Ritardo Mentale: Il funzionamento cognitivo borderline

Disturbi borderline

 

Un soggetto il cui QI si colloca nella fascia tra la normalità e il ritardo di grado lieve (dunque, secondo la scala Wechsler, tra 85 e 70) presenta un disturbo borderline intellettivo, e lo si può definire come un disturbo di apprendimento non specifico con difficoltà emotivo-comportamentali ed affettivo-relazionali associate, che traggono origine da una potenzialità cognitiva non propriamente deficitaria ma qualitativamente povera. Generalmente, non presentano difficoltà adattive, infatti le problematiche principali si restringono al campo scolastico, e anche in questo campo, previo intervento precoce, le difficoltà possono diminuire o addirittura ridursi a zero. Le cause del funzionamento intellettivo limite (FIL)[1] possono essere diverse, e cioè sindromi genetiche, traumi pre o perinatali, effetti indiretti dell’epilessia, dell’ADHD, dell’autismo o di altri disturbi dell’apprendimento. Questi soggetti mostrano una grande eterogeneità, e infatti i sintomi variano da caso a caso; comunque, i più comuni risultano essere i seguenti (Addesso & Grandone, 2015):

  • lentezza nel comprendere e svolgere un compito o nell’elaborare informazioni, in particolare in caso di ragionamento logico-matematico;
  • basso rendimento in molte aree disciplinari;
  • difficoltà nel comprendere concetti astratti;
  • difficoltà nell’integrare informazioni;
  • difficoltà di astrazione e generalizzazione;
  • difficoltà nel pianificare le proprie attività, soprattutto se complessi;
  • scarsa autostima e scarsa motivazione all’apprendimento.

Secondo la direttiva ministeriale del 2012, l’incidenza del fenomeno sulla popolazione scolastica si aggira intorno al 2.5%, cioè circa 200.000 alunni che, purtroppo, non hanno diritto all’insegnante di sostegno. Il Funzionamento Cognitivo Borderline (FBC) descrive una fascia di soggetti di età compresa tra i 5/6 anni e i 10/11 anni. In questi soggetti, le richieste scolastiche diventano critiche, specialmente nel passaggio tra la scuola elementare e quella media, dove il carico delle richieste di apprendimento diventa maggiormente gravoso.

 

 

2.3.2 Funzionamento Cognitivo Borderline e comorbidità psichiatrica

La fragilità emotiva e intellettiva espone questi bambini a rischi di implicazioni psicopatologiche, dato che sperimentare il fallimento scolastico provoca grave stress emotivo, a seconda del caso, e potrebbe risultare in comportamenti e psicopatologie con commponenti di aggressività, ansia e ritiro. Uno scarso rendimento complessivo in tutte le materie scolastiche, le difficoltà di lettura, di scrittura, in matematica, la scarsa capacità mnestica, l’iperattività e la disattenzione in aula sono i soliti problemi riscontrati dagli insegnanti di classe da questi tipici “studenti lenti”, unitamente ad un carattere rigido, poco adattivo e scarsamente evolutivo, e, in modo particolare, ad alterazioni affettive quali l’impulsività e l’aggressività. I soggetti con FCB presentano una comorbidità altissima con i disturbi psichiatrici (Dekkert Koot , 2003; Cooper Smiley Morrison, 2007) e i fenomeni di devianza sociale collegati ad esempio a problemi con la giustizia (O’Byrne,  1987; Sugar, 2001; Mason Murphy 2002). Inoltre, clinici esperti potrebbero individuare, nei soggetti con Funzionamento Cognitivo Borderline, delle caratteristiche definite soft neurologic signs (NSS), e cioè dei segni neurologici aspecifici di ordine funzionale, motorio, sensoriale e/o integrativo non rappresentativi di una disfunzione cerebrale localizzata ma che danno luogo ad un fine ed esteso interessamento del Sistema Nervoso Centrale. I Neurological Soft Signs (NSS) sono descritti non solo in campioni di pazienti psichiatrici, con prevalenza in soggetti schizofrenici, ma anche in campioni clinici di adulti, bambini ed adolescenti, nei quali potrebbe essere indicativa di vulnerabilità allo sviluppo di patologia psichiatrica in età adulta. I Soft signs sono stati studiati in bambini ed adolescenti anche in relazione a variabili cliniche, demografiche, neuromorfologiche ed alcuni studi hanno individuato associazioni significative con bassi livelli del quoziente intellettivo, iperattività (ADHD) e disturbi dell’apprendimento, e in quantità basse anche in disturbi del comportamento di tipo ansioso-depressivo o anche aggressivo-delinquenziale.

È, perciò, sempre opportuno somministrare, accanto alla scala di Wechsler[2] (Wechsler Intelligence Scale for Children-Revised, WISC-III, 1991), finalizzata a valutare l’efficienza intellettiva attraverso prove verbali, numeriche e di performance tali da misurare abilità di natura diversa (logica, percettiva), anche Scale che esplorino l’intera gamma della psicopatologia.

 

 

 

[1] Addesso, C.A., Grandone, S., I bisogni educativi speciali (BES) – Guida alla dimensione inclusiva, Maggioli Editore, 2015, pp. 84-85

[2] Test di intelligenza generale, misura “la capacità globale dell’individuo ad agire con uno scopo, a pensare ragionevolmente, a gestire effettivamente il proprio ambiente”. Il reattivo è suddiviso in due parti: verbale e non verbale (performance, si basa sulla manipolazione di oggetti e figure). I sei subtest della scala verbale sono: definizione di vocaboli, comprensione generale, cultura generale, memoria di cifre, ragionamento aritmetico, analogie. I cinque subtest della scala performance sono: riordinamento di figure, completamento di figure, disegno con cubi, ricostruzione di figure, associazione di simboli a numeri. Per ciascuna scala è possibile calcolare un punteggio di livello intellettuale, il QI, confrontando i punteggi grezzi con apposite tabelle che tengono conto dell’età del soggetto. Si possono ottenere 3 QI: verbale, non verbale, totale. L’edizione di tale scala del 1955, nota come WAIS, è il reattivo di intelligenza per adulti attualmente più usato. La WAIS-R è la versione del 1981, volta ad eliminare item ormai datati e ad incrementare la diversità culturale degli item. La WISC e la WIPPSI sono scale sviluppate sulle stesse basi teoriche, utilizzabili in età evolutiva (WIPPSI 4-6 anni). Le scale Wechsler richiedono notevole esperienze da parte di chi le applica, sia nel porre le domande all’esaminato, che nella valutazione e nell’interpretazione dei risultati. Sono adatte per misurare il livello intellettuale di persone che abbiano per lo meno una discreta padronanza della lingua e familiarità con le cifre. Risultano buone sia fedeltà che validità. Le scale permettono sia il confronto individuale dell’intelligenza del soggetto con quella della popolazione generale (QI), sia il confronto individuale dell’efficienza delle diverse funzioni che sono alla base dei risultati nei diversi subreattivi.

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