui che potrebbero interpretare la situazione più negativamente rispetto a quella che in realtà è (Tesser, 1978). Lo sfogo quindi, non risulta essere una tattica efficace in questa situazione perché tende ad amplificare l’effetto di un’emozione negativa sulla prestazione.

Brown, Challagalla e Westbrook (2004) hanno provato che le risposte di coping possono diminuire o aumentare gli effetti avversi delle emozioni negative a seconda delle tattiche usate: focalizzare sull’obiettivo (task focus) ha effetti benefici diretti sulla prestazione; lo sfogo aggrava gli effetti avversi delle emozioni negative e l’autocontrollo li diminuisce.

Questi risultati sottolineano l’importanza di studiare i processi che influenzano il mondo del lavoro e di sviluppare un quadro più completo di tattiche di coping adattive e maladattive. Quando il coping è maladattivo, un evento cruciale negativo sul lavoro può mettere in moto una catena di eventi capaci di produrre una spirale all’ingiù nelle prestazioni e nella soddisfazione lavorativa, mentre il coping adattivo contrattacca gli effetti avversi delle emozioni negative, dando ai lavoratori la possibilità di rimanere sulla strada verso il raggiungimento dei propri obiettivi.

Un esercizio per gestire le emozioni

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