Psicologia e Psicopatologia del Gioco d’Azzardo: il Caso del Bingo

Articolo di Laura Koelliker

“Persi in una collettiva solitudine”
Max Pezzali

Il Bingo potrebbe essere definito un nuovo “fenomeno sociale”, ultima frontiera del gioco d’azzardo. “Il Bingo, basato sull’estrazione di novanta numeri, deriva dal Lotto ed è molto simile alla tradizionale tombola da sempre giocata nelle famiglie italiane. Il nome “Bingo” ha un’origine curiosa: deriva da un gioco simile alla tombola, praticato in Georgia, che veniva chiamato Beano (Bean, in inglese, vuol dire proprio “fagiolo”, “chicco”) per via dei fagioli secchi usati per coprire, sulla cartella, i numeri estratti. Colui che per primo copriva con i fagioli secchi tutti i numeri della cartella, esclamava “Beano!” per annunciare la vincita della posta: un fortunato vincitore,invece di “Beano”, gridò “Bingo”, forse per l’eccitazione o per l’incerta pronuncia. Il controllo del gioco è riservato allo Stato, che lo esercita, a partire dal 2000, tramite AAMS. L’Amministrazione affida in concessione l’esercizio del gioco a privati, i quali apportano gli investimenti necessari e gli strumenti imprenditoriali idonei gestendo il gioco secondo regole, la cui osservanza è costantemente verificata dato che sono poste a tutela del pubblico. La normativa italiana intende conferire al gioco del Bingo il carattere di intrattenimento, socializzazione e impiego piacevole del tempo libero, differenziandolo in maniera sostanziale da altri giochi, basati prevalentemente su comportamenti individuali e sulla distanza, sia fisica che temporale, tra il momento del gioco e quello della vincita. Nel 2006 il Bingo, giocato da oltre 1 milione di persone, metà delle quali frequentano le Sale Bingo in maniera sistematica, ha incassato circa 1,8 miliardi di euro: sono state vendute oltre 1,6 miliardi di cartelle, di cui circa il 65% del valore di 1 euro.” (AAMS, 2014)

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Il gioco del Bingo ha delle specifiche regole e modalità di gioco, è una “tombola” giocata su 90 numeri, le estrazioni sono molto veloci ed affidate ad un computer che gestisce un pallottoliere automatico. I numeri appaiono su tabelloni illuminati disposti strategicamente in tutta la sala da gioco insieme a grandi schermi che proiettano il numero della pallina estratta, ciò permette di seguire sia visivamente che uditivamente il gioco. Le sale bingo sono molto grandi ed attrezzate in maniera da soddisfare tutti i bisogni dei giocatori, per far si che si trattengano il più a lungo possibile. Ci sono servizi di ristorazione con servizio ai tavoli, bar, intrattenimenti tra una giocata e l’altra. Si giocano in media 10 partite all’ora con vendite di cartelle il cui costo varia da 1, 1,50 a 3 euro. A rendere più sostanziose le vincite e quindi più appetibile il gioco concorrono le partite speciali e i premi speciali, che premiano chi fa Bingo entro un tot predefinito di palline estratte. Le sale Bingo fino a qualche anno fa erano aperte 8 ore al giorno e “accoglievano” anche bambini, vista però la notevole affluenza e il successo che ha riscosso questo gioco, specialmente tra le donne, una normativa ha vietato l’ingresso di minori alle sale da gioco in compenso però alcune sale Bingo restano aperte 24h su 24h. I tavoli offrono 8\10 posti così da poter dare l’illusione di ambiente “familiare”, aggregante ri-citando quanto scritto nella normativa pubblicata sul sito dell’ AAMS: “La normativa italiana intende conferire al gioco del Bingo il carattere di intrattenimento, socializzazione e impiego piacevole del tempo libero, differenziandolo in maniera sostanziale da altri giochi, basati prevalentemente su comportamenti individuali e sulla distanza, sia fisica che temporale, tra il momento del gioco e quello della vincita.” Il Bingo somiglia moltissimo alla tombola tradizionale che rimanda, soprattutto a Napoli, a vissuti di gioiose feste in famiglia dove tutti erano riuniti intorno alla tavola a giocare. Queste somiglianze non sono certamente casuali ma, volte a far sembrare il gioco del Bingo un gioco ad alto potere socializzante. Nulla di più falso. La velocità delle estrazioni, l’assenza di orologi che scandiscono il tempo, la ripetitività del gioco lo rendono anzi alienante e disorientante quasi ipnotico. Le partite durano in media tre minuti e a pochi secondi dalla fine di una partita già una schiera di venditori è pronta a vendere delle nuove cartelle nel minor tempo possibile (che solitamente non supera i due minuti). Il ritmo incessante delle giocate non lascia nemmeno il tempo al giocatore di preoccuparsi della perdita perché già è intento ad iniziare una nuova partita. La voglia di “rifarsi” e di recuperare i soldi fino ad allora persi quindi trascina il giocatore in una spirale che lo travolge.

Alcune ricerche condotte negli U.S.A. hanno evidenziato che nel gioco del Bingo l’attrattiva principale non è la vincita del denaro (che è una componente molto importate del gioco) ma, la percezione che sia un modo per trascorrere il tempo “in compagnia” diventando una componente motivazionale molto forte. Ovviamente i presupposti appena elencati fanno si che i maggiori frequentatori di sale Bingo siano donne sole, molto spesso pensionati, disoccupati, casalinghe che sfuggono alla noia e alla solitudine “aggregandosi” ad altri giocatori di Bingo.

Alcune ricerche psicologiche sul Bingo

All’estero (negli Stati Uniti, in Canada, in Inghilterra e Spagna) sono stati fatti studi sul Bingo; i risultati indicano che i giocatori che frequentano abitualmente le sale Bingo sono per il 70% casalinghe e anziani, fasce di popolazione che fino ad’ora non erano molto, anzi per nulla coinvolte in altri giochi d’azzardo.
“L’Ageing Society, l’osservatorio interdisciplinare che studia i mutamenti della società, sottolinea i rischi della passione degli italiani nei confronti del Bingo; la minaccia maggiore sembra riguardare proprio gli anziani che, in assenza di altri luoghi di aggregazione sociale dove trascorrere il loro tempo libero, guardano al Bingo non solo come a un gioco con cui tentare facili guadagni, ma anche come a uno spazio ricreativo in cui attenuare la sensazione di solitudine”. (Lavanco, Varveri, 2001)

Diverse ricerche sono state fatte presso le sale Bingo. I risultati evincono due fondamentali bisogni connessi alla “pratica” di questo gioco:

  1. La vincita di denaro
  2. Il senso di soddisfazione e accrescimento del proprio status all’interno della comunità

Quello che risulta essere estremamente interessante dai risultati della ricerca, a mio avviso, è che la vincita in denaro non è una componente significativa e il fine ultimo del gioco; che risulta invece essere, come affermano la maggior parte dei giocatori (perlopiù donne) un modo per trascorrere il tempo libero ed eliminare la noia. Un’altra ricerca è stata condotta in Inghilterra da Julie Winstone nel dicembre 2001.(Hall, 2002) Questa ricerca ha come obiettivo la valutazione della funzionalità cognitiva dei giocatori del Bingo; ha coinvolto centododici soggetti di età compresa tra i 18 e gli 82 anni. L’ipotesi di partenza è che l’esercizio mentale prolungato, come quello richiesto dal gioco del Bingo (prestare attenzione ai numeri chiamati, cercarli nella cartella, segnarli etc…) può ritardare il declino delle facoltà cognitive rispetto alla velocità, alla precisione nell’elaborazione degli stimoli e, quindi, il loro riconoscimento. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: Il primo era formato da persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni e il secondo di età compresa tra i 60 e gli 82 anni. Entrambi i gruppi erano costituiti da una metà che giocava al bingo e l’altra no. I risultati emersi dimostrano che i giocatori di bingo sono più veloci e precisi rispetto ai non giocatori; sono i giocatori più anziani, però, a raggiungere migliori risultati rispetto ai non giocatori anziani.

Alcune ricerche, tra le quali una realizzata in Canada presso il centro per la ricerca sul gioco d’azzardo Alberta Gaming Research Institute, hanno spostato l’attenzione al significato dell’esperienza del Bingo e della sua interfaccia con i modelli di attività fisica, benessere e qualità della vita nei soggetti in età avanzata. (Lavanco, Varveri, 2001)

Gli autori si sono posti i seguenti obiettivi di ricerca:

  1. Indagare la dimensione del benessere
  2. Indagare la dimensione sociale e relazionale
  3. Indagare la dimensione personale- interpretativa

Attraverso queste ricerche si cerca di individuare quali possano essere le caratteristiche sociali e gli aspetti legati alla salute delle persone anziane che giocano al bingo, nonché il loro stile di vita e cercare di cogliere il significato personale riguardo le motivazioni, le esperienze del bingo e il suo contributo nel favorire una terza età serena in termini di salute, benessere e qualità della vita. (ibidem)
Nonostante il Bingo abbia un’immagine sociale negativa, gli autori affermano che rappresenta un importante contributo al benessere dei soggetti anziani. È un gioco che facilita la socializzazione e tra le riflessioni emerse dalla ricerca mi sembra importante annoverare anche:

  1. Rappresenta un’occasione per uscire da casa, un passatempo piacevole.
  2. Riduce la noia, l’isolamento degli anziani che hanno poche amicizie e poche cose da fare una volta in pensione.
  3. Consente l’interazione tra persone anziane e giovani.
  4. A detta delle persone anziane che hanno problemi di salute, il Bingo li fa sentire uguali agli altri (un dato rilevante per i modelli più recenti di promozione della salute).
  5. I giocatori abituali dichiarano di avere un certo controllo sul gioco rispettando i limiti di un budget mensile1.

Alla luce dei dati emersi dalle ricerche citate, è possibile affermare che non c’è una singola motivazione o ragione in grado di spiegare perché si giochi al Bingo: un’ ipotesi multi motivazionale suggerisce che i benefici sociali del gioco hanno maggior peso dei benefici monetari. (Lavanco, Varveri, 2001).
Le riflessioni e le domande che scaturiscono da tutto ciò sono molteplici e molto complesse. Il ricorrere al gioco del bingo da parte dei giocatori è il risultato della solitudine, dell’isolamento sociale o ci si isola per poter giocare? Se i giocatori del bingo (soprattutto gli anziani) enfatizzano i benefici sociali di questa attività rispetto a quelli economici, di vincita possiamo parlare di un problema patologico come definito dal DSM-IV

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