I pregiudizi più pericolosi nella relazione di coppia

Uno degli scopi principali della ricerca, di cui analizzerò alcune parti nella mia tesi, era valutare l’impatto che il femminismo (sia dell’uomo, sia della sua compagna) può avere sulla percezione della qualità della relazione di coppia, qualità espressa in termini di minor disaccordo, maggior soddisfazione e diminuzione di comportamenti violenti. Considerato che spesso il femminismo viene confuso con un movimento che inneggia alla supremazia del genere femminile su quello maschile, risulta utile proporre una definizione del movimento, dei suoi principi e dei suoi scopi.

 

Il femminismo è quel movimento storico- politico, nato verso la metà dell’800 che ha coinvolto un numero ampio di donne, le quali hanno combattuto per vedere rispettati i loro diritti fondamentali come donne, cittadine, e lavoratrici. È un movimento che sostiene la parità politica, economica e sociale tra il sesso maschile e femminile, basandosi sulla convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore rilevante in seno al quale strutturare l’identità sociale e i diritti delle persone. Il femminismo si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere, sostenendo che le donne siano state, e siano ancora oggi, vittime di soprusi e discriminazioni operate, in varie misure e in vari modi, dagli uomini e dalla società.

Parlando però dell’influenza che l’identità femminista può avere nel contesto relazionale di coppia, è rilevante tenere in considerazione tutte le convinzioni stereotipiche e i pregiudizi (condivisi per altro sia dagli uomini sia dalle donne stesse), che rendono più complicato lo sviluppo di una consapevolezza in questo senso e di conseguenza limitano la possibilità del singolo di aderire attivamente ai principi che fondano questo movimento. Una delle convinzioni più comuni e più difficile da “estirpare” è la credenza che l’essere femministi e il condividere i principi del femminismo, possa compromettere la possibilità di vivere una serena e soddisfacente relazione romantica con l’altro sesso (Rudman and Phelan, 2007).

Nella maggioranza dei casi, uomo e donna sono intimamente interdipendenti: essi infatti dipendono l’uno dall’altro per quanto riguarda la gratificazione sessuale ed emotiva (Fiske and Stevens 1993; Glick and Fiske 1996). Tuttavia, attraverso il processo di socializzazione e attraverso l’educazione, sono stati portati, nel corso della storia, ad occupare ruoli diversi all’interno del sistema familiare, rispettivamente ruoli adibiti al sostentamento economico della famiglia, nel caso degli uomini, e ruoli di cura, nel caso delle donne. Nonostante questa impostazione sia stata sfidata dal movimento femminista e in parte superata, permangono tutt’oggi delle leggi non scritte, le quali sono essenzialmente basate sulle aspettative legate al genere, che regolano e modellano il comportamento di bambini e bambine, limitando le loro inclinazioni e aspirazioni e spingendoli ad assumere un ruolo ben definito anche nell’ambito delle relazioni con l’altro sesso.

Se ci pensiamo, utilizzando una situazione comune in cui tutti ci siamo trovati almeno una volta, è ancora molto attuale l’idea di passività della donna nel momento del corteggiamento, in cui invece è “doveroso” aspettarsi che sia l’uomo a fare il “primo passo” e a conquistare la partner.

Proprio per aver sfidato questo insieme di norme comportamentali, spesso le femministe sono state dipinte dai mass media come ostili nei confronti degli uomini (Anderson, Kanner e Elsayegh, 2009), lesbiche, e non attraenti: queste convinzioni pregiudizievoli fungono ovviamente da barriera per quanto riguarda la possibilità di sviluppare una coscienza e un’identità femminista e contribuiscono a suscitare sentimenti di ambivalenza nei confronti del movimento nel suo insieme; inoltre, è logico collegare questi stereotipi con la credenza che essere femministi sia incompatibile con l’instaurarsi di una relazione di coppia soddisfacente, stabile e sana.

Gli studi di Rudman e Phelan (2007), hanno però dimostrato l’inaccuratezza di questi stereotipi. Gli autori infatti non hanno trovato evidenze che sostengano l’idea che le donne femministe abbiano maggiori probabilità di essere single, lesbiche o sessualmente non attraenti, tutte convinzioni che, se vere, influenzerebbero sicuramente la loro relazione con gli uomini. Quello che emerge inoltre da queste ricerche è che in realtà il femminismo potrebbe essere salutare per le relazioni di coppia in termini di lunghezza, stabilità e soddisfazione, indipendentemente dal genere. Infatti, in entrambi gli studi, le donne riportano una maggiore qualità, equità e stabilità della relazione e anche una maggiore soddisfazione sessuale, nella misura in cui percepiscono il femminismo del proprio partner: il femminismo del compagno diventa quindi una variabile rilevante anche nella selezione del partner e ha poi ricadute positivi sulla relazione in sé.

Per quanto concerne gli uomini, quelli femministi riportano un maggior grado di accordo per quanto riguarda la parità della relazione; inoltre, l’essere in coppia con una partner femminista, sembra influire positivamente sulla stabilità della relazione e sulla soddisfazione sessuale all’interno di essa. In definitiva, i pattern globali suggeriscono che per gli uomini, il femminismo (proprio e delle loro partner) sarebbe un beneficio, più che un ostacolo allo sviluppo di una serena vita di coppia.

Articolo di Ilaria Fabris

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