Come riconoscere l’ossessione dal sesso: sintomi e test

L’individuo affetto dal disturbo da ipersessualità usa il comportamento sessuale per procurarsi volontariamente un mutamento del proprio stato emotivo, illudendosi di ottenere così la felicità e serenità non altrimenti sperimentate.

I comportamenti sessuali e i rituali ad essi associati permettono un effettivo distacco dalla realtà, percepita come fonte di sofferenza e rispetto alla quale l’individuo si sente incapace di azione ed eventuale cambiamento. Questo stato mentale consente la presa di distanza dal dolore, dal senso di colpa, dalla vergogna, permettendo di sperimentare uno stato di benessere.

L’attività sessuale può condurre dunque ad un temporaneo sollievo ma, in realtà, non può procurare un’autentica gratificazione.

Possiamo dunque affermare che il disturbo da ipersessualità consiste nel trincerarsi in uno stato di evasione dalla vita, che proietta in un mondo caratterizzato dal sesso.

Una volta terminato lo stato di distacco dalla realtà prodotto dal comportamento sessuale ritualizzante, cessa anche la sensazione di benessere e l’individuo torna nuovamente a sperimentare il proprio dolore originario. Cessato l’orgasmo per esempio, i soggetti avvertono spesso sentimenti negativi come rabbia e vuoto interiore, i quali creano ancora una volta, quel circolo vizioso che permette di ricercare sollievo nuovamente tramite i comportamenti sessuali.

In questo modo i soggetti ricorrono al sesso con frequenza maggiore: il dolore riappare sempre più intenso e persistente, raggiungendo livelli di sofferenza e disperazione sempre più gravi.

 

Con il passare del tempo l’individuo perderà sempre più il contatto emotivo con se stesso e con gli altri, e con esso di conseguenza il controllo dei propri comportamenti e sulla propria capacità di scegliere.

Inizialmente il sesso è utilizzato come “strumento” per modificare il proprio umore mentre, con il progredire del disturbo, diviene il “fine” rispetto al quale l’individuo ha perso ogni facoltà di decidere se ricercarlo e attuarlo, oppure no.

Sesso e ricerca del sesso divengono bisogni fondamentali rispetto ai quali tutto il resto viene sacrificato, comprese le persone, considerate come oggetti da usare.

I soggetti affetti da questo disturbo passano progressivamente attraverso fasi nelle quali si ritraggono dagli amici, dalla famiglia e dal lavoro, rendendo spesso la loro vita segreta più reale di quella pubblica.

Questi sperimentano come coerente e prevedibile lo stato mentale alterato nel quale si rifugiano: non avendo imparato ad entrare in contatto emotivo con gli altri, non riescono a fare affidamento sulle relazioni, preferendo cercare conforto in un prevedibile mutamento dello stato mentale procurato dal sesso.

 

Diagnosi del disturbo di ipersessualità: i sintomi

Nel DSM-IV viene eliminata la dizione “dipendenza sessuale”, presente nel DSM-III-R, trovando riferimento sempre nella categoria dei Disturbi Sessuali Non Altrimenti Specificati come “disagio connesso a quadro di ripetute relazioni sessuali con una successione di partners vissuti dal soggetto come cose da usare” (APA, 1994, p. 588). Tale diagnosi viene mantenuta anche nel DSM-IV-TR.

Inizialmente per l’elaborazione del DSM-5, si era deciso di appoggiare le indicazioni di Martin Kafka (2010), il quale prediligeva una descrizione per lo più comportamentale, inserendo questo disturbo all’interno della categoria dei Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere con la definizione di Hypersexual Disorder. Effettivamente i criteri del DSM-5 sembravano mostrare un’elevata affidabilità e validità quando applicati a pazienti presenti in un setting clinico.

Nonostante i buoni risultati supportati da varie ricerche, il primo dicembre 2012 l’American Psychiatric Association, nel votare la versione definitiva del DSM-5, ha deciso comunque di non inserirvi l’Hypersexual Disorder.

 

Sostanzialmente i motivi principali sembrano essere i seguenti:

  • le diagnosi che riguardano la sessualità, in sé, sono generalmente controverse e di difficile accordo;
  • i criteri sono stati testati solamente su un campione clinico e non su un campione rappresentativo della popolazione;
  • non è possibile inserire tale disturbo in una categoria diagnostica, tenendo conto solo della tipologia di comportamenti messi in atto (sessuali), senza aver compreso ancora se si tratta davvero di una dipendenza, di un comportamento compulsivo o altro;
  • ci si chiede se la definizione sia sufficientemente affidabile e valida da non correre il rischio di diagnosticare come patologiche anche varianti normali della sessualità;
  • non è chiaro se l’ipersessualità sia un sintomo o un vero e proprio disturbo.

 

Nonostante questa decisione, ad oggi esistono effettivamente dei criteri diagnostici validati utilizzabili per ulteriori ricerche sulla questione, permettendo di confrontare i vari risultati col fine di comprendere meglio l’eziologia, l’evoluzione, la prevalenza e il trattamento di questo disturbo.

A livello clinico e di ricerca quindi, non è fondamentale che un disturbo sia incluso o meno in un manuale, quanto che esista una definizione condivisa per potersi confrontare e dunque fare ricerca.

 

3.2.3  Caratteristiche descrittive

Dall’esperienza clinica emersero progressivamente alcune caratteristiche del disturbo, le quali possono essere divise in due categorie: principali e secondarie (Lambiase, 2001, 2009).

Le caratteristiche principali del disturbo sono:

  • quantità di tempo eccessiva dedicata alle fantasie sessuali ossessive e alla rispettiva pianificazione e azione di comportamenti sessuali;
  • conseguenze negative collegate ai comportamenti sessuali (danneggiata la saluta fisica, l’economia, la sfera emotiva, quella cognitiva e quella spirituale/esistenziale);
  • fallimento nel tentativo di controllare i comportamenti sessuali (fallimenti che devono perdurare per almeno sei mesi);
  • ricerca reiterata e ricorsiva dei comportamenti sessuali nonostante le conseguenze negative;
  • craving (intenso desiderio dell’attività, della persona o della sostanza dalla quale l’individuo dipende).

In una ricerca coordinata da Reid (Reid, Garos, Fong, 2012), mirata a validare l’Hypersexual Behaviour Consequence Scale, sono emerse le seguenti conseguenze negative, caratteristiche di questo disturbo:

 

– Tab. 3 Conseguenze negative misurate con lHypersexual Behaviour Consequence Scale

 


Fra le caratteristiche secondarie invece, le quali forniscono informazioni importanti circa l’estensione o la gravità del problema, le più importanti sembrano essere:

  • centralità e pervasività della sfera sessuale, rispetto agli altri bisogni del soggetto;
  • persistente perseguimento di comportamenti autodistruttivi e rischiosi;
  • segretezza, al fine di evitare il giudizio altrui o talvolta è causata dalla vergogna ed inoltre, un’altra ipotesi è che questo elemento aumenti l’eccitazione e l’intrigo, incrementando il piacere;
  • condotte di negazione, in particolare negare l’esistenza o la serietà dei rischi, credere di essere immuni ai rischi, rifiutare di accettare la responsabilità per i propri comportamenti sessuali o trasformare le conseguenze negative in opportunità positive (Erale e Crow, 1998);
  • contraddizione delle proprie convinzioni etiche, talvolta è presente infatti una notevole discrepanza tra comportamenti e convinzioni morali riguardo la sessualità, poiché non tutti i soggetti riescono a conciliare le proprie convinzioni e il proprio disturbo.

Articolo di Sharon Invigorito

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