Come fare Criminal Profiling con il metodo FBI

Articolo di Francesca Federica Falcone

L’attenzione sui crimini violenti e sulle dinamiche psicologiche degli autori di tali crimini venne posta in Virginia a Quantico a metà degli anni ’60, da due agenti dell’FBI: Howard Teten (un agente speciale FBI oltre che detective della Squadra Omicidi della Polizia in California ) e Pat Mullany ( agente speciale esperto in psicologia criminale). I due agenti furono i primi a creare all’interno dell’ FBI la prima unità ( la BSU: Behavioural Science Unit ) avente lo scopo di elaborare il profilo psicologico dell’offender come coadiuvante alle indagini.

Nel 1978 viene costituita una seconda generazione di profiler, la triade: John Douglas, Robert Ressler e il già citato Roy Hazelwood, i quali sulla scia dei predecessori affinarono la tecnica del criminal profiling denominando il proprio lavoro come Analisi Investigativa Criminale (CIA, Criminal Investigative Analysis) che arrivò a comprendere non solo il profiling ma tecniche come:

  • l’IPA (Indirect Personality Assessment) che consiste nel raccogliere il maggior numero di informazioni su un soggetto e unirle con le informazioni in possesso del profiler sul comportamento criminale.
  • il Case linkage ovvero l’analisi comparativa, l’esame del comportamento in una serie di delitti con lo scopo di valutare la possibilità che alcuni di essi o anche tutti siano riconducibili allo stesso soggetto
  • l’ EDA ( Equivocal Death Analysis o analisi di morte sospetta) che esamina le prove disponibili per determinare se la morte è stata causata da omicidio, suicidio o incidente.

Precedentemente alla BSU l’approccio metodologico del profiling si suddivideva in Induttivo ( attenzione posta sul generale per arrivare al particolare ) e Deduttivo ( ragionamento inverso al precedente ). Il modello proposto dai tre agenti consta di cinque fasi più una, in particolare:

  1. Profiling Input : è la raccolta di ogni elemento disponibile sulla scena criminis
  2. Decision process models: il profiler analizza le informazioni raccolte nella prima fase e le rapporta all’attività criminale valutando se vi possano essere elementi di staging o undoing
  3. Crime assessment: il profiler ricostruisce il comportamento dell’offender, quindi deve in primis capire se si tratta di un soggetto organizzato o disorganizzato valutando l’acting out posto in essere e le modalità d’interazione tra vittima ed offender
  4. Criminal Profiling: A tal punto si può procedere con l’elaborazione del profilo dell’aggressore che contiene delle informazioni di base quali: sesso, razza, età, stato civile, stato sociale, caratteristiche psichiche, ideali religiosi e precedenti penali.
  5. Investigation: È la fase in cui viene stilato il report in forma scritta e che verrà consegnato agli investigatori.
  6. Apprehension: che consiste nell’individuazione e cattura del responsabile.

Il modello è stato però sottoposto a critiche ad esempio da Ronald Holmes e Stephen Holmes i quali lo reputavano privo di validazione scientifica dei metodi utilizzati e di attendibilità statistica dei risultati e proposero un modello i cui assunti rientravano in una dimensione più psicologica e sociologica dell’autore del reato.

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