5 differenze tra uomo e donna nelle relazioni

Uomini e donne vivono diversamente le loro relazioni.

Diverse teorie sociali forniscono ragioni per cui dovremmo aspettarci che uomini e donne sperimentino le loro relazioni interpersonali in maniera diversa.
Alcune di queste, di impronta psicoanalitica, suggeriscono che le donne sono più orientate alle relazioni e più predisposte ad assumere dei ruoli di cura all’interno di esse, rispetto a quanto non lo siano gli uomini (Chodorow, 1978). Nel discutere di questo tema si fa tipicamente riferimento all’importanza delle prime esperienze relazionali avute nell’infanzia: attraverso il processo di socializzazione, i ragazzi sono incoraggiati ad esprimere comportamenti tradizionalmente associati al proprio sesso, come ad esempio l’aggressività e la competitività, che sono naturali barriere allo sviluppo dell’intimità. Al contrario le ragazze sono incoraggiate a ridurre gli atteggiamenti competitivi e ad esibire emozioni e atteggiamenti tipici dell’accudimento, cosa che invece potrebbe favorire lo sviluppo dell’intimità e la formazione di relazioni.

 

Risultati controversi. Molti studi si sono proposti di esplicitare e sintetizzare queste differenze; tuttavia i risultati ottenuti sono spesso controversi o non generalizzabili.
Alcuni studi sono giunti a concludere che le donne sono capaci di sviluppare una rete sociale più ampia rispetto agli uomini, studi successivi invece smentiscono questa affermazione (Moore, 1990).
Altre ricerche (Booth, 1972) riportano che le donne hanno maggiori probabilità di avere un confidente, ossia una persona con la quale stringono una relazione intima a livello emotivo e riportano di ricevere un maggior supporto emotivo dai colleghi di lavoro, dai familiari e dagli amici (Turner and Marino 1994), rispetto agli uomini.

La selezione del partner. Alcune differenze di genere vengono evidenziate anche in riferimento al processo di selezione del partner (Fletcher et al, 2014). In alcuni contesti (ad esempio una situazione di speed dating), gli uomini sembrano essere riluttanti nel lasciare andare l’opportunità di intraprendere una relazione romantica, mentre le donne risultano essere più caute e selettive, focalizzandosi sul rischio di mantenere i contatti con un uomo che magari può solo fingere un interesse romantico nei loro confronti. Coerentemente con questo pattern, gli uomini tendono a sovrastimare l’interesse che le donne potrebbero nutrire nei loro confronti e sono più propensi ad un successivo incontro, mentre le donne lo sottostimano e sono più restie a ripetere l’esperienza.

Stili di coping e qualità della relazione di coppia. Secondo quanto sostenuto da Chow e collaboratori (2014), vi sarebbero delle differenze di genere anche per quanto riguarda gli stili di coping e la percezione della qualità della relazione di coppia. Tra i tre stili di coping presi in considerazione (stile sprezzante, stile ansioso-espressivo, stile adattivo), gli autori dimostrano che, nella gestione delle difficoltà e dello stress, gli uomini tendono a utilizzare lo stile di coping sprezzante: questo stile comporta la tendenza a sopprimere i propri bisogni di attaccamento e ad essere compulsivamente auto- sufficienti. Questo “modus operandi” non comporta solamente l’evitamento di un supporto esterno a sé stessi, ma anche uno sforzo a carattere difensivo nel minimizzare l’impegno e il sostegno offerto da parte della propria partner. Gli autori hanno inoltre dimostrato che lo stile interpersonale di coping è un buon predittore della qualità percepita della relazione di coppia: gli individui che ricorrono allo stile sprezzante percepiscono la loro relazione romantica come meno intima, e riportano maggiori livelli di conflitto e disaccordo all’interno della loro relazione.

L’omosocialità e i rapporti tra i due generi. L’omosocialità, termine che descrive le relazioni di natura non sessuale o romantica che intercorrono tra persone dello stesso sesso, diviene un termine chiave grazie al quale spiegare non solo i rapporti interni allo stesso genere maschile, ma anche le disparità di potere che sappiamo esistere tra i due generi (Beltramini, 2011). Ad esempio, ci sono delle modalità specifiche, apprese all’interno dei rapporti tra persone dello stesso sesso (padri, fratelli, zii), che regolano i rapporti che il giovane uomo deve tenere nei confronti dell’altro sesso. Innanzitutto, c’è una gerarchia dei rapporti ben precisa: i rapporti con gli uomini (compagnia di amici, compagni di squadra, confratelli) deve venire prima di ogni altro rapporto con una donna. In secondo luogo, è auspicabile che il tipo di relazione che si viene ad instaurare con la donna sia di natura sessuale: infatti l’eccesso di eterosocialità (termine che descrive rapporti di natura non sessuale o romantica tra persone di sesso opposto) potrebbe essere visto come un segnale di bassa mascolinità. Anche nel caso delle prime esperienze sessuali le donne sembrano occupare una posizione poco rilevante, considerate più “come oggetti da conquistare, come storie da raccontare che come partner di una relazione paritaria” (Beltramini, 2011).

Articolo di Ilaria Fabris

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