Enneagramma: la storia dal sufismo in poi (Gurdjieff, Ouspensky, Ichazo)

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di Serena Giovannini

Le origini e il Sufismo

È difficile collocare con precisione la nascita dell’Enneagramma, alcuni studiosi lo fanno risalire ai Sufi nel 700 DC circa. I Sufi erano mistici, asceti che si riunivano sulle sponde del fiume Eufrate, la parola Sufi ha il significato di “lana”, richiama la loro tunica logora indossata per penitenza, il termine richiama anche la parola “purezza”; avevano uno stile di vita simile ad eremiti cristiani, vivevano in povertà, rinunce, digiuni e preghiere. Sembrerebbe che dal sufismo delle origini abbiano preso spunto monaci cristiani, buddisti, siriani e manichei. La loro filosofia negava la religione come un insieme di leggi da rispettare, poneva importanza alla contemplazione della bellezza, alla vita spirituale, per cui l’Enneagramma in questo cammino di ascesi verso Dio poteva rappresentare uno strumento per l’ autoconoscenza e per sganciarsi dalle passioni ed elevare la propria spiritualità. In seguito il sufismo si sviluppò grazie anche all’influenza di altre religioni.

Fondamentale per loro era la guida di un maestro  spirituale depositario delle loro esperienze mistiche e fonte del sapere, infatti l’Enneagramma all’epoca veniva tramandato oralmente, non esiste nulla di scritto al riguardo, fu nominato per la prima volta in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Ouspenski dove sono riportati gli insegnamenti di Gurdjieff.

1.2.      Gurdjieff e Ouspensky

Gurdjieff (1879-1949) fu un filosofo armeno che apprese l’Enneagramma da gruppi sufi in Afghanistan intorno al 1920. Per Gurdijeff la conoscenza di questo strumento era riservata ai maestri spirituali, gli unici in grado di scegliere le pratiche più adatte per i loro discepoli, infatti non rese pubblica la descrizione dei nove enneatipi, preservando cosi l’alone misterioso delle origini. (Erba 2008)

Fu Ouspensky, (1974) discepolo di Gurdjieff a riunire in un tutto sistematico l’insegnamento del maestro nei libri “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” e  “La Quarta via”.

In queste opere si distingue tra essenza e personalità (paragonabile alla differenza tra “Sè profondo” e “falso Sè” dei teorici delle relazioni oggettuali).  Cosa si intende per personalità? Un sottoinsieme psichico costituito da condizionamenti cognitivi, emotivi, comportamentali che interferiscono sull’autoregolazione organismica. (Naranjo, 1996). La personalità è composta da tanti Io che non si conoscono e di rado vengono in contatto tra loro; questi Io sono divisi in gruppi in base alle circostanze della vita, come se fossero ruoli inconsci che le persone recitano, a causa dei respingenti le persone non possono vedere la differenza tra un ruolo e l’altro. Il lavoro che l’uomo dovrebbe fare è diventare più consapevole per essere più libero, per avere più controllo di sé, per poter cambiare. La personalità viene chiamata anche Falsa Personalità (Ritratto immaginario di noi stessi), è meccanica, si acquisisce ed è creata da gruppi di Io, a differenza dell’essenza che è innata e unica; inoltre la personalità può agire come una difesa per l’essenza ma va controllata, educata e portata ad essere meno insistente e a dominare meno l’essenza, infatti il vero sviluppo è reso possibile solo grazie all’essenza.

Ouspenky (1974) scrive che il nostro scopo è vedere noi stessi,  solo questo ci conduce alla vera conoscenza: vedersi vuol dire avere un’ immagine esatta di sé,  vuol dire guardare e confrontare tutte le “istantanee di noi stessi”e i ruoli che ci appaiono separati e divisi; osservarci ci fa divenire consci di noi stessi mantenendo la sensazione “Io sono qui”. Questo processo di autocomprensione e autosservazione ci porta a definire la nostra “caratteristica principale”, struttura chiave della personalità, Ouspenky chiama questa debolezza principale “la falsa personalità”. Questa caratteristica fondamentale a volte è evidente, altre volte è nascosta, il soggetto può identificarsi con essa ma se gli viene comunicata non la riconosce o poco dopo si dimentica, per questo bisogna “sentirsela” per iniziare a conoscerla. Osservando le manifestazioni della falsa personalità si può notare come questa caratteristica emerga dagli atteggiamenti: punti di vista, emozioni abituali, pensieri automatici, per lottare contro la falsa personalità bisognerebbe fare qualcosa che lei non gradisce, questo la porterà ad opporsi sempre più chiaramente e di conseguenza e  a  svelarsi  completamente. (Ouspensky, 1974).

1.3.       Da Ichazo in poi…

Ma fu grazie a Oscar Ichazo negli anni settanta in Cile, che l’Enneagramma  cessò di essere una pratica segreta e diventò conosciuta e utilizzata apertamente, Ichazo sistematizzò  le caratteristiche di ogni enneatipo e ne evidenziò  le relative passioni, fissazioni.

Ichazo (Bolivia, 1931) si interessò di yoga, arti marziali, in quanto maestro spirituale della quarta via dichiarò di essere entrato in contatto anche lui con la sapienza sufi in Afghanistan, insegnò in Cile nell’Istituto di psicologia applicata di Santiago e ad Arica (al confine tra Cile e Perù). In quanto psicologo considerò l’Enneagramma alla stregua di una griglia di lettura del funzionamento psichico e lo inserì all’interno di un insieme di teorie psicospirituali chiamate Protoanalisi che miravano a comprendere la personalità o l’Io dal punto di vista esperienziale e teorico. “Proto” indica ciò che e’ fondamentale per cui protoanalisi si può definire “un processo di autocomprensione, innestato sulla struttura di base della personalità individuale” (definizione di Naranjo in “Atteggiamento e prassi della teoria gestaltica” 1991).

Tra i partecipanti ai suoi corsi spicca colui che poi diventerà uno dei maggior esperti viventi di Enneagramma: Claudio Naranjo (Cile 1932) medico, psichiatra, antropologo, successore di Fritz Perls (fondatore della  psicoterapia della Gestalt), discepolo di diversi maestri. Naranjo collaborò con Cattel interessandosi alla ricerca sulle tipologie psicologiche, fondò poi una sua scuola, la Sat (Seekers After Truth) dove insegnò e diffuse l’Enneagramma; il suo merito oltre ad avere sviluppato l’Enneagramma in senso tipologico è stato l’averlo conciliato con la moderna psichiatria, relazionato alle teorie psicologiche, applicato in psicoterapia e di avergli avvallato dignità scientifica e terapeutica. (claudionarajo.net)

In seguito alcuni allievi di Naranjo concorsero alla diffusione dell’Enneagramma: Helena Palmer lo propose come strumento di autoanalisi, Padre Ochs gesuita lo introdusse all’interno dell’Università di Chicago e al mondo cattolico, Don Riso fondò “The Enneagram Istitute” di New York e elaborò insieme a Hudson nel 1999  il RHETI (Riso-Hudson Enneagram Type Indicator) un questionario per individuare a quale categoria si appartiene, costituito da 144 item a scelta forzata; in seguito  Riso e Hudson crearono una nuova versione 2,5 dotata di scala Likert a sei punti e una versione breve.

Un altro studioso vivente dell’Enneagramma di notevole importanza è il dottor Paolo Quattrini, psicoterapeuta, fenomenologo e gestaltista di fama mondiale, esperto di ipnosi, allievo di Erving Polster, direttore dell’Istituto Gestalt di Firenze, autore di libri quali “Fenomenologia dell’esperienza” e “Per una psicoterapia fenomenologica-esistenziale”.[1]

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[1] Io ho appreso l’Enneagramma seguendo i seminari di Danesi Elena, psicologa della salute e psicoterapeuta della Gestalt, direttrice dell’Istituto Gestalt Romagna nonché allieva di Paolo Quattrini.

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