Sindrome da Alienazione Parentale: sintomi, psicologia, terapia

SINDROME DA ALIENAZIONE PARENTALE (PAS)

Articolo di Alessia Chirico

Lo psichiatra forense Richard Gardner individuò, negli anni Ottanta, la Parental Alienation Syndrome (PAS), accolta in Italia nel 1998 e non applicabile nei casi di reali abusi, maltrattamenti o comportamenti omissimi del genitore alienato. Essa si configura come un disturbo psicopatologico dell’età evolutiva (orientativamente compresa tra i 7 e il 14/15 anni) che insorge nel minore nell’ambito delle controversie dei casi di separazione e divorzio. Secondo Gardner, la PAS risulta essere «un disturbo che insorge quasi principalmente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. La sua manifestazione principale è la campagna di denigrazione rivolta contro un genitore, una campagna che non ha giustificazioni: essa è il risultato della programmazione effettuata dal genitore indottrinante e del contributo personale offerto dal bambino alla denigrazione del genitore bersaglio» (Gardner,1985).

 

Principalmente, questa sindrome si manifesta con una campagna denigratoria ingiustificata che il figlio compie nei confronti di un genitore; questo deriva dal fatto che il bambino si affilia all’altro genitore che indottrina il figlio fino a renderlo parte del suo piano di diffamazione del genitore-target. Quest’ultimo genitore viene definito “genitore alienato”, vittima del cosiddetto “genitore alienante” e del contributo del figlio, con lo scopo di escludere l’altro genitore dalla cerchia familiare. In generale, le madri si sono rivelate essere i genitori alienanti nella maggior parte dei casi. Gardner ha stilato una serie di sintomi manifestabili contemporaneamente o in parte nel bambino, con lo scopo di rafforzare il legame patologico con il genitore alienante; essi comprendono:

  1. Campagna di denigrazione: il bambino è invogliato a partecipare alla campagna del genitore alienante perché quest’ultimo non gli infligge alcuna punizione o rimprovero; per questo motivo, è libero di manifestare sentimenti negativi e poco rispetto verso il genitore alienato.
  2. Razionalizzazioni deboli, superficiali, assurde: le scusanti che giustificano il disprezzo verso il genitore alienato hanno scarsa rilevanza.
  3. Mancanza di ambivalenza: il genitore alienato viene visto dal bambino come privo di difetti o qualsiasi caratteristica negativa.
  4. Fenomeno del pensatore indipendente: nel caso in cui il genitore alienante venga accusato di condurre una campagna denigratoria, egli nega la sua partecipazione, e il figlio supporta e difende questa tesi affermando l’originalità delle sue riflessioni.
  5. Appoggio automatico al genitore alienante: il bambino non riflette sulle azioni o riflessioni compiute dal genitore alienante, anzi le accetta acriticamente mettendo in atto il meccanismo dell’identificazione con l’aggressore che conferisce al genitore un ruolo di potere, mentre il genitore alienato viene marginalizzato.
  6. Assenza di senso di colpa: il bambino non prova alcuna empatia o senso di colpa per le angherie commesse o dette nei confronti del genitore alienato.
  7. Scenari presi a prestito: il figlio utilizza un linguaggio tipicamente da adulto, e descrive le colpe del genitore escluso attraverso parole fuori dal vocabolario usuale per quell’età.
  8. Estensione dell’ostilità: famiglia allargata e amici vengono anch’essi coinvolti nella campagna denigratoria, senza riguardo per gli stessi.

Inoltre, Gardner riconosce quattro criteri diagnostici:

  • Difficoltà di transizione quando il bambino deve separarsi dal genitore alienante per passare del tempo col genitore escluso.
  • Comportamento del minore durante le visite presso il genitore alienato.
  • Il legame del minore col genitore alienante.
  • Il legame del minore col genitore alienato nel periodo precedente all’inizio del processo di alienazione.

La storia dei rapporti familiari è fondamentale per comprendere gli eventi denigratori messi in atto dal minore, questo perché il bambino ha sicuramente vissuto esperienze con il genitore alienato che ha letto come comportamenti di abbandono o di tradimento da parte sua. Di solito, infatti, si è riscontrato che il minore con diagnosi di PAS ha vissuto, durante i primi anni dello sviluppo, almeno un episodio in cui il genitore ha fallito nel suo ruolo di protettore e non ha saputo fornire il sostegno adeguato, e li rivede nell’ottica del programma del genitore a cui si lega fino, addirittura, a riscrivere i ricordi e i sentimenti. Questo costituisce un “movente” che il bambino utilizza per allearsi con l’altro genitore e gli dà modo di costruire accuse per averlo tradito o per aver abbandonato la famiglia. La collusione che ne consegue vede, dunque, ogni membro della famiglia a ricoprire un ruolo che salda e rinforza le modalità relazionali disfunzionali.

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