solitudine psicologia

Le cause psicologiche della solitudine interiore

E’ determinante, per comprendere questa tendenza volta alla ricerca della solitudine, descrivere l’epoca che si sta vivendo, la quale è imperversata come sottolineato da alcuni autori, da un continuo senso di incertezza. Una civiltà che sta attraversando un periodo in cui i confini non sono più stabili, definita per l’appunto da Bauman come società liquida, scevra di sicurezze e di limiti, in cui prevale il sensation seeking, inteso come l’incessante ricerca di emozioni forti, caratterizzato dalla pratica di sport estremi o dall’adottare uno stile di vita imprudente che può giungere fino alle forme più perniciose come l’abuso di sostanze stupefacenti per evadere dalla realtà, la partecipazione a rischiose corse clandestine o al commettere atti di vandalismo.

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Da segnalare la posizione di studiosi contemporanei che hanno espresso il concetto di nootemporalità, la capacità dell’essere pensante di vivere il presente in relazione al passato ed al futuro, che risulta essere perduta in favore di un nuovo tempo, questa volta spazializzato, composto da differenti istanti scissi tra di loro in cui non vi è connubio. Ciò può determinare lo sviluppo di identità multiple che possono avere notevole proliferazione tramite l’ausilio di internet da parte dell’individuo ritirato, il quale si può ricostruire un mondo eccezionale privo di dolore, generando un allontanamento del soggetto dal suo autentico sé. La metamorfosi di una società in passato edipica basata sul Super-io, ad una fondata sull’apparenza narcisistica dell’io è parte della patogenesi del fenomeno. La condizione di hikikomori, anacoreti del nuovo millennio, può sopravvenire nel momento in cui, come sostenuto da alcuni autori, le aspettative del ragazzo e giovane adulto subirebbero un tracollo a causa di un conflitto avvenuto durante il processo transizionale che caratterizza il passaggio da una condizione infantile di protezione vissuta in simbiosi con la figura materna ad una adolescenziale in cui al centro vi è il paragone con il gruppo dei pari.
E’ utile esporre la presentazione del disturbo narcisistico di personalità dell’ultima edizione del DSM per descrivere in maniera esauriente il grado di narcisismo che si ritrova nel soggetto hikikomori. Il DSM-5 ha illustrato il disturbo narcisistico di personalità definendo un quadro pervasivo di diversi aspetti caratteristici dell’individuo che compromettono la sua persona ed il rapporto con l’altro. I criteri diagnostici hanno stabilito che il paziente affetto da questo disturbo ha un’opinione eccelsa di sé, un vasto senso del diritto, in quanto pienamente convinto che gli altri debbano soddisfare i suoi desideri in ogni occasione, è incessantemente impegnato in fantasie di potere e successo infinito, non si fa alcuno scrupolo a sfruttare gli altri per perseguire i suoi obbiettivi, si ritiene unico, ricerca persone che siano il suo riflesso non è capace di empatizzare, è arrogante ed invidioso e per mezzo di un meccanismo di genere proiettivo è sicuro che gli altri invidino lui. Il DSM fornisce un’enunciazione di ottimo livello analitico per quanto concerne una forma di narcisista che da Kernberg è stata definita inconsapevole, la quale presenta tutti i criteri stabiliti dal manuale ed è caratterizzato da un inconscio senso di inferiorità. Tuttavia Kohut attraverso la sua esperienza clinica ha formulato l’ipotesi che esista un’altra struttura di narcisista, detto ipervigile. Questa particolare organizzazione personologica esibisce un corteo di comportamenti in apparenza prospiciente rispetto alla condizione di narcisista inconsapevole. Tali individui, al contrario del narcisismo inconsapevole che viene manifestato attraverso un filtro prettamente arrogante e con enorme alterigia, appaiono similmente ai depressi come vittime della vita. Tendono ad evitare tutti quei momenti di relazione sociale in cui possono venire feriti con facilità, non è concentrato in se stesso, la sua attenzione è focalizzata perlopiù sull’altro, per questo esteriormente possono dare l’idea di persone con profonda capacità di empatia. Sono altamente critiche verso gli altri, in modo affine ai soggetti che soffrono di un disturbo ossessivo compulsivo di personalità.

Ma, a differenza di questi ultimi, i narcisisti ipervigili non effettuano mai una minima autocritica. La personalità narcisistica tra le peculiarità in comune con gli hikikomori ha la totale egosintonia24 da parte del soggetto, il quale non vive questa predisposizione come un sintomo da curare, le fonti del suo disagio derivano dalle conseguenze che possono comportare la perdita dell’anno scolastico, un eventuale licenziamento e scontri fisici con tutti coloro che cerchino di farlo uscire dalla sua camera.
Come nel mito di Ovidio che narra la vicenda di Narciso (il giovane che rifiutò l’amore della bellissima ninfa Eco e pertanto fu punito per la sua superbia dalla dea Nemesi, la quale fece in modo che egli si innamorasse della propria immagine riflessa portandolo così al suicidio poiché non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore che ha visto rispecchiato), analogamente, l’hikikomori, avendo una pessima opinione della società che non ha concretizzato le sue aspettative grandiose, rifiuta la bellezza effimera del mondo esterno respingendo il contatto con esso rispecchiandosi in un mondo idealizzato che nella realtà dei fatti non vi può essere, sbocciando in una nuova identità, in modo simile al protagonista del racconto che si tramuta in fiore.

Il comportamento dell’hikikomori nasce pertanto come forma di ribellione nei confronti di una società narcisista ma, paradossalmente, la sua scelta subisce una trasfigurazione divenendo nient’altro che un’altra sfaccettatura di quel narcisismo che in maniera silente egli tenta di combattere con l’insieme delle forze di cui dispone. Narcisismo, quello dell’hikikomori, per alcune caratteristiche simile a quello ipervigile, che ha luogo costruendo attraverso internet delle comunità online di ritrovo e di supporto. Si va a formare in tal modo una sorta di elitarismo, determinato dall’energia che il soggetto ricava dal sostegno di altre persone in situazioni simili alla sua. Questo protegge l’hikikomori che può ricuperare quell’importanza che non percepiva più in se stesso, salvandolo dalla possibilità di tentare atti suicidari che sono spesso presi in considerazione da circa il 46% del campione di chi ne soffre, ma per tale motivo il più delle volte non vengono attuati26, la rete non deve essere sottoposta a demonizzazione, non va considerata come la causa del ritiro della persona, in quanto ciò aumenta il rischio di suicidio e di psicosi, perché mantenere in qualche modo un contatto con il mondo esterno può proteggere l’individuo dall’incorrere in un disturbo schizofrenico come spiegato da Piotti nel suo libro:”Il banco vuoto: diario di un adolescente in volontaria reclusione.

Articolo di Valerio Bruno

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