Rimandare fa più male di quello che credi

Il fenomeno della procrastinazione è stato a lungo identificato come un comportamento negativo ed i procrastinatori percepiscono questo comportamento come un problema da ridurre a causa dei suoi gravi esiti. In alcune circostanze, la scelta di posticipare un’attività è frutto di una decisione consapevole e ragionata in quanto ritenuta funzionale rispetto al raggiungimento di un obiettivo più rilevante; in altre, si procrastina in modo inconsapevole poiché spinti da circostanze esterne o da impulsi che si ha difficoltà a gestire.

 

Le conseguenze del “temporeggiare” possono essere esterne ed interne: quelle esterne sono visibili a tutti, ovvie ed evidenti; quelle interne sono percepite solo da noi ed hanno, a livello psicologico, un costo più elevato. La consapevolezza di non aver portato a termine un’attività produce ansia, sensi di colpa, stress anche se esternamente viene mantenuta una facciata di successo. Come afferma Giusti (2009), in tali situazioni possono manifestarsi persino malessere fisico (tra i sintomi più frequenti mal di testa, mal di schiena, mal di stomaco, tensione cronica) e un senso generale di insoddisfazione, incapacità di trarre piacere dalle situazioni che si vivono e dalle attività che si svolgono.

Si vive in uno stato di lotta costante sotteso da vissuti di inadeguatezza tali da ritenersi immeritevoli di vivere in modo sereno e gioioso. Spesso le persone che temporeggiano hanno una profonda disistima di se e nutrono sentimenti di rabbia intensa; esse hanno sviluppato un’autocritica molto severa, con la quale muovono a se stesse accuse di pigrizia, inettitudine e scarso valore. Il risultato di tutto questo è la perdita di autostima.
Spesso la procrastinazione diventa un’abitudine e, con il passare del tempo, influenza sempre più aspetti della vita dell’individuo. Quando questo accade, si può parlare di “procrastinazione cronica”, ovvero la tendenza a rimandare diventa una modalità per affrontare qualsiasi impegno o scadenza.

Un importante studio sulla procrastinazione cronica ha condotto gli psicologi dell’Università di Stoccolma a dichiarare che: “Procrastination is: ‘I know I should do something; I want to do it; it hurts me (when I don’t do it)”“…if you’re a chronic procrastinator, you might need therapy to better understand your emotions and how you’re coping with them through avoidance.”66
Da altri studi è emerso che circa la metà della popolazione studentesca e il 15% -20% della popolazione adulta presume avere notevoli difficoltà, a causa della procrastinazione cronica, nella loro vita di tutti i giorni. Tuttavia, i preconcetti e la mancanza di conoscenza limitano la disponibilità di cure adeguate.

In sintesi, rimandare le attività contribuisce ad una vasta gamma di conseguenze negative che interessano sia la salute mentale che quella fisica, nonché la capacità delle persone di raggiungere gli obiettivi e soddisfare le ambizioni. Interventi di trattamento rivolti specificamente alla procrastinazione sono quindi importanti, al fine di migliorare il benessere e favorire una maggiore indipendenza tra quegli individui che rimandano costantemente gli impegni assunti.

Articolo di Nicoletta Caruso

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