disturbo post traumatico da stress fattori di rischio

3 Tecniche per rimuovere il trauma con l’ipnosi

Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (DSPT) trae grandissimo beneficio dall’ipnosi. Già Janet raccomandava l’uso dell’ipnosi per curare le vittime femminili di abusi psicologici, sessuali o fisici. L’ipnosi venne usata anche durante le due guerre mondiali con i soldati che soffrivano di disturbo post-traumatico da stress, fu utilizzata negli anni ’60, con i reduci dalla guerra del Vietnam (Ibbotson, 2012), ed è considerata ancor oggi un modo efficace per aiutare i militari impegnati in un conflitto bellico (Perussia, 2013).

ipnosi terapia depressione

I flashback che si presentano a chi soffre di disturbo post-traumatico da stress, riguardano l’evento precipitante, e sono allucinazioni così vivide da calare il paziente nella scena del trauma e da fargliela rivivere, nel qui ed ora, come fosse reale. Le persone che soffrono di DSPT sono in media quelle più suscettibili all’ipnosi (Bryant, Guthri, & Moulds, 2001; Keuroghlian, Butler, Neri, & Spiegel, 2010; Spiegel, Hunt, & Dondershine, 1988; Yard, Duhamel, & Galynker, 2008).

Bryant, e Harvey (1996) hanno dimostrato che l’incidenza di coloro che soffrono di flashback e incubi è correlata con la capacità di produrre immagini visive più vivide. Anche se nessuno studio è stato ancora effettuato per sapere se l’alta ipnotizzabilità è un fattore di rischio che predispone al DSPT o una sua conseguenza, l’ipnosi rimane uno strumento d’elezione per il suo trattamento (Ibbotson, 2012).

E’ stato provato che i pazienti che soffrono di DSPT hanno una più alta attivazione dell’emisfero destro rispetto alla norma (Metzger, Paige, Carson, Lasko, Paulus, Pitman, & Orr, 2004).

Questi pazienti come le persone altamente ipnotizzabili dimostrano una grande asimmetria emisferica (Kim, Chae, Ko, Latchoumane, Banerjee, Mandell, Hove, & Jeong, 2012; Meyer, Smeets, Giesbrecht, Quaedflieg, Smulders, Meijer,  & Merckelbach, 2015), essi cioè hanno normalmente un’attività fortemente focalizzata sull’emisfero sinistro, ma possono passare repentinamente ad un ugualmente forte attivazione dell’emisfero destro (Naish, 2010).

L’evento traumatico attiva una serie di risposte psicologiche, come la dissociazione, il restringimento del campo percettivo e la concentrazione dell’attenzione, del tutto simili allo stato di trance. Per questo l’ipnosi costituisce la via madre per il trattamento di chi soffre di DSPT. (Perussia, 2013).

Il terapeuta dopo aver indotto l’ipnosi fa ritornare il paziente all’evento scatenante tramite la regressione d’età. Il rivivere l’evento può portare al verificarsi di una violenta abreazione emotiva.

L’abreazione, che compare soprattutto ai sopravvissuti ad un trauma, va trattata con molta cautela (Wain & Dailey, 2010). Essa può sfociare in un vero e proprio attacco di panico e ritraumatizzare il paziente. Nonostante ciò, ha una rilevanza fondamentale nel processo verso la guarigione, sempre che il paziente sia seguito adeguatamente (Brann, Owens, & Williamson, 2012).

Esistono delle tecniche per proteggere il paziente da emozioni troppo intense che rischierebbero di vanificare gli effetti benefici ottenibili con l’ipnosi (Hambleton, 2002). Esse prevedono rilassamento innanzitutto, seguito da suggestioni per rafforzare l’Io utilizzando per esempio, la tecnica dello specchio d’acqua (pool) descritta nel capitolo precedente. E’ bene ricordare, che quando un paziente deve venire a contatto con eventi traumatici, è sempre opportuno che il terapeuta chieda il permesso alla mente inconscia del paziente sotto ipnosi, di indagare su di essi. Questo in relazione a qualsiasi tipo di disturbo legato ad un trauma, non solo al DSPT.

Ottenuto il consenso, il terapeuta procede richiamando alla mente del paziente la scena del trauma per fargliela rivivere in terza persona. Il paziente può essere guidato a visionare il contenuto della sua esperienza traumatica come essa fosse proiettata su uno schermo cinematografico. Grazie a questa tecnica egli risulta essere un osservatore dell’evento invece che il protagonista dello stesso. Il terapeuta, inoltre, deve sempre mettere a sua disposizione un’ancora di salvataggio, che può essere per esempio la possibilità di pigiare mentalmente un pulsante per cambiare il film sullo schermo, sostituendo quello che rappresenta la sua esperienza traumatica con un film che abbia un finale felice o, in alternativa, bloccandone la visione. Il terapeuta inoltre può far rivivere l’evento al paziente, in modo da renderlo meno traumatizzante modificando le immagini ad esso legate (replay), o tagliando parti del film. Il richiamare alla mente l’older wiser self che possiede risorse utili a confortare il sé più giovane che è stato traumatizzato, può essere d’aiuto anche se l’evento traumatico è riferibile solo a poche settimane precedenti l’ipnosi. Per far perdere al film la sua connotazione traumatica, sdrammatizzandolo, il terapeuta può suggerire al paziente di rovinarne l’immagine, riavvolgendo mentalmente più volte la pellicola avanti e indietro (rewind) (Ibbotson, 2012).

La tecnica cinematografica è molto duttile. Il terapeuta può usare la sua creatività e la sua esperienza per cambiarla a suo piacimento. Lo scopo è quello di modificare la storia vissuta dal paziente e di integrare l’esperienza traumatica nella sua personalità. Il terapeuta deve intervenire inoltre sulle convinzioni svalutanti e limitanti, che spesso accompagnano chi è stato vittima di un trauma (Weilbacher & Cagiada, 2015).

Spesso, dopo un evento traumatico, il soggetto rimane pervaso da un senso di ingiustizia o di rabbia, in questo caso è indicato che il terapeuta gli suggerisca di prendersi una rivincita (payback): il soggetto sarà spinto ad immaginare ciò che più riterrà opportuno per vendicarsi degli eventi che gli sono accaduti. Anche lo humor può venire utilizzato dal terapeuta nei casi meno gravi, per sdrammatizzare la situazione (Ibbotson, 2012).

Infine sotto ipnosi può essere insegnato al paziente ad ancorare un profumo per lui piacevole a una sensazione di sicurezza e di controllo di sé. Riprovare mentalmente la sensazione olfattiva piacevole serve a combattere le fobie e a prevenire gli attacchi di panico legati al ricordo dell’episodio traumatico (Abramowitz & Lichtenberg, 2009; 2010).

Case reports di singoli pazienti (Abramowitz, Barak, Ben-Avi & Knobler, 2008; Abramowitz & Lichtenberg, 2009; Byron & Sungum-Paliwal, 2012; Horley, 2013; Iglesias & Iglesias, 2005b; Kwan, 2006; 2007; Lynn & Cardeña, 2007; Moore, 2001; Mubiri, Peycelon, Audry, & Auber, 2014; French, 2000; Poon, 2007a; 2009), studi randomizzati controllati (Barabasz, 2013; Barabasz, Barabasz, Christensen, French, & Watkins, 2013; Christensen, Barabasz, & Barabasz, 2013; Gordon, Staples, Blyta, Bytyqi, & Wilson, 2008; Gould & Krynicki, 1989; Lesmana, Suryani, Jensen, & Tiliopoulos, 2009) e una recentissima meta-analisi (Rotaru & Rusu, 2016) dimostrano l’efficacia dell’ipnoterapia nel risolvere il DSPT.

Brom, Kleber, e Defares (1989) hanno confrontato gli effetti dell’ipnoterapia, della desensibilizzazione sistematica e della psicoterapia psicodinamica nel trattamento del DSPT. Questi tre interventi, confrontati con un gruppo di controllo di soggetti in lista d’attesa, hanno dimostrato di essere ugualmente efficaci sia alla fine del trattamento che dopo tre mesi di follow-up. Tuttavia, il gruppo dei soggetti trattati con l’ipnoterapia ha richiesto meno sedute rispetto agli altri due gruppi, e l’ipnosi con desensibilizzazione sistematica è stata più efficace della terapia psicodinamica nel trattamento dei sintomi intrusivi.

Uno studio sul trattamento dell’ASD (Bryant, Moulds, Nixon, Mastrodomenico, Felmingham, & Hopwood, 2006) ha messo a confronto l’ipnosi utilizzata assieme alla terapia cognitivo-comportamentale (CBT), con la CBT usata da sola e con la psicoterapia supportiva. Alla fine del trattamento, il migliore dei tre interventi è risultato essere quello ipnoterapeutico unito alla CBT, anche se a tre anni di follow up i trattamenti che sono risultati migliori sono stati l’ipnoterapia abbinata alla CBT e la CBT utilizzata singolarmente. Alcuni case report confermano l’efficacia dell’uso dell’ipnosi combinata con l’approccio cognitivo-comportamentale (French, 2000; Kwan, 2007; Poon, 2007b).

Un trial clinico recente (Galovski, Harik, Blain, Elwood, Gloth, & Fletcher, 2015) infine ha messo in luce che un gruppo di pazienti trattato con l’ipnosi ha mostrato un miglioramento significativo, rispetto al gruppo di controllo, sia nel sonno che nella depressione, ma non nel DSPT.

Abramowitz e Bonne (2013) sostengono che poiché la maggior parte dei dati riguardanti l’uso dell’ipnoterapia per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico sono stati ottenuti da osservazioni cliniche non controllate, è necessario condurre ulteriori ricerche metodologicamente corrette che consolidino la dimostrazione dell’efficacia delle tecniche ipnotiche nel  DSPT.

 

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