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Psicodinamica e Storia del Gioco d’Azzardo

Articolo di Laura Koelliker

Prima di addentrarmi nell’esplorazione di un mondo così complesso quale è quello del gioco d’azzardo è doveroso fare dei cenni storici.
La storia del gioco d’azzardo è strettamente legata alla storia dell’uomo, uno dei primi giochi d’azzardo risale al 3000 a.C. (cfr p.6) nell’antico Egitto, ma anche in India, Cina e Giappone. Il popolo egizio per predire il futuro praticava il gioco dei dadi. Infatti l’etimologia della parola “azzardo” rimanda proprio alla parola dado, deriva dalla parola francese hazard , che a sua volta deriva dall’arabo az-zahr, cioè dado. In un mito dell’antico Egitto già compaiono riferimenti al gioco d’azzardo, infatti questo mito narra addirittura che le origini del sistema solare sarebbero riconducibili a una partita tra divinità.

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Antichi manoscritti trovati in India, Giappone e Cina narrano di come queste popolazioni erano solite fare scommesse al gioco dei dadi e dei carri.
L’attrazione e la pratica delle attività ludiche continua anche nella Roma Imperiale, ciò è provato da insegne trovate in diverse taverne romane che riportavano la dicitura panem et circenses: scommesse e cibo.
In epoca cristiana le attività ludiche d’azzardo venivano completamente bandite e solo nel tardo medioevo ricomparirà nuovamente ancora con il gioco dei dadi.
Il punteggio massimo ottenibile dal lancio dei dadi era 6-6-6 e, come ha notato uno tra i più importanti studiosi italiani del gioco d’azzardo, (Croce, Zerbetto, 2001) questo numero è la somma di tutti i numeri della roulette e dall’esoterismo è sempre stato considerato il numero del diavolo. L’autore accosta questa simbologia proprio all’aspetto di “dannazione” che spesso connota il gioco d’azzardo e il giocatore,
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pensando al suo aspetto compulsivo e alle rovinose conseguenze alle quali può condurre questo “desiderio di rischio”.
L’atteggiamento nei confronti del gioco d’azzardo è sempre stato ambivalente, nella storia si sono alternati periodi di permissivismo e addirittura promozione, a periodi di forte proibizionismo.
Ovviamente nei secoli anche la percezione del gioco d’azzardo è cambiata ed ha attraversato diverse “fasi”anche concomitanti. La Chiesa ha tacciato il gioco come peccato, lo Stato come reato e infine la medicina, le scienze dell’educazione e la Psicologia l’hanno definito come malattia e dipendenza.
Nel XX secolo però gli introiti sempre crescenti derivanti dal gioco fanno si che si venga a creare un’ulteriore “percezione” del gioco come business, così che in America il gioco viene legalizzato e addirittura sponsorizzato per infondere fiducia e positività nei confronti di questa “pratica”.
Fiasco sostiene che è nei periodi di crisi economica e quindi forte disagio, che le persone si affidano al gioco: “una correlazione negativa così vistosa (quando l’economia fiorisce l’azzardo deperisce) dovrebbe ridimensionare la retorica di quella che era stata indicata come l’inguaribile passione degli italiani […] se il gioco è un’alternativa all’azione costruttiva per accedere al reddito, quando si riduce la credibilità della risposta attiva al bisogno (appunto nei periodi di crisi economica), allora aumenta la forza attrattiva della fortuna al gioco. Viceversa con la dinamizzazione dell’economia, acquista significato la ricerca di soluzioni non aleatorie” (Ibidem cit., pp. 328).
Ai giorni nostri però si sta andando verso una fase di forte legalizzazione e sponsorizzazione dei giochi d’azzardo, proprio perché, vista anche l’attuale situazione economica, lo Stato ricava da questo fenomeno ingenti introiti di fatti costituisce uno dei “settori” più fruttiferi dell’intero pianeta.

1.2 Giocare d’azzardo: “un’evoluzione nel tempo”

Ci sono dei criteri da soddisfare perché un gioco possa essere considerato d’azzardo:

  1. Il giocatore deve mettere in palio una posta, che sia denaro o un oggetto di valore;
  2. La posta in gioco una volta che è stata scommessa resta “in gioco” senza la possibilità che il giocatore possa ritirarla;
  3. Il risultato del gioco non dipende da abilità o specifiche competenze del giocatore ma si basa esclusivamente sul caso.

È proprio l’ultimo criterio che esplica, a mio avviso, uno dei punti cardine nonché l’essenza stessa del gioco d’azzardo. Il significato della parola “caso”, così come è definito dal Devoto Oli:

  1. Evento accidentale, fortuito, imprevedibile
  2. Fatalità, destino
  3. Probabilità eventuale, ipotetica

L’imprevedibilità che connota il gioco d’azzardo, quindi, governa l’intera situazione di gioco del quale è impossibile controllare o predire il risultato. Il giocatore però sembra non rendersi conto che la possibilità di vincere è affidata esclusivamente al caso e che il vincitore è sempre chi organizza l’attività di gioco.
Il “vantaggio” economico fu notato subito dalle Istituzioni Politico-Religiose tanto che, nel 1731, la Chiesa trasformò il lotto in gioco di Stato. Così il monopolio sul gioco d’azzardo si trasforma in una fonte di risorse finanziare per accrescere l’Erario e indennizzare le casse e i deficit dello Stato. È così che il gioco diventa un “business statale”.
“Il fenomeno dei giochi d’azzardo, e del lotto in particolare, tocca l’anima del popolo napoletano, avvolge e sconvolge il dramma della sua vita, della sua miseria, fa parte dei problemi di civiltà e di umanità tanto cari a me che condivido il pensiero di Terenzio: «Nulla mi è estraneo di ciò che è umano». (Strazzullo, 1987 pp. 14).
A Napoli il gioco del lotto è la via di uscita, è la speranza per uscire dalla miseria. Il popolo spera nel cambiamento della propria vita attraverso “l’uscita dei numeri”. Matilde Serao infatti definisce il gioco del lotto “Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore nel lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli” (Serao, 1884).
Matilde Serao considerava il gioco del lotto una vera e propria malattia, lei stessa l’ha definita una vera peste che contagia i napoletani, specialmente il popolino che si indebita ogni settimana pur di giocare nella speranza di ricavarne un vincita. “La sua massima miseria non consiste nel dire che non ha pranzato, consiste nel dire: Nun m’aggio potuto jucà manco nu viglietto”. (Strazzullo, 1987)
Fiasco (2001) sostiene che il gioco rappresenta anche una risorsa per il popolo: il gioco diventa la possibilità attraverso la quale raggiungere una vita migliore, quando lo Stato non lo garantisce, anche Imbucci (1999) ha studiato l’evoluzione storica del gioco, evidenziando due aspetti che caratterizzano il gioco in diversi momenti; il gioco soddisfa funzioni di tipo ludico nei momenti di benessere e di tipo compensativo nei periodi di crisi.

1.3 I nuovi giochi
Il gioco essendo diventato un business a livello mondiale, come spiegavo precedentemente, si è “evoluto” e “adattato” anche ai cambiamenti e progressi della società e della tecnologia. Così sono nate nuove forme di gioco, supportate anche dalla tecnologia, che offrono al giocatore sempre nuovi modi per giocare come, dove, quando e soprattutto quanto desidera.
In un’epoca in cui stiamo assistendo ad un impoverimento delle relazioni sociali “reali” a vantaggio di quelle “virtuali”, un’epoca in cui l’individuo è entrato in un vortice di auto centrismo alla ricerca disperata di un equilibrio, di una stabilità economica – psicologica – sociale che sembra quasi irraggiungibile, il gioco d’azzardo si fa strada facendo gola come “magico rimedio” e possibilità di raggiungere quanto di più ambito. Ciò fa si che ad interessarsi al gioco non siano più solo i “giocatori” abituali o d’azzardo ma, anche un’altra fetta di popolazione come: adolescenti e pensionati.
Ci sono materialmente molti spazi, sempre più, che mettono a disposizione del giocatore i più svariati giochi a cui “dedicarsi”. Ci si può recare in tabaccheria, in una sala scommesse, al bar, piuttosto che al “classico” casinò. Oggi come oggi la tecnologia fa parte del nostro quotidiano, ormai in nessuna casa e famiglia manca un computer, un tablet o uno smartphone; così il mercato del gioco d’azzardo ha voluto espandersi e conquistare un’altra fetta di “mercato” sfruttando anche la rete (internet) ormai utilizzata giornalmente da ognuno di noi. Attraverso la pubblicità in tv, alla radio vengono sponsorizzati in continuazione nuovi giochi, con possibilità di vincite sempre più allettanti e modalità di gioco sempre più comode. I giochi possono potenzialmente interessare tutti, si può giocare comodamente da casa, seduti comodamente in salotto piuttosto che in cucina mentre si prepara il pranzo; i siti sponsorizzati offrono bonus con somme iniziali per incentivare il possibile giocatore a sperimentare il nuovo gioco. Ecco come il gioco entra nelle case di ognuno di noi ogni giorno.
Così nascono i nuovi giochi d’azzardo che vanno definendo anche una nuova modalità di gioco: decontestualizzato, solitario, globalizzato. Sempre più vengono immessi sul mercato giochi con maggiore additività, i nuovi giochi tecnologici si stanno distinguendo per la loro attitudine ad un gioco solitario ed a-sociale con evidenti rischi di sconfinamento in forme di gioco problematico e patologico (Croce, 2001).

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