Come guarire secondo Freud

 

“Man mano che invecchiamo affiora in noi la natura dei nostri antenati.

Sento crescere in me tutta la sua crudeltà.

Da giovani ci sentiamo così unici, così incompresi;

Ma quello che siamo ce l’abbiamo nel sangue, è dentro di noi, in attesa, come il nostro scheletro.”

Willa Cather 1926

(Algini, Bolognini,Cupelloni et al.; 2007; p.49)

 

Il primo modello dell’apparato psichico di Freud si rifà al modello della trasmissione dell’energia nervosa. Freud presuppone che ogni processo psichico debba essere considerato da tre punti di vista: economico, dinamico e topico (Freud, 1895).
L’energia psichica può essere spiegata in termini economici (catexis: carica psichica) che investe direttamente gli oggetti della realtà. L’energia nervosa aumenta d’intensità e può essere distribuita in concomitanza con certe immagini, poi trasformata e scaricata (Freud, 1895). Come nel caso dell’energia meccanica o elettrica compiono un lavoro fisico, l’energia psichica compie un lavoro psicologico; si trasforma ma non si distrugge. Nel concetto di transfert sono contenuti riferimenti al trasferimento fisico d’energia, ad es. nella trasmissione dell’energia termica, la trasmissione fisiologica di stimoli tramite le vie nervose ed anche la trasmissione batteriologica. La prima attenzione di Freud va allo studio del cervello nella sua struttura fisica (neuroni e cellule nervose). Il problema non è nella carne (mano, occhi e gambe sono intatti), ma in un idea estranea alla coscienza. Freud elabora altri tre modelli: modello della degenerazione; il modello medico sociale dell’epidemia e dell’immunità e il modello del contagio mentale (Freud, 1895).  Buffon introduce nel 1749 pubblicando
Storia naturale dell’uomo il concetto di degenerazione, sostenendo un modello ideale di uomo apparso in un certo momento della storia nella zona temperata. Quest’ultimo osserva attraverso studi di viaggiatori che vi è una differenza tra l’Europa occidentale civilizzata e il mondo selvaggio a cui appartiene la degenerazione, quindi una tara, un in meno (Kaes, 1986). Morel ritiene che la degenerazione sia il risultato di cause tossiche e morali esogene che colpiscono una generazione, trasmettendola alla successiva in modo aggravato e causando un’interruzione della trasmissione in relazione all’interruzione naturale del corso della discendenza. Morel introduce l’idea della generazione delle malattie legata ad una degenerazione della razza. Il delirio è inteso come una delle ultime fasi della degenerazione (Kaes, 1986). Faimberg afferma ci vogliano tre generazioni per fare una psicosi (Faimberg, 1993). Buffon offrendo un pretesto alla deriva razziale e Morel all’alienazione in una causalità irreversibile, formula un’idea dell’altro come estraneo, strano, difettoso (Kaes, 1986). Secondo tale modello ciò che viene trasmesso è un negativismo distruttivo sostenuto dal rapporto con un oggetto pericoloso. Il singolo individuo per preservare la propria mente e la società lavorano per la trasmissione del positivo e per limitare l’entropia. Il modello medico epidemiologico è inteso anche come modello medico-sociale, in quanto la società è il vettore della trasmissione, la società assume la forma di un corpo, un organismo (Kaes, 1986).
Il modello epidemiologico è legato alla scoperta della trasmissione delle malattie e quindi alla penetrazione ad opera d’un agente esterno all’interno dell’organismo. Importanti progressi vennero compiuti sia in batteriologia che nella comprensione della mente in modo indiretto (Kaes, 1986). Nessun virus o micro-organismo può sopravvivere in quanto specie se non utilizza un organismo come mezzo di trasmissione e sostentamento. La trasmissione batteriologica si compone di tre fasi:

  • – La liberazione dell’agente infettivo nell’organismo;
  • – Passaggio dell’agente infettivo nell’ambiente esterno
  • – Penetrazione dell’agente infettivo nell’organismo sano.

(Kaes, 1986).

La guarigione deriva dall’immunità all’agente patogeno. Il valore di questi progressi lo rintracciamo nell’applicabilità ad altri campi. Nasce così la nozione d’immunità psichica, sociale, culturale come difesa alla trasmissione e contaminazione da parte di un oggetto persecutorio (Kaes, 1986).

Le Bon (1921) affronta il tema del contagio mentale, parlando di anima delle masse. La psicologia delle masse si occupa dell’osservazione della reazione modificata del singolo (Le Bon, 1921). «Ciò che più ci colpisce in una massa psicologica è che gli individui che la compongono- indipendentemente dal tipo di vita, dall’occupazione, dal temperamento o dall’intelligenza- acquistano una sorta d’anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in massa.- La massa psicologica è una creatura provvisoria composta da elementi eterogenei saldati assieme per un istante» (Le Bon, 1921, p.68).

«I nostri atti coscienti derivano da un substrato inconscio formato soprattutto da influenze ereditarie. Questo substrato racchiude gli innumerevoli residui ancestrali che costituiscono l’anima della razza. – La maggior parte di molte delle nostre azioni quotidiane sono l’effetto di motivi occulti che ci sfuggono» (Le Bon, 1921, p.69).

Victor Hugo definisce la folla come una donna ubriaca, poiché l’individuo nella massa si sente invincibile in quanto protetto da questa moltitudine umana. Per tale motivo l’uomo nella massa cede ad istinti che come individuo singolo non attuerebbe (Freud, 1921). La massa è anonima è irresponsabile quindi l’individuo perde il proprio senso di responsabilità e coscienza morale, a causa della mancanza d’angoscia sociale che ne è il nocciolo. Nella massa ogni sentimento e ogni atto è contagioso, a scapito dell’individualità per il bene collettivo. La massa è suggestionabile, il contagio mentale ne è l’effetto. La suggestione è identica per tutti gli individui e viene esercitata reciprocamente. «L’individuo immerso per qualche tempo nel mezzo di una massa attiva cada- grazie agli effluvi che dalla folla sprigionano- in uno stato particolare, assai simile alo stato di fascinazione dell’ipnotizzato nelle mani di un ipnotizzatore» (Le Bon, 1921, p.70-71).

La massa non si sottopone a critica, è irritabile, mutevole, e governata quasi per intero dall’inconscio; i suoi sentimenti sono semplici ed esagerati. Il modello della degenerazione è connesso al tempo, perché le trasformazioni degenerative indicano la degradazione dei caratteri nella successione delle generazioni e la conseguente scomparsa (Freud, 1921). Secondo Buffon la degenerazione avviene per lo scarto geografico rispetto alla zona temperata. Un processo temporale è presente anche nel modello batteriologico, per ciò che concerne la fase di distacco, passaggio per l’ambiente e la penetrazione nell’ organismo. La teoria della trasmissione si fonda sulla metafora del fluido (Freud, 1921). «Il flusso è ciò che cola dalla continuità del tempo e dello spazio attraverso i vettori che trasportano (übertragen) gli oggetti della trasmissione; questi vettori possono essere essi stessi dei fluidi-. L’irradiamento della luce e del calore, il fluido magnetico, il flusso suggestionante e ipnotico sono di questo ordine, così pure la nozione d’energia psichica e della sua trasmissione per radiazione, vibrazione ecc.» (Faimberg, 1993, p.46). La temporalità della trasmissione psichica non è una temporalità fluidica, nel senso che essa è conservata attraverso le tracce (Faimberg, 1993). È osservabile un’analogia con i sistemi neuronali e immunologici. Il sistema immunologico si serve della traccia della vecchia trasmissione per utilizzarla nel processo di difesa dall’infezione. Ciò che viene trasmesso è un sistema di protezione che deriva dalla traccia, essa stessa memoria dell’aggressione e della difesa. In tale modello la traccia si oppone al fluido (Faimberg, 1993). La memoria dell’affetto e della rappresentazione è una traccia che vive al di là della rimozione nell’inconscio. Ciò che viene trasmesso è l’affetto in quanto informazione, e il rappresentante della pulsione in quanto energia.

Perché avvenga la trasmissione vi dev’essere una penetrazione di un oggetto persecutorio, ma come avviene in batteriologia l’agente patogeno viene arginato dal sistema immunologico, ossia una barriera di protezione. L’Io Freudiano ha una funzione di filtro e d’articolazione tra dentro e fuori, e di regolazione della trasmissione. La trasmissione avviene secondo un ordine e una mediazione (Faimberg, 1993). Nella folla la trasmissione si realizza senza che vi sia mediazione, quindi -non intervengono i dispositivi che assicurano una ripresa dell’eccitazione interna o esterna in uno spazio di trasformazione (Faimberg, 1993). Ciò che viene definito effetto Oloferne riguarda il campo trasnspsichico e intrapsichico.  Oloferne era il nome del generale delle armate assire che assediò Betulia Betomenstaim in Giudea. Durante l’assedio Giuditta, donna giudea famosa per la sua intelligenza, si introdusse nell’accampamento, dopo averlo ubriacato lo decapitò lasciando l’esercito assiro senza comandante. Un soldato gridò: “il comandante ha perduto la testa”. Privati del loro capo i soldati perdono il loro ideale in capo, e i loro legami libidici dovuti alle identificazioni reciproche si sciolgono e questi ultimi scappano. Sorto il timor panico la massa si sgretola. La groupmind (McDougall, 1920) abolisce se stessa in una delle sue manifestazioni più significative, il panico.

La massa di disperde come una lacrima di Batavia cui è stata tagliata la punta (Freud, 1921). Le larme Batavique (lacrime di Batavia), dette anche gocce del principe Rupert sono gocce di vetro temprato caratterizzate da enormi tensioni interne. Queste particolari gocce vengono ottenute facendo gocciolare del vetro fuso in acqua, dove raffredda immediatamente. Questa tempra estrema provoca enormi tensioni nel vetro che danno origine alle loro particolari proprietà, come ad esempio la possibilità di resistere a martellate date sulla parte bulbosa della goccia. Invece anche un piccolo graffio sulla “coda” provoca il rilascio dell’enorme energia accumulata, causando l’esplosione del vetro in una fine polvere. Lacan (2003) in “Clinica contemporanea” sostiene che quest’analisi delle masse di Freud si fondi su una logica Edipica, ossia il padre castrante che diviene ciò che dà senso alla castrazione stessa; il panico assume un valore simbolico. Ciò che viene trasmesso è l’affetto che lega i membri di una massa momentaneamente in una follia passeggera, -venendo meno l’apparato e le istanze di trasformazione e mediazione che potrebbero ristabilire i legami di pensiero e di identificazione tra il dentro e il fuori- (Faimberg, 1921).

Freud (1896) fa una distinzione tra eredità similare e dissimilare. L’eredità similare riguarda i membri di una stessa famiglia, come la trasmissione di certe miopatie o coree. L’eredità dissimilare colpisce i membri della famiglia affetti da particolari nevropatie funzionali o organiche; Tali problemi eziologici possono trovare soluzione solo colmando le lacune. All’interno di una stessa famiglia troviamo individui malati e sani, non vi è quindi una legge che determini la successione o la scelta di una determinata patologia e la successione di queste attraverso le generazioni. «Nulla, nella patologia nervosa come altrove avviane fortuitamente, bisogna veramente ammettere che non è l’ereditarietà a presiedere alla scelta della nevropatia che si sviluppa in un dato membro di una famiglia predisposta» (Freud, 1896, p.51). «L’azione dell’ereditarietà è quindi confrontabile con quella del moltiplicatore del circuito elettrico, che aumenta la deviazione visibile dell’ago, ma che non può determinarne la direzione» (Freud, 1896, p.51). Freud in Totem e Tabù (1912-1913) sostiene l’esistenza di fattori distintivi, originari e connaturati dell’Io, a dimostrazione di ciò vi è la scelta dei meccanismi di difesa tra i tanti possibili, che poi permangono. Originariamente l’Es e l’Io sono una sola cosa, è l’Io a generarsi dall’Es, ciò dimostra la particolarità di certe famiglie e razze. Freud sostiene la correlazione tra trapiantabilità e trasmissibilità con il desiderio inconscio, inteso come desiderio di trasmettere (Freud, 1912). Freud distingue due vie di trasmissione: una che passa attraverso la tradizione e la cultura garantendo il passaggio di sapere per generazioni. La seconda via riguarda i divieti, parte integrante d’un patrimonio psichico ereditato. Queste due vie s’incontrano formando l’estensione psichica della cultura e inclusione del sociale nella psiche (Faimberg, 1921).
Il padre della Psicanalisi introduce il concetto d’intermediario, ossia un agente di trasmissione che svolge una funzione regolatoria tra formazioni differenti d’intensità o struttura. Il tabù di un re è troppo forte per il suo suddito, a causa  della grande differenza sociale tra i due. Un ministro per esempio, può fare da tramite innocuo tra i due (Freud, 1921). L’intermediario funge da barriera di protezione dalla pericolosità del desiderio è un istanza metabolizzante che può presentarsi in diverse forme dal sintomo ai pensieri intermedi all’Io stesso.«La psicoanalisi ci ha infatti insegnato che ogni uomo possiede nella sua attività psichica inconscia un apparato che gli consente d’interpretare (einen Apparat zu deuten) le reazioni di altri uomini, ossia di far recedere le deformazioni che l’altro ha imposto all’espressione dei propri impulsi emotivi. Su questa stessa strada dell’intelligenza inconscia (der unberwussten Verstandnis) di tutti i costumi, delle cerimonie e dei canoni lasciati alle spalle del rapporto originario con il progenitore, può essere riuscito a generazioni successive di fare propria l’eredità emotiva delle generazioni precedenti» (Kaes, 1993, p. 63).

L’Apparat zu deuten regola molti aspetti dell’esperienza intersoggettiva assicurando la funzione di trasmissione e di trasformazione dell’esperienza emotiva .«Ogni uomo possiede nella sua attività psichica inconscia un apparato che gli consente d’interpretare le reazioni di altri uomini, ossia di far recedere le deformazioni che l’altro ha imposto all’espressione dei propri impulsi emotivi» (Freud, 1912-1913, p.161).
«Chi ha occhi per vedere e orecchi per intendere si convince che ai mortali non è possibile celare nessun segreto. Chi tace con le labbra chiacchiera con la punta delle dita, si tradisce attraverso tutti i pori. Perciò il compito di render coscienti le cose più nascoste dell’anima è perfettamente realizzabile» (Freud, 1901, p.364).

Negli ultimi trent’anni la ricerca ad impostazione psicodinamica, nell’intento di cogliere i punti di connessione tra i livelli intersoggettivo e intrapsichico del mentale, ha focalizzato il suo interesse sulle fantasie transgenerazionali dando luogo ad una serie di approfondimenti in ambito teorico e clinico. A partire dalle ricerche sulle modalità secondo cui si trasmettono i sintomi e i meccanismi di difesa ed anche gli studi sull’organizzazione delle relazioni oggettuali e, in particolare, sul modo in cui gli oggetti e i processi della trasmissione psichica strutturano correlativamente il legame intersoggettivo e la formazione del singolo soggetto, compresa la costituzione dell’Inconscio e la trasmissione della rimozione e del diniego, il destino del bambino erede delle psicosi dei genitori nel télescopage delle generazioni (Kaës, 1993).
Di particolare importanza il télescopage delle generazioni introdotto dalla Faimberg (1993). Il termine indica la «comparsa, nel quadro di una cura psicoanalitica, e nel quadro rigoroso della seduta, di uno speciale tipo di identificazione inconscia alienante che condensa tre generazioni e che si rivela nel transfert» (Faimberg, 2012, p.137).

Nella teorizzazione della Faimberg il télescopage delle generazioni riguarda le identificazioni inconsce ed è posto come concetto clinico di chiara pertinenza psicoanalitica (Faimberg, 1993).

Le identificazioni inconsce assumono la propria dimensione specifica proprio in ordine agli aspetti motivazionali profondi mediante cui le generazioni si legano l’una all’altra, attraverso l’attivazione di processi di identificazione e mediante la trasmissione dell’esperienza, tramandata oralmente o tacitamente.

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