Le fasi dell’Elaborazione del lutto secondo la psicologia

Per elaborazione del lutto si intende quel processo mentale di riconoscimento e accettazione di una perdita subita.
Quando si parla di elaborazione normale del lutto, generalmente si fa riferimento alla durata di tale processo; e in merito, si pensa che la normalità si aggiri intorno ad un anno – un anno e mezzo, tempo necessario affinché si possa uscire dallo stato depressivo conseguente al lutto, e interiorizzare la persona perduta come parte del proprio mondo interno.
Lo stato depressivo, se, al contrario, si prolunga per anni, non viene più considerato come fase necessaria e integrante del processo di elaborazione, ma come fattore patologico della personalità.

In realtà non esistono tempi e modi giusti di elaborazione, dal momento che numerose variabili entrano in gioco per la soluzione di tale processo, e cioè:

  • la persona scomparsa (coniuge, figlio, genitore);
  • l’età della persona al momento della perdita (bambino, adolescente, adulto, anziano);
  • la morte come evento preannunciato oppure improvviso;
  • la rete sociale di sostegno.

Esistono fattori protettivi e fattori di rischio che aiutano o ostacolano i processi di elaborazione del lutto, così come sistemi sociali di credenze che rendono la morte un evento più o meno drammatico8.
Sebbene il lutto comporti gravi deviazioni dell’atteggiamento normale verso la vita, non può essere considerato uno stato patologico.
Dopo un certo periodo esso viene superato ed è inutile e addirittura dannoso interferire con esso.

Per quanto concerne, poi, le fasi del lutto, Bowlby descrive l’elaborazione del lutto come un processo suddivisibile in alcune sottofasi. che caratterizzano in maniera universale il percorso psicologico che l’essere umano si trova ad affrontare dopo un lutto; fasi che, però, non seguono un percorso rigidamente lineare, in quanto normalmente accade che, in determinate circostanze, una fase superata si possa ripresentare oppure, come avviene nella varietà di lutti patologici, ci si possa fissare solo su una delle fasi9.

Si ha uno stato iniziale di shock e di incredulità (la cd. fase dello stordimento), che può essere associato a un meccanismo difensivo di negazione.

Successivamente, si ha una fase di ricerca e di struggimento per la figura perduta: fase caratterizzata dal riconoscimento della perdita della figura di attaccamento, da sentimenti di forte ansia e di smarrimento, e da comportamenti di ricerca della persona perduta.
Si ha, quindi, un intenso dolore psichico, con sentimenti di rabbia verso il mondo esterno e verso il defunto stesso, di angoscia da separazione, e di senso di colpa per non aver fatto tutto il possibile per il defunto o per aver lasciato questioni irrisolte con lui.
La terza fase (la cd. fase di riorganizzazione) coincide con il superamento del dolore acuto (nonostante si possano ripresentare episodi di tristezza e senso di perdita, ancora per moltissimo tempo) e con l’accettazione che quella persona non tornerà più, attraverso un meccanismo di interiorizzazione, per cui la persona diventa parte del mondo interno delle persone in lutto.
Ne consegue un recupero di energia, e un desiderio di nuovi investimenti.

Articolo di Maria Angela Bruno

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